Nel passaggio dall'antichità al medioevo le divinità pagane legate alle acque e alle cavità rupestri si trasfigurano nelle figure cristiane a loro simili. Con la diffusione del cristianesimo Ercole, l'Eracle romano, divinità prediletta dal mondo pastorale centro-meridionale, lascia il posto all'Arcangelo Michele, messaggero di Dio, guerriero e capo delle milizie celesti. Campione del Bene e simbolo della lotta contro il Male, guida delle anime nell’aldilà, entità dotata di poteri taumaturgici, patrono delle acque, abitatore dei luoghi alti e delle caverne: tutto questo è l’Arcangelo Michele, il cui nome significa “Chi come Dio? (in ebraico “Mi Kha El”, in latino “Quis ut Deus?”).
Ci troviamo nel luogo in cui avviene il passaggio delle acque, dal Galantina al Farfa, dal Velino al Tevere, sia per il sistema viario. Durante il medioevo il passaggio obbligato era proprio questo che montagna su montagna, valico per valico arrivara nella Sabina tiberina. Le decorazioni della grotta denotano la presenza, la consistenza e la durata del culto micaelico nei secoli. Sono affreschi sicuramente popolareschi nel loro impianto, ma denotano anche che anche in questi luoghi marginali ci sia stata una committenza che vuole esprimere non soltanto devozione, ma anche un interesse saldo verso questi luoghi. E' una valorizzazione che trova la sua espressione nel tabernacolo in pietra e che è stato studiato in modo piuttosto approfondito proprio per il ciclo pittorico che racconta le vicissitudini di questo luogo.
