Consolato di Denver

L'esperienza al consolato di Denver iniziò per Adolfo Rossi nell'autunno del 1908. Secondo il giornale L'Italia di San Francisco, le comunità italiane negli States non avevano bisogno di "grandi diplomatici, né grandi politicanti" ma di "uomini semplici, attivi e che siano onesti e zelanti dei tutori dei diritti dei poveri immigranti privi, generalmente, di guida e di consiglio". Sicuramente Rossi incarnava queste aspettative; d'altra parte, sia la sua esperienza personale di migrante sia il suo impegno come giornalista e commissario dell'emigrazione gli assicuravano la fiducia dei connazionali negli stati uniti: sempre L'Italia scriveva che l'ex giornalista "ha tutti i requisiti necessari per essere un ottimo console", e che "potrà esplicare un programma pratico e completo di larga assistenza in favore dei nostri emigranti". Di fatto, la sua attività consolare appare orientata a rafforzare la comunità italiana intorno ai rappresentanti ufficiali dello Stato italiano: come disse in un'intervista, "a Denver io trovai molto da fare [...] per far conoscere che c'era e che agiva un Consolato d'Italia".

Didascalie

091 Adolfo Rossi allo scrittoio, Denver 1908. Adolfo Rossi fu inviato a reggere il consolato di Denver con patente di console generale il 10 settembre 1908, con giurisdizione sul distretto delle Montagne Rocciose, che all'epoca comprendeva Colorado, Utah, Idaho, Montana, Wyoming, Kansas, Nebraska, Nord e Sud Dakota, e dai territori dell'Arizona, Nuovo Messico e Oklahoma. La successiva nomina a console generale di prima classe, il 7 agosto 1909, ne faceva di fatto il funzionario di più alto grado negli Stati Uniti, secondo solo all'ambasciatore italiano di Washington. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 8, quaderno 4.

092 "Il conflitto consolare di Denver", Progresso Italo-Americano, 11 novembre 1909. Su richiesta del Ministero, una volta arrivato a Denver Adolfo Rossi raccolse le prove delle gravi irregolarità occorse durante la gestione del console precedente, Pasquale Corte, già sospeso alla fine del 1907. In base ai suoi rapporti e al parere di una commissione appositamente nominata, di cui Rossi faceva parte, il Ministro degli esteri ritenne colpevole il Corte e lo denunciò all'autorità giudiziaria per appropriazione indebita qualificata, truffa, peculato e concussione. L'ex console rispose denunciando il successore per diffamazione alla District Court di Denver; anche dopo l'intervento dell'ambasciatore italiano a Washington a difesa di Rossi, Corte continuò a fargli "una guerra accanita", "ad imbrogliare i connazionali sollecitando procure" e a spacciarsi per "perseguitato politico del governo italiano". Le sue continue molestie spinsero addirittura Rossi a chiedere, a inizio 1910, il trasferimento ad altra sede: "ma il sottosegretario di Stato mi fece rispondere che io dovevo rimanere sulla breccia finché l'affare Corte non fosse finito". Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 4, quaderno 6.

093 "Columbus Day Observed Here With Long Parade; Many Societies Take Part", The Denver Republican, 13 ottobre 1911. Il 12 ottobre 1911 a Denver ebbe luogo la prima generale celebrazione in onore di Cristoforo Colombo, con una parata a cui presero parte non solo italiani, ma anche americani e altri immigrati europei. Adolfo Rossi vi partecipò in veste ufficiale, sfilando in automobile insieme all'avvocato John Perry e a Angelo Noce, che con i suoi sforzi era riuscito a far dichiarare il Columbus Day festa ufficiale in Colorado nel 1907. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 8, quaderno 1.

094 "Only Another Dago Killed", 10 luglio 1909. L'attività che occupò maggiormente il console Rossi fu l'assistenza ai connazionali coinvolti in incidenti nelle miniere di carbone. Proprio per difendere gli emigranti nelle cause per infortuni sul lavoro, nel 1909 fu istituito presso il consolato di Denver un Ufficio Legale finanziato dal Commissariato generale dell'emigrazione, in aggiunta al fondo apposito che grazie alla missione di Rossi del 1905 era stato istituito presso l'ambasciatore italiano di Washington, per supportare le azioni promosse dai consolati negli Stati Uniti. Dimostrare le responsabilità delle compagnie minerarie  negli incidenti era spesso difficile, soprattutto quando i minatori rimanevano uccisi: molti coroner erano in qualche modo affiliati alle società e ne negavano ogni coinvolgimento, mentre gli operai erano costretti a firmare dichiarazioni false sull'accaduto. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 4, quaderno 6.

095 Lettera dal Ministero della Guerra ad Adolfo Rossi, 29 dicembre 1911. In base alla legge sull'emigrazione n. 23 del 131 gennaio 1901, gli iscritti alle liste di leva residenti all'estero potevano rivolgersi alla regia legazione o al regio consolato più vicino per presentarsi alla visita di leva. A Denver Adolfo Rossi riscontrò abusi e frodi da parte dei medici incaricati di tali visite, a cui "prontamente ed energicamente" pose fine. In vista del suo trasferimento ad altra sede consolare, dal Ministero della guerra giungeva la raccomandazione di continuare a "esplicare la stessa energica azione [...] per assicurare, sia presso l'ufficio posto alla sua dipendenza, sia presso gli altri uffici dipendenti, il regolare funzionamento del servizio della leva". Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 10.