De architectura ... 1521
print this pageBUPD-36.c.17 | Di Lucio Vitruuio Pollione De architectura libri dece traducti de latino in vulgare affigurati: commentati: & con mirando ordine insigniti: per il quale facilmente potrai trouare la multitudine de li abstrusi & reconditi vocabuli a li soi loci & in epsa tabula con summo studio expositi & enucleati ad immensa utilitate de ciascuno studioso & beniuolo di epsa opera. (Impressa nel amoena ... citate de Como : per magistro Gotardo da Ponte citadino milanese, 1521. 15. mensis Iulii). Si tratta della prima edizione italiana di Vitruvio ad essere pubblicata: infatti quella approntata pochi anni prima da Fabio Calvo per Raffaello era rimasta manoscritta. Gravi controversie accompagnarono l'avventurosa impresa affidata a Cesare Cesariano. Il nobile erudito milanese Aloisio Pirovano e il comasco Agostino Gallo si erano infatti offerti, nel 1521 di promuovere e finanziare le pubblicazione del lavoro, affidandone la stampa, prevista in 1300 copie, a Gottardo da Ponte in Como. Avevano inoltre affiancato a Cesariano due aiutanti, il comasco Benedetto Giovio e il bergamasco Bono Mauro. Tuttavia, quasi alla fine del libro IX, il controllo editoriale fu sottratto a Cesariano, estromesso, forse anche per la sua lentezza, dal proseguimento del lavoro, e finito addirittura in carcere, mentre i due aiutanti e i promotori portavano a compimento l'opera con i suoi materiali. Contro i soci che nel frattempo disconoscendone la vera paternità si erano attribuiti meriti e proventi della pubblicazione, Cesariano intentò una causa, risoltasi nel 1528 a suo favore. Pur debitore dell'edizione di fra' Giocondo di dieci anni precedente, Cesariano se ne distacca nelle finalità. Le sue preoccupazioni non sono infatti tanto filologiche, quanto volte ad attualizzare il lascito vitruviano per una riforma in senso moderno e bramantesco della tradizione architettonica lombarda, superandone l'empirismo di matrice gotica. |
Sul frontespizio sotto la marca tipografica di Gottardo de Ponte (un cigno con la corona al collo in scudo, sostenuto da putti alati sopra un cerchio con croce doppia e iniziali G.P.), il timbro della Biblioteca della dominazione austriaca e la nota di possesso dell'Abate Ascanio Varese su etichetta incollata. Leggi il testo on-line |