L’inizio dell’attività giornalistica di Adolfo Rossi risale al 1880, quando Carlo Barsotti, un imprenditore italiano emigrato a New York, gli offrì di scrivere per il suo periodico Il Progresso italo-americano. Agli esordi della sua carriera Rossi si dovette arrangiare riadattando articoli provenienti dall'Italia, traducendo notizie locali dall'inglese, correggendo le bozze e aggiustando l'impaginazione - in questo senso, incarnava pienamente la figura del direttore-factotum tipica dei primi giornali degli emigranti. In ogni caso, anche se aveva dovuto "diventare un giornalista di punto in bianco, mentre in Italia non m'ero occupato, a tempo avanzato, che di letteratura", ben presto si impose come professionista affermato, dotato di quelle caratteristiche innate - intelligenza, spirito d'osservazione, passione e sangue freddo - che erano necessarie per diventare un vero reporter.
Rossi tornò in Italia nel 1884, forte dell'esperienza maturata negli Stati Uniti, dove nel frattempo avevano cominciato ad arrivare altri giornalisti italiani per affinare il metodo. In effetti, come venne detto in occasione della nomina a direttore del Corriere Toscano, la sua formazione americana era stata decisiva: "la sua mente aveva spaziato in vasti orizzonti e ferveva di nuove idee e di audaci propositi", mentre il suo stile era diventato "elegante e piacevole". Rossi stesso d'altra parte riconosceva l'importanza delle sue esperienze oltreoceano.
Presto iniziò a collaborare con le più importanti testate italiane, contribuendo attivamente ad innovare il settore e a dare il giusto prestigio ai "redattori viaggianti, ossia i giornalisti moderni", che ancora faticavano ad essere considerati alla pari dei colleghi stanziati in redazione. Erano in particolare "l'ingegno agile e pronto", la "completa sua competenza di pubblicista moderno", la "grande attività e la meravigliosa sua forza di volontà" ad essere ammirate dai contemporanei, e ad averne facilitato il rapido emergere nel panorama della penisola.
La sua produzione fu vasta per tipologie e tematiche: i suoi contributi spaziavano dalle inchieste su temi sociali alla cronaca nera, dal resoconto di viaggi alle recensioni di libri, dalle interviste di personaggi famosi all'analisi delle tensioni tra inglesi e boeri in Sud Africa. Nei suoi articoli si faceva scrupolo di presentare i fenomeni e gli eventi che osservava nella maniera più oggettiva possibile, "non preoccupandosi d'altro che di ricercare la verità", come lui stesso affermò nel suo libro Le nostre conquiste in Africa.
A seguito dell'inquadramento nel neofondato Commissariato generale dell'emigrazione, l'impegno giornalistico andò affievolendosi. Non fu in ogni caso un passaggio netto: Rossi continuò a pubblicare articoli negli anni successivi, anche ricorrendo a quegli pseudonimi che sembra avesse messo a punto nei periodi in cui collaborava contemporaneamente con più giornali.
008 Caricature che ripercorrono la carriera giornalistica di Adolfo Rossi, realizzate da Sior Tonin Bonagrazia in occasione dell'assunzione della carica di vicedirettore de L'Adriatico di Venezia, 1900. Viene in particolare sottolineata la sua formazione anglosassone, di cui lo stesso Rossi riconosceva l'importanza. Nel suo libro Nel paese dei dollari (Tre anni a New-York, parlando del suo ritorno in Italia, affermava per esempio: "Sentivo di essermi spogliato di molti pregidizi, e di rimpatriare con criteri più pratici e positivi".Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 15.