La svolta professionale di Adolfo Rossi avvenne alla fine del 1901. In quell’anno il giornalista, che la stampa riconosceva come “uno dei più noti e brillanti pubblicisti italiani”, venne contattato da “alcuni illustri uomini politici” per conto del Ministero degli esteri: “mi dissero che, coi viaggi da me compiuti in gran parte del mondo e con gli studi già fatti sulle nostre colonie sarei stato un ispettore dell’emigrazione eccezionalmente adatto”. Anche contro il suo interesse economico, il reporter accettò la proposta con “l’idea di poter essere realmente utile”, entrando quindi al servizio del neoistituito Commissariato generale dell’emigrazione. Creata con legge n. 23 del 31 gennaio 1901, questa amministrazione speciale era stata modellata per assicurare una migliore tutela per i connazionali che partivano per l’Estero. Si trattava di una protezione intesa in senso ampio, volta a superare i limiti della legislazione precedente, in cui l’emigrazione era ancora vista in termini di pubblica sicurezza: il tentativo era quello di offrire assistenza in patria, nei porti d’imbarco, sui piroscafi e nei Paesi di arrivo tramite una articolata rete di patronati, comitati, ispettori portuali e viaggianti, medici militari, ed uffici di supporto. Del resto, come Rossi stesso aveva scritto in un articolo sulla nuova istituzione pubblicato nel febbraio 1901, i migranti avevano “prima, durante e dopo il viaggio bisogno di tutela e di amorevole aiuto”.
Per poter essere veramente efficaci, tuttavia, le attività intraprese dovevano essere basate su informazioni accurate, in grado di fornire una chiara visione dei pericoli, dei problemi e delle necessità connesse all’emigrazione. Era quindi indispensabile arruolare personale non solo capace di osservare i fatti e di riportarli in modo preciso, ma anche dotato di una buona conoscenza del fenomeno migratorio. Sotto entrambi i punti di vista Adolfo Rossi appariva particolarmente indicato, e in effetti le doti di cui dette prova come ispettore dovettero giocare a suo favore nel 1906, quando fu eletto a commissario dell’emigrazione vincendo su altri 62 concorrenti. In tale occasione si confermava la sua padronanza di quegli “elementi complessi e multiformi” che erano necessari per svolgere pienamente l’incarico: “viva e moderna cultura, conoscenza del fenomeno dell’emigrazione, mente pratica adatta a risolvere urgenti questioni, capacità amministrativa”.
Fino al 1908, Rossi portò a termine numerosi incarichi e inchieste, sia in Italia che all’Estero. Le missioni di maggior respiro furono quelle in Brasile (1902), in Sud Africa (1902-1903), negli Stati Uniti (1904 e 1905), e in Calabria e Basilicata (1907), dove affiancò importanti personalità politiche italiane e statunitensi.
050 Caricatura di Adolfo Rossi a firma di Turcos, 1906. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 12.