Rieti, “Nuovo Teatro” o “Teatro Velino” poi Teatro Flavio Vespasiano

fondazione
1893
Rieti. Teatro Flavio Vespasiano, 1901
Rieti. Teatro Flavio Vespasiano, 1901

breve storia

“Si sta però compiendo un bello e grazioso Teatro avanti il Palazzo Vincentini, dietro il disegno del Ghinelli” (Palmieri, 1857).

Nel 1836 a Rieti incomincia ad affacciarsi l’idea di costruire un nuovo Teatro più ampio e decoroso, suggerita probabilmente dalle notizie entusiastiche dell’inaugurazione del nuovo Teatro a Terni.

L’idea, però, prende corpo solo due anni dopo, quando si costituisce allo scopo una Compagnia di Caratanti, ossia una Società per azioni, che prende l’iniziativa di individuare una soluzione concreta. Il Comune in linea di massima è favorevole e si associa all’iniziativa. 

La Compagnia in un primo momento pensa di costruire l’edificio dietro al Palazzo comunale e domanda perciò la cessione di alcuni locali del Palazzo stesso. Viene interpellato l’architetto Luigi Poletti di Modena, specialista nell’edilizia teatrale, che riscontra numerose difficoltà riguardo alla scelta dei locali e propone di cercare un altro spazio che viene individuato nell’area di Piazza del Leone (attuale Piazza Oberdan) antistante a Palazzo Ricci. Il Consiglio comunale si esprime favorevolmente alla cessione dell’area, ma il deputato ecclesiastico, canonico Ferdinando Ricci, fratello del poeta Angelo Maria Ricci, pone il veto all’approvazione della proposta, in virtù di una facoltà concessagli dalla legge; ne segue un contenzioso sottoposto dal delegato apostolico e dal vescovo di Rieti al giudizio del Camerlengato e della S. Congregazione degli studi e della Segreteria per gli affari di Stato interni che accolgono le ragioni dei ricorrenti. L’architetto Poletti è perciò costretto a rinunciare al progetto che viene messo da parte per quindici anni.

Il progetto viene ripreso infatti soltanto nel 1853, quando una nuova Società di azionisti dà incarico all’architetto Vincenzo Ghinelli di Camerino, anch’egli rinomatissimo per l’edilizia teatrale, di predisporre un “piano di esecuzione” del nuovo Teatro che dovrebbe prendere il nome di “Teatro Velino”. Per questo nuovo progetto sono reperite nuove aree di proprietà delle famiglie Clarelli, Vincenti Mareri e degli eredi Nanni, costituite da orti e scuderie adiacenti a Via del Regno (poi Via Abruzzi e ora Via Garibaldi). I proprietari vendono senza difficoltà e il progetto viene affidato all’architetto Vincenzo Ghinelli e finalmente nel 1854 iniziano i lavori, finanziati dalla neonata Cassa di Risparmio, che però non sono ancora terminati, quando, il 9 gennaio 1860, l’architetto Tito Armellini fa un sopralluogo sul cantiere per verificarne lo stato di avanzamento. Dalla sua relazione risulta che la sala, cui si accede tramite due scale ai due lati dell’atrio, è a ferro di cavallo e che nella parte antistante sono disposti vari atri, antiatri e sale di ogni genere, che non c’è fossa per l’orchestra e che il palcoscenico è ampio e profondo. Le dimensioni del Teatro sono: 57,20 mt di lunghezza, 36 mt di larghezza e 28 mt di altezza. Armellini lamenta l’inutilità delle molte sale accessorie, che “vincono l’edificio principale” a scapito della qualità, e soprattutto critica le armature di legno che creano grave pericolo di incendio e le volte di mattoni in foglio poco robuste e termina deplorando la scelta del luogo, che ha costretto a scavare fondamenta profondissime. In ogni modo l’ossatura all’epoca è terminata, anche se alcuni lavori sono stati fatti troppo in economia.

Il progetto è bruscamente interrotto e viene ripreso soltanto nel 1882, a seguito di una disposizione, governativa, che vieta l'uso di teatri costruiti in legno, che impone la definitiva chiusura dell’antico Teatro dei Condomini.

L’incarico di recuperare e ristrutturare il fabbricato del Teatro nuovo è dato all’architetto Achille Sfondrini che a Roma ha da poco realizzato il Teatro Costanzi inaugurato nel 1880. La prima pietra nel nuovo cantiere è posta il 16 dicembre 1883, ma anche questa volta i lavori vanno per le lunghe. L'impegno economico è sostanzioso e perciò risulta decisiva la partecipazione della Cassa di Risparmio cittadina. Il complesso, con l’ingresso principale sulla strada che allora è denominata via di Porta d’Arci, si adegua alle direttive comunali circa gli allineamenti del fabbricato previsti per consentire una maggiore ampiezza della strada che viene ampliata di circa quattro metri in larghezza rispetto al progetto precedente. L’architetto Sfondrini cura soprattutto la realizzazione interna, il cui impianto e la cui decorazione richiamano elementi e spunti architettonici presenti nel Teatro Costanzi di Roma. La platea è divisa in due settori con circa duecentoquaranta posti, seguono tre ordini di palchi, ventidue per piano, in alto il loggione con oltre cento posti. Lungo i balconi dei palchetti sono raffigurati in eleganti stucchi i più insigni musicisti tra putti e fini decorazioni.

Il 20 settembre 1893, il nuovo Teatro intitolato a Flavio Vespasiano è finalmente inaugurato con la rappresentazione della Cavalleria Rusticana composta da Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga, rappresentata in prima assoluta con enorme successo il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, e del Faust composto da Charles Gounod nel 1859, su libretto in lingua francese di Jules Barbier e Michel Carré.

bibliografia

A. Palmieri, Topografia statistica dello Stato Pontificio, Roma, dalla Tipografia Forense, 1857, p. 49. Leggi l'e-book.

C. Verani, I teatri reatini, in “Sabina”, a. I, n. 2 (mag.-ago. 1958) p. 38.

D. Nerici, Il teatro Flavio Vespasiano di Rieti è davvero comunale?, in “Rieti. Rivista di studi e documentazione, 1973, nn. 4-5, p. 265.

R. Messina, Gli spettacoli teatrali e le feste a Rieti nell’800, in “Il Territorio”, I (1985), 3, p. 267.

Lo spazio scenico. Storia dell’arte teatrale attraverso i teatri di Roma e Lazio, mostra fotografica e seminario di studio, a cura di Riccardo Vannuccini, Roma, Bulzoni ed., 1986, pp. 44-45.

R. Consiglio, Rieti. Evoluzione di una struttura urbana, collaborazione di Adriano Martinelli; con un contributo di Gérard Chouquer, Napoli, Electa, 1990, p. 238.

R. Messina, Il Teatro Flavio Vespasiano, Rieti 2005.

sitografia

http://www.comune.rieti.it/teatro-flavio-vespasiano

Il Teatro Velino. Un progetto per tre architetti