Penna, inchiostro bruno su carta quadrettata a matita e trasferita su un supporto di tela azzurra, 322 x 503 mm
In basso a sinistra la scritta autografa Verona
BNCR: Disegni 3, II, 8
Su questo disegno preparatorio, quadrettato, Gaspar van Wittel ha scritto, di suo pugno, il luogo raffigurato, Verona, e ha indicato, su alcune facciate delle case, la solita w, abbreviazione di wit, il colore bianco. Sulla facciata di altre case lungo l’Adige sono segnate alcune lettere maiuscole quali MM, RI, MV, probabili appunti di colori e materiali.
Sei sono le vedute di Verona, a me note fino ad oggi, dipinte da Gaspar van Wittel e tutte derivate da questo studio. Quattro di queste sono state pubblicate mentre due sono ancora inedite. Tutte e sei sono datate (1705 e 1719) o databili tra il primo e il secondo decennio del Settecento come se Gaspar van Wittel, che pure in terra veneta doveva aver soggiornato almeno due volte – nel 1675 scendendo dall’Olanda e tra il 1694 e il 1696 andando a Bologna e Venezia – avesse atteso un decennio per trarre dipinti da questo disegno preparatorio.
La Veduta è presa da un punto poco più a monte dell’attuale ponte Garibaldi, sulla riva sinistra dell’Adige, guardando verso oriente. Sulla riva si vede il mulino galleggiante, preso dal vero, che appartiene a quel gruppo di mulini che caratterizzavano il paesaggio fluviale veronese fino all’inizio del Novecento. Si notano le mura scaligere e una delle due torri della porta San Giorgio. Dietro i bastioni s’intravede una parte della chiesa di San Giorgio in Braida con la cupola del Sammicheli e l’imponente annesso monastero che si affaccia lungo il fiume e che è stato demolito a più riprese nel 1816 e nel 1837. Al centro, dopo il bastione delle Boccare, si vede il proseguimento delle mura che s’inerpicano su per il colle e limitano quella parte della città, sulla riva sinistra del fiume. Sul colle, a destra, compaiono le torri e le mura del castello visconteo, demolito dai francesi nel 1801. Rispetto ai dipinti il disegno presenta un visione più ristretta del luogo raffigurato. Sul lato sinistro è tagliato all’altezza della cupola di San Giorgio in Braida e inoltre la veduta dell’Adige si interrompe sul davanti, laddove è ancorato il mulino galleggiante.
Questa immagine della città resta un documento fondamentale per un’ideale ricostruzione dell’aspetto originario della cinta delle mura, costruite da Cangrande della Scala, e precisamente per quel tratto che va dal Bastione delle Boccare al Bastione di San Giorgio, tratto demolito dagli austriaci alla fine dell’Ottocento.