Portonaccio

Nella cosiddetta area archeologica di Veio si visita il tempio etrusco famoso per il ritrovamento dell’Apollo di Veio, il santuario di Veio-Portonaccio, situato appena fuori dall’area urbana vera e propria. Il santuario prende il nome dell’arco d’ingresso medioevale di una vigna, detto “Portonaccio”.

L’attività del santuario iniziò nella prima metà del VII sec. a.C., con un culto a cielo aperto al quale verso la fine del secolo si affiancò una “casa dei sacerdoti”. Il deposito votivo di VII-VI secolo ha conservato un gran numero di iscrizioni votive, graffite o dipinte su vasi. La destinataria principale del culto in quest’epoca era Menerva, protettrice dell’iniziazione dei giovani e titolare di un oracolo. Tra i più antichi donari si segnala un torso di Ercole della metà del VI secolo, evocante l’opera dell’artista veiente Vulca, che operò a Roma sotto Tarquinio Prisco. Attorno al 540-530 fu innalzato alla dea un sacello, assieme a un altare per libazioni e a un portico; contemporaneamente la “casa dei sacerdoti” fu sostituita da un grande edificio gentilizio, decorato con terrecotte di stile ionico e preceduto da una cisterna.

Verso il 510 a.C., però, l’edificio cedette il posto al noto tempio a tre celle di tipo tuscanico, affiancato di lato da una grande piscina lustrale e da un recinto che forse delimitava un retrostante bosco sacro. Il tetto del tempio ospitava un ricco apparato decorativo fittile, coronato da statue acroteriali a grandezza naturale di soggetto mitologico – tra le quali il celebre Apollo di Veio –, il cui progetto ed esecuzione sono stati attribuiti ad un grande artista dell’epoca di Tarquinio il Superbo, denominato “Maestro dell’Apollo”. Fra le divinità venerate nel tempio erano verosimilmente preminenti Apollo ed Ercole e forse anche Giove. Il culto di Menerva fu invece rinnovato attorno alla metà del V secolo, con la costruzione di un altare monumentale ad ante, con un recinto e due nuovi portici. Il culto non si interruppe con la conquista romana della città nel 396 a.C., ma continuò almeno fino alla fine del III - inizi del II sec. a.C., anche se a quest’epoca il tempio e la piscina erano stati ormai da tempo smantellati.