Coppi il campano
di Gianpaolo Porreca
E' il secondo tempo della vita, dopo un intervallo di una torrida lunghezza, la Campania di Coppi. E' una terra promessa in bianco e nero, per la matricola che aveva vinto il Giro del '40 ed era pure il recordman dell' ora in carica dal '42, e che pure, senza riguardo particolare era stato spedito in guerra, Nord Africa. E' un approdo, senza aver bisogno di Senofonte, sulla motonave 'Orano' che sbarca I prigionieri italiani a Salerno, forse c' era pure un mio zio, a rivedere la terra natia, 'talassa talassa', dopo tanto mare e tanto male. Ed è lì che per Fausto la vita grigia riprende colore. Vi e ci narreranno di un tenente inglese della RAF, Towell, peccato non saperne bene il nome di battesimo, di cui il 'cooperante prigioniero' Coppi sarebbe stato attendente. E di un Quartier generale inglese che aveva sede ad Ercole, minuscola (ad onta del nome) frazione di Caserta, in palazzo Antonucci. E di un habitat a misura di uomo, di un ragazzo, 24 anni, che ritorna ciclista, senza ancora la prospettiva di campione. Un paesino, quattro case, presepe di pianura, più raccolto se possibile di Castellania, che dà fiato al passato innanzitutto, con il calzolaio Soletti, il parroco Gravina, la infermiera Mazzocchi, la fucina ciclistica dei Marzaioli e dei Milano… E una nuova prima bici, non da lavoro, ma generosamente sportiva, che gli sarà donata, in nome ad una petizione popolare lanciata da Gino Palumbo su 'La Voce di Napoli', dal falegname D' Avino di Somma Vesuviana. 'Una bici per il soldato Coppi'. Ed anche se poi fu una 'Legnano', e non una 'Bianchi, cosa vuoi che importasse, in un primo dopoguerra che per il Coppi di Campania, quel giorno del '44 - 'era la festa della Befana', raccontava - sembrava finalmente lastricato di futuro, come un Capodanno. E il battesimo del secondo tempo della vita, e della sua gloria.