La strada di accesso all’antica città di Veio che portava a Capena conserva ancora il basolato di età romana. Un colombario romano è databile al I sec. d.C.; le nicchie contenevano le urne dei defunti. Era detto La Spezieria perché la parete ricordava un armadio di una farmacia. La via per Capena collegava Veio all’area falisca e a Fidene. La strada che usciva dalla Porta Nord-Est dopo poco si biforcava, lasciando la scelta di andare a Monte Aguzzo, più a Nord, o a Capena e Fidene.
Percorrendo un profondo canalone che staccandosi dalla moderna carrareccia si dirige verso nord est, si raggiunge Porta Capena. Da qui partiva la strada per Capena e l’Etruria tiberina. Nell’ultimo tratto del percorso è visibile la pavimentazione stradale basolata di età romana, messa in luce in più tratti. Sulla sponda opposta sono visibili i resti della pila settentrionale del ponte romano in opera quadrata mediante il quale la strada superava il fosso. Tutta l’area antistante l’accesso alla città è interessata già in epoca etrusca da fronti di cava per lo sfruttamento del tufo, tuttora ben visibili lungo il tracciato viario e seguendo il ciglio delle mura alla destra della porta. Esaurita la funzione difensiva del bastione, le pareti tufacee sono poi riutilizzate per scavare l’alloggiamento di numerose sepolture ad incinerazione, databili tra I sec. a.C. e I sec. d.C.. La disposizione delle sepolture, su più livelli, e la singolare varietà di forme e dimensioni dei loculi richiamò alla mente dei visitatori del XIX sec. le scaffalature delle farmacie, le “spezierie”, da cui il nome del luogo. Uscendo dalla porta, sulla sinistra, si apre nella parete tufacea una piccola tomba a camera con accesso incassato e lavorato con copertura a spioventi; all’interno, è un'unica banchina. Proseguendo lungo lo stesso lato per circa venticinque metri è visibile un tratto delle mura della città, in opera quadrata di tufo con i blocchi disposti per testa e per taglio.