di Monica Calzolari
Fame di teatro
Nelle nostre dieci città la fame di teatro spinge i Comuni a sostenere gli sforzi degli appassionati, per realizzare un pubblico Teatro, ma quasi sempre i progetti si infrangono sulla scarsezza di risorse.
Emblematiche sono le vicende dei Teatri di Velletri e di Rieti, dove i progetti avviati nella prima metà del secolo si concludono dopo una gestazione durata trent’anni nel primo caso (1833-1863) e circa il doppio nel secondo (1836-1893).
Nel Palazzo comunale
Per tutta la prima metà dell’Ottocento un Teatro vero e proprio esiste solo a Rieti e a Viterbo, nelle altre città sale per il teatro sono allestite per lo più all’interno dei Palazzi comunali. Sono sale importanti anche dal punto di vista della decorazione come a Corneto, o come la Sala delle lapidi a Velletri, oppure “teatrini” come a Genzano o a Magliano in Sabina.
Dove manca anche la sala comunale, si assiste alla realizzazione di Teatri di uso pubblico da parte di privati: imprenditori o notabili locali, spesso attivi nell’amministrazione comunale, che utilizzano i propri beni e la propria influenza. È il caso di Frosinone dove prima dell’Unità è attivo il Teatro De Santis e dopo il Teatro Isabella, di Sora dove sorge il Teatro Tronconi poi Teatro del Liri, e infine di Velletri dove sono attivi il Teatro Graziosi e l’Arena “della Pergola”.
La seconda metà dell'Ottocento
Nella seconda metà del secolo nelle realtà più piccole sembra scemare l’interesse delle magistrature comunali per il teatro, mentre si riaccende nelle realtà maggiori delle città capoluogo di provincia, così a Rieti, a Velletri e a Viterbo si assiste a una ripresa dell’edilizia teatrale, ma solo in queste due ultime città si giunge fino all’inaugurazione dei nuovi edifici.
La costruzione del Teatro in queste città maggiori segue un iter molto simile voluto dall’amministrazione centrale pontificia che intende evitare un impegno eccessivo delle finanze locali e, quindi, impone che l’onere finanziario sia condiviso dal Comune con società di azionisti privati palchettisti che investono una parte del capitale nella realizzazione dei nuovi edifici.
In taluni casi intervengono anche istituti di credito come ad esempio a Rieti.
Sia nel caso di Velletri che in quello di Rieti, l’autorità centrale controlla che le finanze comunali non vengano dissestate dalle “grandi opere” di edificazione del Teatro.
A Velletri l’acquisto del Teatro dagli eredi Graziosi è consentito, ad esempio, dal finanziamento statale erogato per la realizzazione delle nuove carceri. La storia travagliata di questi progetti è ampiamente documentata dalle fonti archivistiche, che offrono anche interessante materiale iconografico, rappresentato da mappe e prospetti degli edifici e particolari degli arredi.
dopo l'Unità
Il censimento dei teatri attivi, finalizzato all’applicazione del compenso sul diritto d’autore imposto dalla legge 25 giugno 1865 n. 2.337 e il Regolamento approvato con R.D. 13 febbraio 1867 dà un quadro esatto della situazione nei territori del Lazio tra il 1865 e il 1872.
L’emanazione della legge 4 marzo 1882, n. 66 sulla prevenzione degli incendi comporta l’abbattimento e la scomparsa di molti storici teatri in legno, ma dà nuovo e significativo impulso all’edilizia teatrale secondo canoni estetici e di sicurezza più moderni.
Approfondimenti
- Comuni della Provincia di Roma, 1870-1871. Indagine sui Teatri esistenti nella Provincia
- Comuni della Provincia di Roma, 1870-1871. Teatri: informazioni su quelli esistenti in Roma, Civitavecchia, Velletri, Frosinone, Viterbo
- Comuni della Provincia di Roma, 1870-1872. Attività dei Teatri all'indomani dell'Unità
- Comuni delle Province di Roma e dell'Umbria, 1868-1870. Indagine sui Teatri esistenti
il completamento del Teatro nuovo a Rieti
Anche in campo teatrale si osservano gli effetti della colonizzazione dei territori del Lazio da parte dei professionisti e degli imprenditori del nord, come è ben esemplificato dal caso del nuovo Teatro di Rieti, la ripresa della cui costruzione, dopo che l’emanazione della legge n. 66/1882 aveva imposto la definitiva chiusura del vecchio Teatro ligneo dei Condomini, nel 1883 viene infatti affidata al milanese Achille Sfondrini che per gli arredi si serve della ditta piemontese produttrice di mobili in legno e ferro fondata nel 1812 ad Alessandria dall’imprenditore Pietro Savio.
protagonisti: gli architetti!
Ai protagonisti delle scene si accompagnano così i protagonisti dell’architettura pubblica ottocentesca rappresentata nelle nostre dieci belle città da nomi a diverso titolo famosi: Antonio De Rossi a Corneto, Francesco Saverio Ambrosi e Raffaele Boretti a Frosinone, Emilio De Riso a Gaeta, Giovanni Agostini a Genzano, Giovanni Ceccarini, Luigi Poletti, Vincenzo Ghinelli, Mordentini e Achille Sfondrini a Rieti, Tommaso Orsi e Vincenzo Valente a Sora, Giuseppe Andreoli, Osea Brauzzi e R. Burri a Velletri, Tommaso Giusti e Virginio Vespignani a Viterbo.
Approfondimenti
- De Rossi, Antonio
- Ambrosi, Francesco Saverio
- Boretti, Raffaele
- De Riso, Emilio
- Agostini, Giovanni
- Ceccarini, Giovanni
- Poletti, Luigi
- Ghinelli, Vincenzo
- Mordentini
- Sfondrini, Achille
- Orsi, Tommaso
- Valente, Vincenzo
- Andreoli, Giuseppe
- Brauzzi, Osea
- Burri, R.
- Giusti, Tomasso (Tommaso)
- Vespignani, Virginio
bibliografia
M. I. Palazzolo, I salotti di cultura nell’Italia dell’Ottocento, Milano, Angeli, 1985.
J. Rosselli, L’impresario d’opera. Arte e affari nel teatro musicale italiano dell’Ottocento, Torino, EDT, 1985.
Il teatro a Roma nel Settecento, 3 voll., Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1989.
M. Calzolari, La censura nella Roma pontificia dell’Ottocento: il ruolo predominante della Direzione Generale di Polizia, in Archivio di Stato di Roma-Società Italiana di Musicologia, La musica a Roma attraverso le fonti d’archivio, Atti del Convegno internazionale, Roma 4-7 giugno 1992, a cura di B. M. Antolini, A. Morelli e V. Vita Spagnuolo, Lucca, Libreria Musicale Italiana Editrice, 1994, pp. 287-298.
C. Sorba, Teatri. L’Italia del melodramma nell’età del Risorgimento, Bologna, Il Mulino, 2001.