S. Salvatore
print this pageUbicazione | |
Stato attuale | Scomparsa. |
Qualificazione | Conventuale - Ospedaliera - Parrocchiale. Sorta come parrocchia, fu dei benedettini dal 1072 al 1496 quando fu restituita al clero secolare. |
Notizie storiche | 802. Costruzione. XI secolo. Ricostruzione a navata unica. 1493. Intervento architettonico condotto dal capomastro Nicolò Ugoni Castagna. Vengono realizzate le navate laterali. 1869. Soppressione e trasformazione in magazzino militare. Il titolo parrocchiale passa alla chiesa di S. Anna. 1880. Demolizione della torre campanaria avvenuta, secondo le cronache, per trarne materiale da costruzione. 1923. Demolizione nonostante fosse inserita tra i monumenti nazionali e la Soprintendenza avesse espresso parere contrario. |
Impianto strutturale e caratteri stilistici | Pianta quadrangolare a tre navate divise da sei pilastri in laterizio. Presbiterio, due cappelle, sacrestia. volta a vela. |
Principali elementi decorativi ed opere d’arte | Affreschi raffiguranti S. Mauro, S. Girolamo, S. Antonio con il giglio, S. Giovanni Battista e la Natività (XV secolo, scuola emiliana). |
Approfondimenti e | La chiesa era inserita in due importanti percorsi del pellegrinaggio medievale, il tracciato urbano della via Emilia e la via Francigena, per cui fu dotata di un ospizio-ospedale per i viaggiatori e i pellegrini. La chiesa fu fondata insieme ad un'altra, anch'essa scomparsa e dedicata al Salvatore o Salvatro, e intitolata successivamente ai Santi Giacomo e Filippo, in via Mazzini, dove è oggi collocato l'ingresso della sede centrale della Banca di Piacenza (Cfr. A. Siboni, Op. cit., p.51 e V. Poli, Op. cit., p.103). Chiesa e convento furono restituiti al clero secolare nel 1496, con lunghe liti tra preti e frati che si protrassero fino al 1525. Quando fu finalmente emessa la sentenza di sfratto il Rettore prese possesso della chiesa, trovata aperta, devastata e depredata di tutto quello che aveva contenuto. La prima immagine della mostra riporta accanto alla chiesa, verso l'odierna via Roma, un oratorio di cui parla per la prima volta il Siboni (Cfr. A. Siboni, Op. cit., p.86), demolito insieme a tutto il contesto. L'edificio, di cui si ignora la data di costruzione, è affiancato da un ambiente indicato come "Deposito dei Morti". Tali ambienti secondo l'autore sarebbero collegati all'antica usanza dei cortei funebri a piedi che arrivati a Barriera Roma avevano un momento di ultima benedizione al morto prima di portarlo al cimitero, nonché ai regolamenti comunali che prescrivevano per i poveri il ricovero di notte dentro la chiesa ed il trasferimento al cimitero all'alba del giorno successivo. A questo punto l'oratorio era probabilmente la chiesa destinata a custodire le salme la notte precedente la sepoltura e la sede del cappellano che impartiva la benedizione ai morti. |
Bibliografia | Armando Siboni, Domenico Ponzini, Le antiche chiese monasteri e ospedali della città di Piacenza (aperte, chiuse, scomparse), Piacenza, Banca di Piacenza, 1986, p.84, 86. Valeria Poli, La città di Piacenza e l’architettura religiosa scomparsa, Piacenza, Edizioni L.I.R., 2015, pp. 160-166. |