I Sermones di Bernardo da Chiaravalle si aprono col ritratto ideale dell’autore entro l’iniziale H(oc mare magnum).
Vissuto nel primo XII secolo, Bernardo veste l’abito bianco dei cistercensi e, col libro, reca in mano il pastorale, l’attributo che ricorda il suo ruolo di abate di Clairvaux in Francia.
L’iniziale spetta a Cristoforo Cortese, protagonista della miniatura tardogotica veneziana, riconoscibile per la festosa decorazione marginale, il tocco piumoso delle pennellate, la grinta espressiva del volto, memore del suo soggiorno bolognese.
Aldini 201, Bernardo da Chiaravalle, Sermones, sec. XV prima metà, membranaceo, ff. IV, 184, I’; 236 × 168 mm.
Bernardo da Chiaravalle
Le macchie scure sull’abito si devono all’ossidazione del piombo, alla base della costituzione del bianco.
Il campo esterno dell’iniziale, l’aureola e molti dettagli del fregio sono realizzati in lamina d’oro punzonata, cioè impressa con stampi decorativi, come i fondi d’oro delle tavole dipinte.
Antica segnatura
Al centro dei margine superiore si legge l’antica segnatura del manoscritto, che corrisponde a quella del catalogo della biblioteca: 227.T.10.
Ex libris
Al centro del margine inferiore si legge l’ex-libris del monastero benedettino di Santa Giustina di Padova: Est congregationis unitatis per monasterio S. Iustine de Padua.
Storia del codice
Il codice è opera di tre copisti che vergano, nei primi decenni del Quattrocento, i sermoni di Bernardo in funzione dell’uso liturgico, dalla Pasqua all’Avvento, come dichiara un tassello membranaceo proveniente dalla originaria legatura e ora incollato al contropiatto.
Appartenne al monastero di Santa Giustina di Padova, come rendono certi le diverse note di possesso quattrocentesche (cc. IIIv, 1r, 183v, 184v): Iste liber est monachorum de Observantia, Congregationis que vocatur Sancte Iustine alias Unitatis ordinis Sancti Benedicti, deputatus monasterio Sancte Iustine Patavii. 227.T.10, oltre che le segnature (anche YY.4.n°6, alle cc. Iv e IIr).
A Padova rimase almeno fino al sec. XVIII, come attestano, sul codice, il riferimento all’erudito Benedetto Bacchini (c. IIIv), presente a Padova nel 1719-20 e l’identificazione del ms negli inventari di Santa Giustina del 1453 e del 1724 (Cantoni Alzati 1982, p. 76).
A c. IIIv la precedente segnatura: CXXX. E. 31 corrispondente all’Inventario dei libri della Biblioteca dell’I. R. Università di Pavia, pubblicato nel 1849 e comprendente sia libri manoscritti sia libri a stampa.
LEGATURA: recente (G. Ferrari, Modena) con piatti in cartone coperti in pergamena.
Bibliografia
Luigi De Marchi – Giovanni Bertolani, Inventario dei manoscritti della Regia Biblioteca Universitaria di Pavia, Milano, Hoepli, 1894, nr. 201
Giovanna Cantoni Alzati, La Biblioteca di S. Giustina di Padova: libri e cultura presso i benedettini padovani in età umanistica, Padova, Antenore, 1982 (Medioevo e umanesimo 48), nr. 76, p. 52
Daniele Guernelli, Ancora su Cristoforo Cortese (e sul Maestro del 1446). Nuovi codici tardogotici della Biblioteca Universitaria di Pavia, «Codices manuscripti & impressi», n. 110. 2018, pp. 29-40