Barbaro, La pratica della perspettiua … 1568
print this pageBUPD-75.b.43 | BARBARO, Daniele, La pratica della perspettiua … Opera molto vtile a pittori, a scultori, & ad architetti. In Venetia : appresso Camillo, & Rutilio Borgominieri fratelli al segno di S. Giorgio, 1568. L'autore aveva già annunziato nei suoi commentari a Vitruvio dell'intenzione di scrivere con l'aiuto dell'esperto veneziano Giovanni Zamberti, un trattato sulla prospettiva in cinque parti, giacchè gli sembrava "esser sprezzata la fatica, ma lodata l'opera della perspettiva" e che i pittori "ammirano il ben fatto, fuggono lo studio di fare". In effetti come recita il sottotitolo "Opera molto utile a Pittori, Scultori e ad Architetti", quello di Barbaro aspira ad essere un pratico vademecum per gli artisti più che un trattato puramente teorico. Nel Proemio della Pratica egli ritorna sul tema: nonostante la prospettiva sia molto utile ai pittori, agli scultori e agli architetti, essa gli appare trascurata, "per non dire sprezzata e quasi fuggita [...] da quelli a i quali è più necessaria"."I pittori de i nostri tempi -lamenta- altrimenti celebri, e di gran nome, si lasciano condurre da una semplice pratica [...] e nelle carte in iscritto niuno precetto si vede dato da loro". Barbaro dunque avverte che tratterà quella parte della prospettiva "la quale da Greci è detta Scenographia", la più utile agli artisti. Il trattato consta di nove parti: la prima considera i "principij e fondamenti della Perspettiva", la seconda le piante (Icnographia), la terza l'alzato con rappresentazione dei solidi geometrici (Orthographia), la quarte le scene teatrali (Scenographia), con rappresentazione prospettica delle architetture e così via, prendendo in esame i lumi e le ombre, le proporzioni e gli scorci del corpo umano, fino agli "instrumenti per porre le cose in Perspettiva, a commodità di molti i quali vogliono la pratica solamente". |
Nel suo lavoro Barbaro si avvale degli scritti di altri "prospettici", come Pacioli, Commandino, Serlio, Dürer, riproponendo anche alcune delle loro illustrazioni come nel caso delle tre immagini della scena tragica, comica e satirica tratte appunto dal Secondo Libro di Serlio. Il nostro esemplare che è mutilo della c.2B6, l'ultima ma fondamentale per stabilire grazie al colophon di quale variante si tratti, reca sul frontespizio ai lati della marca tipografica degli stampatori -il caduceo sormontato da una colomba e sostenuto da due mani uscenti da nubi- due timbri: uno della Biblioteca di epoca austriaca; l'altro con un leone ripreso anche sui piatti della legatura insieme e due sigle manoscritte in inchiostro rosso non identificate: Ve Va. Leggi il testo on-line |