Adolfo Rossi nacque nella frazione di Valdentro di Lendinara (Rovigo) il 30 settembre 1857 da Giuseppe Rossi e Filomena Malin. Nel paese natio frequentò il Ginnasio, retto allora dalla congregazione dei Padri Cavanis, e proseguì gli studi al Liceo di Rovigo, che fu costretto ad abbandonare prima del diploma per l’improvvisa morte del padre. Trovò un primo impiego presso l'Ufficio Postale di Lendinara. Qui Alberto Mario lo prese sotto la sua protezione, dandogli consigli per curare la sua formazione.
Nell'estate del 1879, quasi di nascosto, partì per l'America in cerca di avventura. Derubato di tutti i suoi averi durante la traversata dell'Atlantico, sbarcò a New York dove accettò qualsiasi lavoro: venditore ambulante, operaio, pasticcere, cameriere; fino al momento in cui, nel 1880, cominciò a lavorare per un giornale italiano, Il Progresso Italo-Americano, di cui fu redattore e unico corrispondente.
Questo fu l’evento decisivo per la vita di Adolfo Rossi, assieme alla pubblicazione nel 1892 del volume Un italiano in America, che si diffuse in breve tempo in tutto il mondo e a cui seguì nel 1894 un altro libro intitolato Nel Paese dei dollari.
Per lo stile acquisito negli Stati Uniti e per la freschezza che sapeva comunicare nei suoi scritti fu conteso dai maggiori giornali italiani una volta tornato in Italia. Fu molto apprezzato come giornalista e come inviato speciale, sempre pronto a recarsi sul posto nell’immediatezza degli avvenimenti e a sfruttare le novità tecnologiche (come il telegrafo) per fornire con velocità articoli già completi pronti da pubblicare.
All'inizio del Ventesimo secolo Adolfo Rossi era ormai un reporter affermato - aveva collaborato con numerosi quotidiani italiani e stranieri, e aveva ricoperto incarichi di primo piano nelle redazioni di molte delle più importanti testate. Alla fine del 1901, tuttavia, abbandonò la carriera di giornalista e, come esperto riconosciuto di emigrazione, si guadagnò la carica di ispettore viaggiante del Commissariato sull’emigrazione, istituito nello stesso anno.
Subito svolse un'inchiesta fondamentale per documentare le condizioni degli emigrati italiani nelle fazendas brasiliane muovendosi in incognito vestito da contadino. La pubblicazione dei risultati nel “Bollettino dell'Emigrazione” provocò un’ampia discussione parlamentare che si concluse con la promulgazione della prima legge di tutela dei migranti italiani nel 1902.
Le sue denunce sulle condizioni di vita degli immigrati italiani all’estero sono sempre aspre, senza censure e più volte affermerà: «Questa è l’Italia della vergogna». Gli effetti del suo lavoro saranno notevoli e gli varranno la nomina a commissario dell'emigrazione.
Nel 1908 divenne diplomatico, nonostante le sue umili origini. Anche in tale veste si spese a favore delle comunità italiane nelle nazioni in cui venne di volta in volta chiamato a svolgere i suoi compiti. Morì In Argentina, a Buenos Aires nel 1921, mentre ricopriva la prestigiosa carica di ministro plenipotenziario per l’Italia. La salma fu traslata a Lendinara, sotto l'epigrafe a lui dedicata composta dallo scrittore e giornalista Olindo Malagodi:
AD ADOLFO ROSSI / PARTITO PIONIERE FANCIULLO TRA EMIGRANTI / PER POI DIVENTARNE GUIDA E CUSTODE / REDUCE ORA NELLA PACE DELLA MORTE / DOPO PERCORSE LE STRADE DEL MONDO E DELLA VITA / IL PAESE NATIO / ORGOGLIOSO CHE UN SUO FIGLIO / FUORI DELLA PATRIA NELLE PIU' LONTANE CONTRADE / ABBIA MOSTRATO / QUANTO VALGANO UNITI / MENTE E CORE ITALIANI
002 Pagella della Scuola Ginnasiale Paterna di Lendinara, 1871. Adolfo Rossi frequentò il ginnasio a Lendinara, e quindi, nel 1872, si iscrisse al Regio Liceo di Rovigo. Poco dopo dovette abbandonare gli studi a causa della morte del padre. Segnatura: Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 10, fasc. 2.
003 Passaporto di Adolfo Rossi, 1879. Passaporto di Adolfo Rossi, 1879. Poco più che ventenne Adolfo Rossi prese l'"audace risoluzione" di partire per gli Stati Uniti. Alberto Mario approvò pienamente il proposito: "Bravo, andate là, vi farete uomo più presto e meglio di qui". Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 10, fasc. 2.
004 Lettera di Adolfo Rossi alla madre, 14 febbraio 1883. Adolfo Rossi scrive sulla carta intestata de Il Progresso Italo-Americano, il giornale per cui lavorava dal 1880. Nella lettera alla madre, si riprometteva di vederla in autunno: "è più di tre anni che mi trovo così lontano, in terre straniere, e sebbene abbia qualche famiglia amica sento spesso acutamente il desiderio dei miei e il bisogno d'una parola materna. Quante ose avrò da raccontarvi quando ci riabbraccieremo!" Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 10, fasc. 2.
005 Ritratto della famiglia di Adolfo Rossi. Adolfo Rossi e la moglie Elvira Carpentieri, nata a Roma nel 1867, ebbero sei figli: Giuseppe (1889), Annita (1891), Amerigo (1892), Roberto (1894), Livia (1897) e Vincenzo (1899). Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 8, quaderno 3.
006 Ritratto di Adolfo Rossi, 1908 circa. Segnatura: Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 14.
007 Decreto di nomina a Grand'Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, 1921. Nel corso della sua vita, Adolfo Rossi ottenne numerosi titoli onorifici: fu Cavaliere (1896), poi Ufficiale (1904), Commendatore (1910) ed infine Grand'Ufficiale (1920) dell'Ordine della Corona d'Italia; Cavaliere (1910), Ufficiale (1914) e Commendatore (1917) dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; Ufficiale dell'Ordine di Danilo I (1896). Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 14.
008 Biglietto del piroscafo Re Vittorio da Genova a Buenos Aires intestato ad Adolfo Rossi e alla figlia Anita, 1921. Buenos Aires fu l'ultima sede a cui venne assegnato Adolfo Rossi prima della morte. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 10.