di Monica Calzolari
... semplici annunci teatrali, affissi sulle pareti degli edifici, oppure esposti nella vetrina di una bottega, collezionati dagli appassionati o allegati alle pratiche della censura teatrale, custoditi in biblioteca o in archivio, nascondono storie, celano contrasti o slanci, per lo più caduti nell’oblio.
Fino alla metà del secolo i manifesti e i fogli volanti seguono lo schema dei proclami e dei bandi, ma già lasciano intravedere il progressivo cambiamento del gusto e, attraverso le scelte di repertorio, rivelano l’avvento progressivo di una nuova mentalità e di una mutata concezione della vita civile.
“Novità” è la parola chiave per attirare il pubblico. I lavori proposti devono essere immancabilmente nuovi e uno degli accorgimenti più frequenti è quello di cambiare i titoli, o magari usare semplicemente una parte di un doppio titolo.
Oltre al melodramma che è il genere di maggior prestigio e viene proposto nelle stagioni più importanti, d’autunno e di Carnevale, i cartelloni sono pieni di commedie sentimentali e romanzesche, di farse, di azioni spettacolose e di balli. Anche i giochi di prestigio, gli animali ammaestrati, gli spettacoli di arti varie sono reclamizzati dagli avvisi, specialmente nelle stagioni più leggere, di primavera e d’estate, in cui il pubblico, anche popolare, accede alle strutture, spesso allestite provvisoriamente e che non di rado sono attive in orario diurno.
Prima solo scritti, poi decorati e arricchiti da vignette, gli avvisi a stampa si avvalgono anche di caratteri mobili e motivi xilografici a uno o più colori e raggiungono il massimo splendore con l’avvento della litografia e delle relative evoluzioni tecnologiche.
Dalla prima metà dell’Ottocento, il manifesto litografico pubblicizza lo spettacolo come tante altre merci, trasformando le vie della città in un gigantesco libro aperto e diffuso.
bibliografia
Il sipario di carta, manifesti teatrali della Raccolta Salce 1849-1951, Venezia, Marsili, 1994, spec. pp. 13-22.
M. Cambiaghi, I cartelloni drammatici del primo Ottocento italiano, Milano, Guerini scientifica, 2014.