Malborghetto

Arco quadrifronte dell’inizio del IV sec. d.C. (km 19,2 via Flaminia), poi borgo medioevale. Antiquarium con reperti di età etrusca, romana e rinascimentale.

Al km 19,300 della Flaminia, oltre un tratto parzialmente conservato della strada antica, si erge il Casale di Malborghetto, ricavato entro un monumento romano, un arco quadrifronte databile agli inizi del IV secolo d.C. A pianta rettangolare (m 14,86x11,87) è costruito in opera laterizia, in travertino sono invece le basi dei piloni e le fasce all’imposta degli archi, di marmo, in parte di recupero, gli elementi della trabeazione (alcuni dei quali visibili nei pressi del monumento). L’arco fu costruito a quattro fornici perché posto all’incrocio di due strade, la via Flaminia ed una strada che, provenendo da Veio, scendeva alle cave antiche presso il fosso del Drago e poi a quelle di Grotta Oscura. La ragione della costruzione in questo luogo lontano dalla città risiede (Fritz Toebelmann) nella celebrazione della vittoria di Costantino su Massenzio nel luogo in cui avrebbe avuto luogo la visione della Croce, la notte tra il 27 e il 28 ottobre del 312 d.C.. Nel Medioevo, con la chiusura dei fornici e la creazione di un’abside sul lato orientale, fu trasformato in una chiesa con pianta a croce greca. All’esterno si estendeva un piccolo sepolcreto. Nel XIII sec. la chiesa è sostituita da un palatium all’interno di un borgo fortificato denominato Burgus S. Nicolai de Arcu Virginis a ricordo sia della chiesa scomparsa che delle strutture romane preesistenti. Nell’incendio del 1485 appiccato dagli Orsini nella guerra contro i Colonna, il borgo fu distrutto. La torre, che mantenne fino alla metà del ‘600 il suo coronamento merlato, fu ridotta a casale al centro di un insediamento rurale di proprietà del Capitolo di S. Pietro. Nel 1744 il Casale fu adattato per breve tempo a Stazione di Mezza Posta fra Prima Porta e Castelnuovo; dal 1870 passò per diversi proprietari sino all’acquisto da parte dello Stato nel 1982.


Tratto da: Gaetano Messineo, Guida Archeologica del Parco di Veio, 2010