Bassi, Dispareri in materia di architettura e perspettiva ... 1572

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BASSI, MartinoDispareri in materia d'architettura, et perspettiua. Con pareri di eccellenti, et famosi architetti, che li risoluono... In Bressa : per Francesco, & Pie. Maria Marchetti fratelli, 1572 


Questo libretto apparentemente modesto, affronta invece temi di grande rilievo, come il rapporto tra lo stile classico e quello gotico, o come il fondamentale problema della percezione visiva dell’opera d’arte, vale a dire della prospettiva: anzi, a quest’ultimo riguardo l’opuscolo rappresenta, come a suo tempo osservò acutamente Panofsky, "l’esempio  più sorprendente e interessante della serietà con cui nel Rinascimento si discuteva della posizione del punto di vista nella superficie del quadro e del rapporto con la posizione dello spettatore" (1980).

Il libello del Bassi intendeva polemizzare proprio contro Tibaldi, che nel 1567 era stato nominato architetto dell’opera del duomo di Milano grazie all’appoggio dell’arcivescovo cardinal Carlo Borromeo.

Infatti i lavori avviati all’interno del duomo avevano suscitato molte opposizioni: in particolare lasciavano dubbi l’adozione, da parte di Tibaldi, di un’ambientazione illusionistica con due punti di vista prospettici in un rilievo con l’Annunciazione collocato sopra la porta settentrionale della cattedrale; la scelta poi di disporre attorno al battistero un colonnato quadrato a larghi intercolunni ed infine la decisione di sistemare lo «scurolo» (cripta) e il coro sovrastante con una soluzione architettonica non in armonia con lo stile della chiesa.

Le contestazioni furono puntualmente elencate in un memoriale presentato dal Bassi alla fabbriceria nel 1569, non sortirono però effetti, data l’influenza del Borromeo.

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BASF.257.9-Parere di Andrea PalladioBUPD-BASF.257.9 cc.F1v-F2r  

Martino allora, raccolte sull’argomento le autorevoli opinioni dei più "eccellenti et famosi architetti" d’Italia da lui sollecitati in proposito -Andrea PalladioJacopo VignolaGiorgio Vasari e Giovan Battista Bertani-, pubblicò il tutto a Brescia nel 1572, con alcuni disegni che illustrano le scelte di Tibaldi e le soluzioni alternative proposte dal Bassi.

Per lo più favorevoli a quest’ultimo -ma con differenti sfumature: pienamente a favore Palladio, più moderati Vignola e soprattutto Vasari, evasivo infine Bertani- i pareri dei grandi architetti interpellati sono comunque di grande interesse, poiché essi vi esprimono  le rispettive concezioni estetiche.

Anni dopo, scomparso nel frattempo il cardinal Borromeo (1584), Bassi otterrà infine la sua rivincita sul rivale Tibaldi: quest’ultimo infatti nel 1587 verrà sostituito nella prestigiosa carica di architetto del duomo proprio da Martino Bassi.

Al centro del frontespizio la marca tipografica degli editori, col delfino e l'ancora, già utilizzata da Aldo Manuzio ma usata anche da altri dopo di lui e simbolo del famoso motto "Festina lente", affrettati lentamente.

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