La Via c.d. Veientana era un tracciato stradale che fin dall’età protostorica, innestandosi su percorsi locali in seguito utilizzati anche dalla via Cassia, univa Roma e Veio per poi proseguire oltre la città etrusca. Non è certo quale fosse il tracciato originale all’uscita da Roma, ma due sono le ipotesi più accreditate. Il passaggio sul Ponte Sublicio e la prosecuzione, costeggiando la riva destra del Tevere, fino all’altezza del futuro Ponte Milvio; oppure l’attraversamento della valle del Campo Marzio sullo stesso tracciato della via Flaminia e dopo Ponte Milvio, sul percorso che in seguito fu della via Clodia e della via Cassia. Il tratto iniziale tra il Tevere ed i Colli della Farnesina non è noto ed è ricostruibile solo attraverso ritrovamenti sporadici (in particolare il rinvenimento di un vaso attico probabilmente pertinente a una tomba databile al 500 a.C.), mentre nei pressi di vigna Carnevali si rinvenne nel 1731 un sepolcro a camera. Numerosi altri sepolcri sono noti lungo il percorso e sui diverticoli che si staccavano, all’altezza di via degli Orti della Farnesina, dalla via Veientana verso la Trionfale e, dopo la Giustiniana, verso la Flaminia dove la via Veientana sboccava, probabilmente all’altezza dell’Osteria di Grottarossa (la moderna trattoria “Il Casale”). In particolare in questa zona sono interessanti i ritrovamenti di alcuni sepolcri contenente corpi mummificati (tra cui la celeberrima “Mummia di Grottarossa”), evidentemente appartenuti a gruppi familiari o religiosi che utilizzavano questo rito. Superato il fosso dell’Acqua Traversa, al V miglio, la via costeggiava la lussuosa villa di Lucio Vero, i cui resti sono riconosciuti nell’area intorno a villa Manzoni. Sebbene il percorso fosse antichissimo, il nome di via Veientana resterà in età storica al solo tratto che si staccava dal VI miglio della via Cassia, dove gli itinerari ponevano la statio ad sextum lapidem; da lì con un percorso fino all’attuale via della Giustiniana - reso difficile da notevoli dislivelli e dall’attraversamento dei due fossi - la via raggiungeva Veio da sud. Proprio al sesto miglio, poco prima che la Veientana si distacchi dalla Cassia storica per dirigersi a est, sorge il più celebre dei sepolcri della via, la c.d. Tomba di Nerone; la strada attuale corre sul retro del sarcofago, mentre il basolato della via antica è stato rinvenuto sulla fronte. Alcuni tratti dell’antico tracciato sono stati rinvenuti anche in corrispondenza della cd. Tomba dei Veienti e sulla sinistra del Fosso del Fontaniletto dove si trovano i resti di un mausoleo. Dopo la risalita verso il casale di Ospedaletto Annunziata il percorso si manteneva sul lato ovest della collina sino al casale dopo il quale è visibile un lungo tratto di basolato conservato entro una villa privata al settimo chilometro di via della Giustiniana, oltre il quale sono alcuni sepolcri, probabilmente del tipo a torre, che si affiancavano ai lati della strada. Proseguendo per circa un chilometro la strada moderna coincide quasi esattamente con il percorso antico. A circa 200 metri prima del vialetto di accesso a Tor Vergara sono visibili i resti di un altro importante sepolcro, del quale restano un nucleo cementizio alto circa m 2 ed altro materiale costruttivo. Poco più avanti, sull’altro lato della strada, i resti di altre due tombe. Da qui la strada saliva e sulla sommità del versante che domina il fosso della Vacchereccia, sono visibili i resti di un una struttura a pianta circolare, probabilmente una cisterna. Proseguendo verso il passo della Sibilla, alle pendici meridionali della Piazza d’Armi, era visibile un lungo tratto di basolato, in parte distrutto negli anni settanta da una cava abusiva.
Tratto da Susanna Le Pera, Guida Archeologica del Parco di Veio, 2010