Architetto dev’esser quello, che possederà almeno queste quattro Scienze, cioè Grammatica, Aritmetica, Geometria, e Prospettiva, ...e che sia ancor inclinato a sempre studiare, ed inventare (Il Vignola)
Il fiorentino Cosimo Bartoli (1503-1572) fu a lungo al servizio dei Medici, ricevendone però solo tardi, incarichi stabili; benedettino e membro dell'Accademia Letteraria di Firenze, dal 1560 fu segretario del cardinale Giovanni e dal 1562 fin quasi alla morte, agente di Cosimo I a Venezia. In giovane età, rifugiatosi a Roma in seguito alle vicende politiche fiorentine, aveva dimostrato interesse per l’architettura, la matematica e le discipline umanistiche; successivamente si dedicò a studi letterari, in particolare a Dante e alla valorizzazione della lingua fiorentina, e anche alla musica.
Nel 1550 pubblicò in Firenze la sua traduzione del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti. Il ritratto che qui proponiamo è tratto dall'opera in mostra e ce lo presenta quasi di profilo, ormai anziano in un clipeo mentre nella Cronologia compare un suo ritratto più giovanile tratto dai Discorsi historici universali, (Venetia, appresso Francesco de Franceschi senese 1569): l'autore vi compare circondato da figure allegoriche che rimandano alla sua fortuna e fama richiamando il suo ingegno tecnico e abilità scientifica cui alludono anche i compassi e la squadra, la sfera armillare, libri e penne. In entrambe le immagini, il motto SIC VIRTUS, così la virtù [arde] derivato forse dalle Lettere a Lucilio di Seneca o dalle Quaestiones Disputatee di S.Tommaso; così ne parlava Bartoli stesso in una lettera al Vasari del 1565: "Et ricordatevi della mia impresa della fiaccola all'antica accesa... Perché tanto è la virtù quanto ella splende e si mette in atto". (Lamberini 2011).