Dall'archivio alla mostra (nota metodologica)
print this pageLe immagini d’archivio sono organizzate in 30 schede, una per ciascuna chiesa, complete di informazioni presentate in forma sintetica e schematica, per agevolare una lettura veloce adatta alla fruizione sul web, ma allo stesso tempo completa di molteplici chiavi di lettura e spunti di approfondimento.
L’aspetto iconografico, corredato di opportuni metadati, è affiancato agli altri aspetti significativi per l’entità chiesa intesa come istituzione religiosa protagonista delle vicende della storia e della cronaca cittadina, locale, ed italiana, come istanza religiosa e sociale, come manifestazione d’architettura e arte, come edificio oggetto di studio a fini conservativi o di riuso in un succedersi di proprietà ed amministrazioni che si ripete nei secoli fino ai nostri giorni.
In seguito si riporta una sintesi degli aspetti analizzati e degli elementi di confronto emersi, utili a collocare ciascun edificio, con le sue caratteristiche, la sua storia, le sue vicende, in un quadro unitario.
Ubicazione
Per ciascuna chiesa viene indicato sulla rispettiva scheda l’indirizzo. E’ inoltre presente un collegamento diretto a Google Maps in cui è possibile visualizzare, contraddistinte da apposite etichette, le diverse chiese o le aree in cui esse sorgevano nel caso di edifici non più esistenti.
Traendo spunto dall’opera di Armando Siboni Le antiche chiese monasteri e ospedali della città di Piacenza (vedi Bibliografia) è possibile rileggere l’ubicazione delle chiese in relazione alle dinamiche insediative della città nelle varie epoche storiche.
Piacenza come altre città, restò legata ai culti pagani per diversi secoli dopo l’editto di Costantino. I nuovi edifici religiosi sorsero infatti fuori dalle mura romane fino all’VIII secolo. Citiamo, a titolo di esempio, come rappresentativa di questa fase, la Basilica dei Dodici Apostoli voluta dal vescovo Savino, distrutta nell’899 e ricostruita nell’attuale chiesa di S. Savino.
Si procedette quindi con l’occupazione del centro cittadino tra l’VIII e il X secolo, soprattutto in periodo carolingio, quando maggiore autorità era stata concessa alla Chiesa Cattolica. L’area occupata, a partire dell’antico foro romano che iniziò a perdere la sua funzione di centro cittadino solo dopo l’800, era quella gravitante attorno all’attuale Piazza cavalli. Tra gli edifici sorti in quest’area, in questo periodo, citiamo S. Pietro in Foro e S. Gervaso.
Tra il IX e il X secolo si consolidarono le spinte urbanistiche verso l’esterno della città antica lungo l’asse corrispondente alle attuali vie Taverna, Garibaldi Scalabrini, costituenti il tratto urbano della via Francigena, su cui gravitarono gli antichi ospedali e, fra le altre, le chiese di S. Sepolcro, S. Brigida, S. Ilario, S. Maria Maddalena, S. Antonino, S. Bernardo, S. Anna, S. Salvatore e dello Spirito Santo; chiese che poi, con la creazione dei “Borghi” vennero a far capo alle diverse porte cittadine.
Nell’XI-XII secolo sorsero numerose altre chiese per intervento privato, tra queste S. Nicolò dei Cattanei.
Nel XIII secolo videro la luce i conventi delle istituzioni monastiche, che saturarono vaste aree del centro, tra questi S. Francesco, la Maddalena, lo Spirito Santo, il Carmine, S. Bernardo. Successivamente, tranne sporadici esempi di nuova edificazione nel periodo rinascimentale e barocco, si assistette soprattutto ad interventi di modifica dell’esistente, che portarono a riassetti, ristrutturazioni, demolizioni.
Stato attuale
I documenti in mostra riguardano 30 edifici religiosi: 13 di essi risultano ad oggi regolarmente aperti al culto (la chiesa di S. Sepolcro con rito ortodosso), 9 sono scomparsi, 8 chiusi al culto; tra questi ultimi, 4 (S. Ilario, S. Margherita, S. Nazaro e Celso, S. Vincenzo) sono stati ristrutturati con destinazione d’uso culturale. I casi di conventi trasformati in caserma sono 4: in due casi le chiese sono chiuse (S. Agostino e S. Bernardo), in altri due le chiesa sono invece ancora aperte al culto (S. Anna e S. Sisto).
Qualificazione
Per ogni edificio si indica l’appartenenza ad una o più delle seguenti categorie: cattedrale, parrocchiale, conventuale, ospedaliera. La qualificazione è un dato dei più mutevoli nel tempo ed ancora in continua evoluzione. Utili per la ricostruzione dei diversi processi di riorganizzazione del sistema parrocchiale, nonché delle varie campagne di soppressione e riconversione dei conventi, i testi di Armando Siboni e Valeria Poli citati in bibliografia.
Preesistenze e notizie storiche
Le principali vicende vissute dall’edificio sono elencate in una sintetica cronologia. Fatti degni di nota sono ripresi e meglio specificati nella sezione “Approfondimenti e curiosità”.
Non mancano casi di chiese il cui nome è fortemente legato alla storia della città, della nazione, della cristianità. Ricordiamo tra gli accadimenti più importanti i seguenti:
- nel 1095 nell’area di S. Maria di Campagna papa Urbano II convocò il concilio nel corso del quale venne decisa la prima crociata per la liberazione del S. Sepolcro;
- nel 1575 nella chiesa del Carmine si tenne un capitolo generale dell’ordine carmelitano che si concluse con la condanna di Santa Teresa (la riformatrice della Congregazione, dalla cui riforma nacquero i Carmelitani Scalzi, che a Piacenza si insediarono a partire dal 1627);
- il 10 maggio 1848 S. Francesco ospitò le celebrazioni per l’annessione della città al Regno di Sardegna, per cui a Piacenza fu attribuito dal re Carlo Alberto il nome di “Primogenita d’Italia”.
Impianto strutturale e caratteri stilistici
La lettura stilistica e dell’impianto strutturale viene affrontata solo per sommi capi. In molti casi uno studio più organico è impossibilitato dalla mancanza di documentazione, come per le chiese scomparse, o comunque non è questa la sede per studi più approfonditi. Il destino comune a tutti gli edifici esaminati è stato infatti quello di subire continui rifacimenti e ristrutturazioni, a volte per assecondare lo stile più in voga (soprattutto nel periodo barocco); frequenti anche i ripristini otto-novecenteschi.
Per una suddivisione secondo i principali stili si veda la sezione Architettura a Piacenza.
Progettisti
È sconosciuto l’autore della maggior parte degli edifici, in molti casi si trattava infatti semplicemente di bravi capomastri, il cui nome si può a volte ritrovare in documenti d’archivio di diversa natura, come ad esempio i libri paga. Tra i principali progettisti ricordiamo Alessio Tramello, importante autore del Rinascimento piacentino, e i piacentini Giulio Ulisse Arata e Camillo Guidotti per i lavori di ristrutturazione e ripristino nei a cavallo dei secoli XIX e XX.
Per maggiori approfondimenti si veda la sezione Artisti ed Architetti.
Principali elementi decorativi ed opere d'arte
Come è noto le chiese sono ricche d’opere d’arte ed elementi decorativi, spesso opera di autori minori, poco più che semplici artigiani, o artisti locali; non mancano però i nomi di grandi maestri, quali il Guercino, che lavorò nella Cattedrale, e Raffaello che eseguì la Madonna Sistina, oggi esposta a Dresda per i monaci di S. Sisto.
Per un approfondimento del contributo di artisti e personaggi si vedano le sezioni Artisti ed Architetti e Personaggi.
Approfondimenti e curiosità
Il paragrafo “Approfondimenti e curiosità” presente in molte schede raccoglie informazioni in forma di spunti di approfondimento su argomenti di diversa natura, legati di volta in volta alla storia, all’urbanistica, all’arte, alla cronaca e alla cultura della città.
Restauro
Da questa voce si accede ad una sezione a parte, dedicata al restauro di alcuni edifici religiosi, perchè in mostra sono presenti molti disegni e progetti di restauri ad opera degli architetti che hanno orbitato a Piacenza nel corso del XIX e XX secolo. La parte sui restauri è inserita nella sezione della mostra dedicata all'architettura a Piacenza.
Bbibliografia
La principale bibliografia sulle chiese piacentine è di seguito riportata; dei testi più antichi sono disponibili sul web le versioni digitalizzate. Sulle singole schede si fa tuttavia riferimento soprattutto ai testi di Fausto Fiorentini, Armando Siboni e Valeria Poli, i cui studi organici contengono già l’esame delle fonti bibliografiche degli autori che li hanno preceduti. Sono stati inoltre presi in considerazione alcuni periodici, nonché la guida dell’Emilia Romagna del Touring Club Italiano.
- Umberto Locati, Cronica dell'origine di Piacenza, Cremona, Vincenzo Conti, 1564.
- Pietro Maria Campi, Dell’historia ecclesiastica di Piacenza, Piacenza, Giovanni Bazachi, 1564 (I parte - II parte), 1662 (III parte).
- Cristoforo Poggiali, Memorie Storiche Di Piacenza, Piacenza, Giacopazzi, 1757 (Tomo secondo - Tomo terzo), 1758 (Tomo quarto - Tomo quinto), 1759 (Tomo sesto - Tomo settimo), 1760 (Tomo ottavo), 1761 (Tomo nono - Tomo decimo), 1763 (Tomo undecimo), 1766 (Tomo duodecimo).
- Carlo Carasi, Le pubbliche pitture di Piacenza, Piacenza, Tedeschi, 1780.
- Luciano Scarabelli, Guida ai monumenti storici ed artistici della città di Piacenza, Lodi, Wilmant, 1841.
- Nuovissima guida della città di Piacenza: con alquanti cenni topografici, statistici e storici,Piacenza, D. Tagliaferri, 1842.
- Ersilio Fausto Fiorentini, Le Chiese di Piacenza, Editrice T.E.P. Gallarati, Piacenza, 1976.
- Armando Siboni, Le antiche chiese monasteri e ospedali della città di Piacenza (aperte, chiuse, scomparse), Piacenza, Banca di Piacenza, 1986.
- Valeria Poli, La città di Piacenza e l’architettura religiosa scomparsa, Piacenza, Edizioni l.i.r., 2015.
Risorse esterne
Sono stati creati link diretti a risorse esterne (video, gallerie fotografiche o semplici pagini web) considerate interessanti al fine di una maggiore comprensione delle trasformazioni dell’edificio in questione, si tratta infatti prevalentemente di approfondimenti sullo stato attuale.