Il Cristianesimo - Santa Vittoria

Secondo la tradizione Vittoria, giovane fanciulla di ricca famiglia, fu martirizzata a Trebula Mutuesca verso la metà del III sec., sotto l’imperatore Decio, dopo aver scacciato un drago dalla grotta dove era annidato e aver così convertito al cristianesimo la popolazione della città. Questa leggenda, riportata nella “Passio”, risalente al V sec. Dovrebbe contenere il ricordo della vittoria del cristianesimo sul paganesimo, rappresentato come drago (i draghi nell’immaginario altomedievale hanno spesso il corpo di serpenti e la dea Angizia, raffigurata come animale, era venerata a Trebula). Il culto della santa, comunque, dovrebbe svilupparsi già in epoca tardo antica, data la presenza di catacombe nel tradizionale sito della sua sepoltura;  un sacello dovette ben presto essere edificato, mentre una prima chiesa fu eretta probabilmente nell’VIII secolo, sotto la tutele della potente e vicina abbazia di Farfa: infatti troviamo menzione delle chiesa trebulana in vari documenti farfensi del IX secolo, che riportano elenchi delle proprietà abbaziali. Con il pericolo saraceno, le reliquie della santa furono traslate, prima a Farfa e poi nelle Marche, con successiva dispersione in molte sedi diverse (Subiaco, Bagnoregio, Pisoniano, ecc) ma il ricordo e il culto di S. Vittoria rimasero vivi in Sabina, considerando che la chiesa venne costruita e restaurata più volte.