Spirito Santo

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Ubicazione

Via Campagna - via Molineria S. Nicolò.

Stato attuale

Scomparsa.

Qualificazione

Conventuale.

Preesistenze

Palazzo cinquecentesco del Cav. Cesare dal Pozzo.

Notizie storiche

1615. Fondazione.

1632. Avvio del cantiere del monastero sotto il capomastro Maurizio Bergamaschi.

1635-1650. Costruzione della chiesa da parte del mastro Giacomo (Girolamo) Bocca.

1636-1650. Proseguimento dei lavori del monastero sotto la direzione dei capimastri Alessandro Spelta e Gian Maria Tammi.

1810. Soppressione.

1820. Trasformazione in caserma dei Dragoni chiamata "Caserma di S. Andrea".

1907. Vendita alla fabbrica Bottoni ditta Rebora e C. che successivamente venderà al bottonificio Galletto.

1965. Demolizione della fabbrica e di quello che rimaneva del chiostro per far posto agli attuali condomini

Impianto strutturale e caratteri stilistici

Complesso conventuale articolato intorno a sei cortili, grando chiostro loggiato affacciato su spazio prativo-giardino, passeggio e ortivo. Chiesa distinta tra interna e pubblica con due cappelle.

Principali elementi decorativi ed opere d’arte

Tavola rappresentante lo Spirito Santo opera di Giuseppe Nuvolone (1681).

Approfondimenti e
curiosità

La fondazione di chiesa e convento avvenne per disposizione testamentaria del Cavaliere Cesare dal Pozzo, tesoriere ducale, soprannominato Festarino. Egli volle che nella sua casa, posta davanti alla chiesa di S. Andrea in via Campagna, sorgesse un monastero intitolato allo Spirito Santo, per accogliere "quelle putte di questa Città di Piacenza, quale havendo inspiratione d'essere religiose, non lo possono essere per la povertà; e parimente per quelle putte di quelle città che essendo di buona vita e fama, e honesta perentela, faranno in qualche pericolo di perdere la sua castità, o per il poco, o mal governo, o per la povertà, e bisogno; quali vi saranno tenute in donzena per niente fin al tempo, che o si vorranno monacare in questo Monastero, o maritare". Il Festarino assegnò inoltre al convento una dote di centomila lire imperiale per il mantenimento "oltre le converse, o Serventi che dir vogliansi, professano la regola, e veston l'abito di S. Agostino ventotto sacre vergini, fra le quali diciassette colà dentro ammentonsi senza né sborso di dote, né carico di levello". La moglie del tesoriere ducale, morta tre anni dopo, senza eredi diretti, aggiunse una donazione di ottantamila lire imperiali per la celebrazione di due messe quotidiane in suffragio dell'anima sua e del "Cavaliere Cesare già suo consorte".

Il motto "Forse che si, forse che no", inciso su una pietra cantonale del palazo all'angolo di via S. Tomaso, si riferirebbe ad una controversia tra il proprietario del palazzo e le suore dello Spirito Santo.

Esistevano in Piacenza diversi altri edifici religiosi intitolati allo Spirito Santo, oggi difficilmente collocabili storicamente e topograficamente. La Confraternita omonima, introdotta a Piacenza nel 1268, si sistemò nei pressi del convento di S. Giovanni dove fondò una chiesa dedicata allo Spirito Santo. La confraternita assisteva i poveri "vergognosi" provvedendo direttamente alle loro necessità con generi alimentari elemosinati in città e nel contado. L'istituzione sopravvisse per diversi secoli cambiando più sedi e approdando infine in San Dalmazio. Un ospedale, fondato nel 1090, e di cui si ignora la fine, doveva essere ubicato a lato dell'odierna via Colombo, nei pressi della Barriera Roma. Un'altra chiesa conventuale, sorta nel 1180 fuori della porta della città, detta di S. Maria ad Argines, poi diventata lo Spirito Santo degli Umiliati fu successivamente trasferita, intorno al 1300 in città, e distrutta intorno al 1650 per far posto all'odierna chiesa di S. Teresa in corso Vittorio Emanuele. La confraternita aveva invece sede in via Nova o via Beverora (Cfr. A. Siboni, Op. cit., p. 68, 84, 134 e V. Poli, Op. cit., p. 214).

Bibliografia

Armando Siboni, Domenico Ponzini, Le antiche chiese monasteri e ospedali della città di Piacenza (aperte, chiuse, scomparse), Piacenza, Banca di Piacenza, 1986, p. 70.

Valeria Poli, La città di Piacenza e l’architettura religiosa scomparsa, Piacenza, Edizioni L.I.R., 2015, p. 139.