Chiese aperte, chiuse, scomparse
print this pageGli edifici esaminati
I documenti in mostra riguardano 30 edifici religiosi: 13 di essi risultano ad oggi regolarmente aperti al culto (la chiesa di S. Sepolcro con rito ortodosso), 9 sono scomparsi, 8 chiusi al culto; tra questi ultimi, 4 (S. Ilario, S. Margherita, S. Nazaro e Celso, S. Vincenzo) sono stati ristrutturati con destinazione d’uso culturale. I casi di conventi trasformati in caserma sono 4: in due casi le chiese sono chiuse (S. Agostino e S. Bernardo), in altri due le chiesa sono invece ancora aperte al culto (S. Anna e S. Sisto).
Un avvicendarsi di trasformazioni
Dall’esame condotto emerge un denominatore comune: un avvicendarsi di trasformazioni che rende spesso stridente, quando non addirittura impossibile il confronto tra la realtà documentata in archivio e l’attualità. Si arriva così a scoprire che molte delle “cento caserme” erano altrettante delle “cento chiese” e conventi, e che tutte hanno avuto destini mutevoli. Le cento chiese e conventi di Piacenza hanno assolto funzione d’ospedale, di falegnameria, di magazzino, hanno ospitato la comunità cattolica in ogni sua forma di clero regolare, secolare, di confraternita, finanche al Tribunale dell’Inquisizione e ad aprirsi oggi al culto ortodosso; vengono fatte oggetto di campagne di studio, scavo e restauro, in un’ottica di riqualificazione che le trasforma in antiquarium, auditorium, gallerie d’arte; alcune di esse rimangono chiuse in attesa di un finanziamento, una manifestazione d’interesse da parte di un privato, un’occasione, un’idea; moltissime scompaiono.
Le cento chiese
Le “cento chiese” di Piacenza dunque, non solo sono una realtà, ma dovettero essere molto più di cento, anche se a volte ne risulta difficile l’identificazione non essendo infrequenti i casi di omonimia e di riassetto.
Numerosi furono infatti i processi di riorganizzazione del sistema parrocchiale e le campagne di soppressione e riconversione dei conventi tra cui ricordiamo i seguenti:
- 1471. Soppressione di 29 dei 31 ospizi per pellegrini documentati lungo i percorsi della via Francigena;
- 1769. Soppressione e riorganizzazione patrimoniale degli enti di manomorta appartenenti al clero regolare e alle confraternite laiche ad opera del ministro Du Tillot. A Piacenza furono soppressi gli Agostiniani di S. Margherita, i Serviti di S. Anna, i Gerolamini di S. Savino, i Barnabiti di S. Brigida, i Somaschi di S. Stefano.
- 1805. Prima campagna di soppressione napoleonica (decreto imperiale 9 giugno 1805). A Piacenza furono soppressi nove conventi.
- 1810. Seconda campagna di soppressione napoleonica (decreto imperiale 13 settembre 1810). In città furono soppressi tutti i conventi tranne quello delle Teresiane.
- Legge sulla soppressione delle corporazioni religiose e sull’asse ecclesiastico (7 luglio 1866) e Legge per la liquidazione dell’asse ecclesiastico (15 agosto 1867).
- 1892. Decreto del vescovo Giovanni Battista Scalabrini di riduzione delle parrocchie cittadine. Il numero delle parrocchie di Piacenza passò da 31 a 14 considerate come erezioni ex novo.
Si rimanda per approfondimenti sull’argomento ai testi di Armando Siboni e Valeria Poli citati in Bibliografia. Detti studi sono fondamentali, insieme al confronto con le planimetrie della galleria fotografica che segue, anche per farsi un’idea sul numero effettivo delle chiese. In questa sede ci limitiamo a ricordare che nel XIII secolo sono documentate 70 parrocchie, divenute 31 nel 1890 e poi ridotte a 14 nel 1892, mentre era di oltre 90 il numero totale degli edifici religiosi all’inizio del XIX secolo. Gli elenchi che seguono, di chiese aperte, chiuse, scomparse, sono stati ricavati dal già citato testo di Armando Siboni Le antiche chiese monasteri e ospedali della città di Piacenza (aperte, chiuse, scomparse).
Chiese aperte al culto
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Chiese chiuse al culto
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Chiese scomparse
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