Il Teatro nell’Ottocento, fra tutti i luoghi d’aggregazione e di scambio sociale, è quello che maggiormente riflette l’evoluzione delle gerarchie sociali e istituzionali nelle città: è il laboratorio sperimentale di modi e comportamenti connessi all’emergere del ceto borghese, affamato di visibilità e di protagonismo.
Le autorità preposte al controllo riconoscono l’utilità educativa di convogliare specialmente “la gioventù” in una sede più facilmente accessibile alla sorveglianza, quale è, appunto, il Teatro rispetto a tutti gli altri luoghi d’incontro.
Con la Restaurazione il successo culturale e sociale dello spettacolo teatrale, anziché attenuarsi, si sviluppa e si amplia, senza incontrare resistenze da parte dei governi che assecondano la fioritura di nuovi edifici a esso destinati, dove nella “sala all’italiana”, gli spettatori sono messi in scena tanto quanto gli attori sul palcoscenico.
Teatri promossi dalle famiglie patrizie più illuminate e da esponenti della nascente borghesia agraria, mercantile, industriale e imprenditrice, emersa alla fine del Settecento e divenuta, nel corso dell’Ottocento, il ceto portante delle società di azionisti che si costituiscono per realizzare nuovi Teatri, rispondenti a esigenze di maggiore igiene, sicurezza e decoro.
Teatri promossi e sostenuti dalle autorità governative ed ecclesiastiche, convinte che lo spazio organizzato gerarchicamente all’interno dell’edificio teatrale si presti in modo particolare all’esercizio di un’attività educativa del pubblico, distribuito per ceto: i notabili nei palchi, il pubblico pagante, medio-borghese, maschile e soprattutto militare in platea e il popolino nel loggione.
Teatri promossi soprattutto dalle magistrature comunali e dagli imprenditori privati che guardano ai vantaggi economici, derivanti dall’occupazione di operai e artisti locali e dalla promozione turistica nei confronti di un pubblico vasto di “forestieri” attratti in città dagli spettacoli e dagli eventi mondani.
La forma planimetrica preferita è quella del teatro all’italiana a ferro di cavallo con uno o più ordini di palchi, ma si abbandona il legno a favore della muratura e del ferro e si curano la sicurezza e il comfort interno negli spazi di accoglienza degli spettatori e nei locali tecnici annessi alla sala, tra cui quelli destinati agli attori. Soprattutto si cura l’aspetto esterno dell’edificio: gli ingressi sono realizzati non solo in funzione della sicurezza e del comfort, con spazi ampi antistanti per la sosta delle carrozze e pensiline, ma in funzione dell’ornato della città, dando alle facciate carattere monumentale, per segnalare la presenza del Teatro nel contesto urbano.