Tomba dei Leoni Ruggenti

Scoperta nel 2006 nel corso di un’operazione complessa che ha visto anche il coinvolgimento di un “tombarolo” pentito, la tomba deve il suo nome allo straordinario fregio di belve feroci, dipinto sulla parete di fondo della camera sepolcrale. Scavata nel banco tufaceo e preceduta da un lungo corridoio di accesso con banchine lungo le pareti per lo svolgimento di cerimonie, la tomba si trova a circa 500 metri a nord del grande sepolcreto protostorico di Grotta Gramiccia, ove furono messe in luce agli inizi del Novecento oltre 800 tombe del IX e VIII secolo a.C. È la più antica tomba dipinta finora rinvenuta in Etruria, databile agli anni tra il 700 e il 690 a.C., come indicano sia i caratteri iconografici e stilistici delle figure dei leoni riscontrabili nella coeva ceramica geometrica di ispirazione greca prodotta nell’Italia centrale tirrenica, sia gli oggetti ricchi e preziosi di corredo, sfuggiti in parte a ripetute violazioni. La pittura sottolinea la struttura architettonica della camera, in origine più piccola e a pianta quadrata con un loculo rettangolare per una sepoltura presso l’angolo sinistro della parete di fondo (il lato sinistro è stato oggetto di un ampliamento successivo): in rosso vivo sono dipinti il soffitto, l’alto zoccolo delle pareti, definito superiormente da una fascia gialla tra due nere, e gli stipiti della porta di ingresso. I fregi figurati nella parete di fondo sono due: in alto figurette di uccelli acquatici sono disposte in alternanza su due file e muovono verso destra; in basso una teoria di quattro leoni, dalle enormi teste con fauci spalancate, denti aguzzi e lingue a triangolo procede in senso inverso, ma due di essi sono affrontati. Nella parete destra la fila di uccelli acquatici, sempre rivolti verso destra, è una soltanto. Rese a linea di contorno, cioè nella più antica tecnica pittorica definita dalle fonti pictura linearis, le figure di volatili sono incise e delineate in nero e rosso con corpi decorati per lo più a motivi geometrici, mentre nei leoni, anch’essi incisi, la linea di contorno è in nero. Interessante è il significato simbolico delle raffigurazioni: gli uccelli acquatici, in qualità di migratori, accompagnano il defunto nel viaggio verso l’aldilà, i leoni in atteggiamento minaccioso e aggressivo rappresentano il mondo infero evocandone l’orrore.


Tratto da Francesca Boitani, Guida Archeologica del Parco di Veio, 2010