Adolfo Rossi Console e Ministro Plenipotenziario

Il passaggio di Adolfo Rossi alla carriera consolare e diplomatica sembrava verosimile almeno fin dal 1906. In effetti la nomina a console reggente di Denver avvenne solo un paio di anni più tardi, nel 1908, seguita ben presto da quella a Console di prima classe per la stessa sede, "in premio", come scrisse il giornale L'Italia di San Francisco, "della sua lodevole operosità ed abilità diplomatica". Non si trattò tuttavia di un passaggio facile: il suo inserimento nella carriera consolare, avvenuto senza concorso pubblico, suscitò infatti delle critiche da parte di alcuni funzionari del medesimo corpo, che presentarono con un ricorso contro la sua nomina. Fu Francesco Saverio Nitti a difenderlo e a dimostrare la legittimità del suo incarico - d'altra parte, per il consolato di Denver, dove si riscontrava "molto disordine", occorreva "un uomo che avesse da un lato la mente meno corrosa ed infiacchita dallo spirito della 'routine' e più aperta alle moderne esigenze di una rappresentanza diplomatica e consolare all'estero, e dall'altro per esperienza e per studi personali conoscesse meglio e bene addentro i bisogni degli italiani nelle colonie americane". In effetti, dalla fine dell'Ottocento le autorità consolari, che spesso avevano difficoltà ad entrare in sintonia con i connazionali d’oltreoceano, erano state scelte con maggiore attenzione, tenendo conto anche delle doti personali dei singoli individui. Non a caso Adolfo Rossi poteva dichiarare ai giornali americani che tale carriera non era ormai più ristretta ai soli conti e baroni, ma era aperta ad ogni "uomo di buona volontà e capacità".

Denver fu solo una delle sedi in cui venne chiamato a prestare servizio: dal 1912 fu trasferito in Sud America, dove sarebbe rimasto come console onorario italiano a Rosario di Santa Fè, in Argentina, quindi come ministro residente ad Asuncion, in Paraguay, ed infine, nel 1919, in qualità di ministro plenipotenziario a Buenos Aires. Molte di più furono le comunità che sperarono di averlo come rappresentante: nel 1909 una parte degli italiani di New York ne sostenne la nomina a console, e così pure alcuni connazionali di San Francisco, che nell'estate 1911 tentarono di fare pressioni in tal senso attraverso il giornale L'Italia, anche in vista dell'apertura del Canale di Panama e le conseguenti "nuove correnti della nostra emigrazione" verso le coste del Pacifico.

Anche nei suoi nuovi panni, Adolfo Rossi non abbandonò mai "l'anima ardita del giornalista e del propagandista": svolse le sue attività con zelo e con intelligenza, indagando sulle effettive esigenze dei connazionali emigrati, e difendendone gli interessi, "tanto che sia moralmente e materialmente". Allo stesso tempo rimase un uomo semplice, nonostante i titoli onorifici e le cariche guadagnate negli anni - così, per esempio, nel 1921 gli Italiani a Buenos Aires potevano vederlo scendere "dal tramvai, come un proletario qualunque”, lui che era ormai un ministro plenipotenziario e grand'ufficiale dell'ordine della Corona d'Italia.

Didascalia

090 Ritratto di Adolfo Rossi in divisa consolare, 1914 (su concessione dell'archivio del comune di Lendinara).