Coppi il bike messenger
di Filippo Cauz
Andare in bicicletta è il mestiere più bello del mondo. Anche senza partecipare al Tour de France, senza essere Coppi. Il giovane Fausto sarebbe dovuto diventare un contadino come suo padre e i suoi fratelli, ma della zappa proprio non voleva saperne, della sveglia all'alba per andare nei campi tanto meno. Della bicicletta sì, strumento ideale per sottrarsi al lavoro dei campi. Coppi a 14 anni parte per Novi Ligure: l'obiettivo è imparare dal siur Ettore Merlano il mestiere di macellaio, la pratica immediata però è una vecchia bicicletta scassata (Fausto la chiamerà "Tri-fusì", tre fucili) e una pila di pacchi di salumi e tagli di carne da consegnare. Coppi lavora pedalando nel senso di garzone, oggi lo definiremmo corriere, fattorino, bike messenger, ultimamente rider. In ogni caso un mestiere con la bicicletta al posto della zappa, le strade al posto dei campi. Coppi nasce ciclista facendo le consegne in tempo record, o al contrario impiegando mezze giornate, abbandonando i tragitti diretti per seguire un reticolo di allungatoie sino alla Statale dei Giovi o alle rampe di Gavi. Giri sempre più lunghi, cui presto aggiunge i 40 chilometri dell'andata e ritorno tra Novi e Castellania: al mattino è folle discesa e la sera ultimo sforzo in salita. Coppi è bike messenger e pendolare: trasportando salumi trova ingaggi e comincia a vincere salami. Da corriere ciclista si trasforma in corridore ciclista. Nell'uno o nell'altro caso pedala ed è felice, perché andare in bicicletta è il mestiere più bello del mondo.