Monte Aguzzo è famoso per il Tumulo Chigi o Tumulo di Monte Aguzzo, un sepolcro etrusco. I tumuli veienti conosciuti sono in tutto nove (o dieci se si considera la presenza di un tumulo sopra la Tomba Campana).
Soltanto per Monte Aguzzo, Vaccareccia e Monte Oliviero abbiamo dati di scavo. I tumuli si trovano in collegamento alle strade, ad una certa distanza dalla città. I tumuli situati a meno di 1 km dal pianoro dell’abitato, localizzati presso le aree di sepolture più antiche, probabilmente sono espressione del possesso di certe aree da parte di determinate famiglie gentilizie (Vaccareccia, Grotta Gramiccia, Oliveto Grande, tomba Campana), mentre i tumuli esterni alle necropoli (Monte Aguzzo, Monte Oliviero, Monticchio (Olgiata), Pisciacavallo e il Tumulo della via Veientana segnano, anche visivamente, il possesso su una certa porzione del territorio da parte di altri gruppi aristocratici.
Il collegamento alle strade può essere un segno dell’interesse per i traffici commerciali, oltre a quelli legati al possesso della terra.
Dal Tumulo Chigi provengono l’Olpe Chigi e un’anforetta in bucchero con un alfabetario, visibili al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; gli altri materiali del Tumulo, nonché una selezione della Collezione Chigi, si trovano al Museo dell’Agro Veientano.
L’ingresso di una delle celle del Tumulo Chigi è esposta nel Giardino del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
Il tumulo Chigi fu scavato nel 1882 dopo una scoperta fortuita dovuta alla presenza di una cava di pozzolana nelle vicinanze. Il tumulo si trova a circa 5 km dall’abitato di Veio, lungo una delle direttrici viarie verso il territorio falisco-capenate. La tecnica di costruzione a blocchi poligonali ha fatto propendere per una datazione nell’età dell’Orientalizzante Medio (670-630 a.C.), mentre gli altri tumuli veienti conosciuti si datano nell’Età dell’Orientalizzante Recente (630-inizio VI sec. a.C.). L’analisi dei materiali punta verso una datazione dalla fine dell’Orientalizzante Medio, con tracce anche di saccheggi di età romana.
Tratto da: Iefke van Kampen, Guida Archeologica del Parco di Veio, 2010