Coppi il marito
di Paolo Condò
La ragazza è carina, minuta ma di buon passo, regolare come un orologio ogni mattina sulla strada statale 35 per Villalvernia. Fausto la nota pedalando al solito attorno a Castellania, finché un giorno le sorride e quello dopo la ferma: si chiama Bruna, fa la maestra, una ragazza “senza grilli per la testa” come si diceva una volta. Si sposano nel ‘45, alla fine della guerra, Fausto è già un campione che va in giro a correre, lei lo attende a casa devota e paziente.
Può durare? No. Quando alla fame sostituisci la fama, crescono le occasioni e con quelle gli appetiti. Il paradosso, peraltro non infrequente, è che a portare Giulia da Fausto - Giulia Occhini, la famosa “dama bianca” - sia proprio il marito, tifoso marcio del Campionissimo e come minimo imprudente nell’accostare la benzina al fuoco. Fausto resta imbambolato davanti a una donna così bella e accesa, una personalità forte che nella sua mente manda subito k.o. la moglie remissiva. Giulia subisce il fascino del fuoriclasse, e la passione divampa in un amen.
Una storia come tante, se non coinvolgesse un mito dell’epoca e se i costumi di quest’epoca non fossero distanti millenni dal comune sentire di oggi e anche da un divorzio che sarebbe legalmente arrivato solo vent’anni dopo. C’è una scena che descrive bene questa distanza, l’irruzione dei carabinieri nella villa del peccato, a Novi Ligure, e siccome gli amanti non vengono colti in flagrante un maresciallo colmo d’imbarazzo deve tastare - per legge! - le lenzuola per verificare se il letto fosse caldo. Col tempo tutto andrà sistemandosi, pur tra mille difficoltà; ma Fausto e Giulia avranno il tempo di un battito di ciglia per godersi il loro amore senza ombre. Una volata, mentre loro pensavano di essersi ormai meritati una lunga e felice corsa a tappe.