Il codice contiene tre opere funzionali all’utilizzo delle Sacre Scritture nella predicazione, organizzate in ordine alfabetico per soggetto (Stegmüller, Repertorium Biblicum, II nr. 1765, IV nr. 6939).
L’ultima, anonima, vergata da una mano diversa ma coeva, si interrompe alla lettera C.
L’iniziale A è dipinta su campo in foglia d’oro: contiene il busto di un santo vescovo, probabilmente Agostino, citato nell’intitolazione rubricata in quanto padre dei Canonici Lateranensi di Sant’Epifanio, la chiesa pavese da cui proviene il libro.
L’anno di trascrizione del codice, 1469, può riferirsi anche alla miniatura, di gusto un po’ attardato: le foglie rosa che rivestono il corpo della lettera sono frequenti nell’opera di Belbello da Pavia, protagonista pavese della miniatura tardogotica.
Aldini 118, Bindo da Siena, Distinctiones sive Concordantiae historiales Veteris et Novi Testamenti; Pietro da Udine, Exemplarium Sacrae Scripturae; Tabula alphabetica super Bibliam, inc. Abstinentia duplex est scilicet a liciti et ab illicitis, 1469 febbraio, cartaceo, ff. V, 152, IV’; 201 × 148 mm.
Ex libris
Nel margine superiore del primo foglio si legge, in grafia quattrocentesca, l’ex libris di appartenenza del volume: Est sancti Epiphani.
Vescovo aureolato
Il santo aureolato reca gli attributi del vescovo, cioè la mitra, il copricapo, e il pastorale, il bastone dall’estremità a ricciolo.
Storia del codice
Al f. 120vB: Finis 1469 februarii; la data è riproposta al f. 132rB, in righe alternate rosse e azzurre: MCCCC°LXVIIII° in mense februarii fuit expletum hoc opus.
Il manoscritto appartenne al monastero di Sant’Epifanio, come attestano la nota di possesso quattrocentesca sul margine superiore del f. 1r: “Est Sancti Epiphani”, ripresa sulla guardia Vv: Iste liber est canonicorum Congregationis Lateranensis commorantium in monasterio Sancti Epifanii Papie.
La prepositura di S. Epifanio a Pavia sorse nel V secolo, probabilmente su istanza del vescovo pavese Epifanio (Pavia, 438-496), di cui assunse il nome.
Nella metà del sec. XV vi si insediarono i Canonici Lateranesi con bolla papale del 1451.
L'istituzione fu soppressa alla fine del Settecento e il complesso fu adattato a sede dell’Orto Botanico dell’Università; sopravvive oggi soltanto il chiostro quattrocentesco.
Il manoscritto entrò nel monastero tramite acquisto, come lascia intendere la nota quattrocentesca apposta sul foglio di guardia Vv: Tabula super Bibliam idest super Testamentum vetus et novum, precio ducatis 1 ½.
LEGATURA: moderna.
Bibliografia
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Incipits of Latin Works on the Virtues and Vices, 1100-1500 A. D., Including a Section of Incipits on Works on the Pater Noster, [a cura di Morton W. Bloomfield e altri], Cambridge (Mass.), Mediaeval Academy of America, 1979 (Mediaeval Academy Publications, 88) p. 26 nr 135
Franca Buselli, I manoscritti datati della Biblioteca Universitaria di Pavia. Fondo Aldini (sec. XV), Tesi di laurea, Università degli studi di Pavia, A. A. 1989-90, pp. 135-137
Simona Gavinelli, Manoscritti a Pavia tra studium e biblioteca del Castello, in Almum Studium Papiensis. Storia dell’Università di Pavia, 1. Dalle origini all’età spagnola, I, Origini e fondazione dello Studium generale, a cura di Dario Mantovani, Trento, Cisalpino 2012, 724 n. 56
Pier Luigi Mulas, Una ricognizione della miniatura a Pavia e in Certosa tra Trecento e primo Cinquecento, in Laboratorio. Attualità delle ricerche sulla storia dell’arte a Pavia e in Certosa, a cura di Pier Luigi Mulas, Milano, Scalpendi, 2019, p. 146
I manoscritti datati della provincia di Pavia, a cura di Marco D’Agostino e Martina Pantarotto, Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2020 (Manoscritti datati d’Italia, 33), nr. 28