Questa cartella, che potrebbe intitolarsi I viaggi di Gaspar van Wittel, raccoglie otto vedute di città, cinque di Venezia, una di Firenze, una di Verona e una di Bologna. Solo quest’ultima è datata e risale al 1694. Altre due vedute di Firenze e dintorni sono conservate nella cartella successiva dal titolo Vedute diverse.
Lione Pascoli nella biografia di Gaspar van Wittel, scritta nel quarto decennio del Settecento, faceva cenno ad una prima sosta del pittore a Venezia nel corso del viaggio di trasferimento dall’Olanda a Roma, quindi alla metà degli anni Settanta del Seicento. Il biografo dava inoltre notizia di un altro soggiorno nella città lagunare seguito a una tappa bolognese, a sua volta successiva ad una fiorentina durante la quale l’artista avrebbe eseguito due vedute per il principe Ferdinando de’ Medici. Il 10 dicembre 1694 Gaspar van Wittel è certamente nel capoluogo emiliano, come testimonia il disegno di Porta Galliera a Bologna. La sosta fiorentina, secondo Lione Pascoli, avrebbe avuto una durata di cinque mesi, da maggio ad ottobre, notizia confortata da un documento degli archivi medicei secondo il quale il 26 novembre 1694 l’artista riceveva dall’amministrazione granducale il pagamento per due quadri. Nella primavera del 1694, dunque, il pittore olandese partiva da Roma alla volta di Firenze, nell’autunno-inverno passava a Bologna dove si trovava in dicembre, e attraverso Ferrara giungeva a Venezia, forse all’inizio del 1695. Nel corso del 1695 Gaspar van Wittel preparò, probabilmente, almeno alcuni dei grandi studi per le vedute veneziane ora conservati in Biblioteca nazionale. Nel dicembre 1696 era certamente tornato a Roma poiché veniva pagato dall’amministrazione Colonna per due vedute di Venezia.
La Veduta della chiesa della Salute, così come quella di San Marco, sono opere fondamentali per la nascita del vedutismo veneziano. La scelta del punto di vista, così come lo studio della luce e dell’acqua, evidenti nei diversi stadi di lavoro testimoniati dai disegni preparatori, denunciano quell’attenzione nei confronti della costruzione prospettica, patrimonio indispensabile del vedutista settecentesco. La novità dell’invenzione vanvitelliana non sfuggirà al Canaletto che qualche decennio più tardi, intorno al 1730, dipingerà un analogo soggetto traendo spunto dal modello del maestro olandese.