Vitruvius

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Marcus_Vitruvius_Roman._portraitRitratto ideale di Vitruvio, Acquaforte 68 × 67 mm, Leipzig, Universitätsbibliothek Leipzig, Porträtstichsammlung, Inventar-Nr. 55/45

Vitruvio - l'autore del De Architectura,  importantissimo trattato dell'antichità diventato nel Rinascimento la "bibbia" degli architetti - è un personaggio a dire il vero piuttosto misterioso: quel che sappiamo della sua vita sostanzialmente ce lo racconta lui stesso nei pochi cenni autobiografici contenuti nella sua opera.

Egli fu un architetto e ingegnere romano vissuto nel I secolo a.C. e "Vitruvio" in realtà era il nome della gens alla quale apparteneva: non paiono invece attendibili il cognome Pollione (lat. Pollio) e i prenomi Lucio e Marco attribuitigli posteriormente.

In gioventù Vitruvio fu al servizio di Giulio Cesare (100-44 a.C.) e perciò doveva essere già anziano - e quindi ricco di esperienze e di conoscenze - quando, all'incirca fra il 30 e il 20 a.C., scrisse il suo fondamentale trattato, dedicandolo all'imperatore Augusto.

Come professionista fu ingegnere militare, esperto nella costruzione di macchine belliche, nonché ingegnere idraulico, responsabile degli acquedotti di Roma, come ci testimonia il coevo Frontino nel suo De aquaeductu urbis Romae.

Della sua attività di architetto, invece, sappiamo solo che costruì la basilica di Fano, di cui non restano tracce, ma dalla descrizione che ce ne dà lui stesso si trattava di un edificio dalle proporzioni molto rigorose: presentava infatti un salone rettangolare lungo il doppio della larghezza, circondato sui quattro lati da un portico largo un terzo della sala e costituito da colonne alte fino al tetto; a metà del salone si apriva su un lato l'abside quadrata che ospitava la tribuna dei giudici.

Se dunque la carriera di Vitruvio, pur interessante, non fu certo quella di uno dei più grandi architetti dell'antichità, egli ottenne fama imperitura presso i posteri grazie al suo trattato, poiché fu l'unico testo antico dedicato all'architettura che riuscì ad attraversare il lungo Medioevo e a raggiungere quasi indenne la modernità. Quasi sconosciuto infatti nel suo tempo e in tutta l’età imperiale (pochissime le citazioni della sua opera nell’antico), Vitruvio ottiene una fama straordinaria già in età medievale: periodo cui appartengono la maggior parte dei codici che ne tramandarono l'opera.

Leggi le voci di Francesco Pellati e di Silvio Ferri nell'Enciclopedia Treccani



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