Il primo articolo di Giuliano Briganti (Roma 1918 – 1992) su Gaspar van Wittel risale al 1940 e fu pubblicato su «La critica d’arte», la prestigiosa rivista d’arte diretta da Carlo Ludovico Ragghianti. Briganti aveva ventun’anni, si era laureato il 21 giugno di quello stesso anno con Pietro Toesca all’Università di Roma con una tesi su Il Manierismo e Pellegrino Ribaldi. Briganti scriveva una recensione piuttosto critica della biografiaGaspare Vanvitelli, pubblicata da Costanza Lorenzetti. Briganti notava che l’autrice aveva ridotto «le pitture» di Gaspar van Wittel «a semplici documentari e lui stesso quasi al ruolo di fotografo ambulante».
Da allora Giuliano Briganti non abbandonerà più lo studio di Van Wittel, spetta a lui l’aver sottolineato l’importanza della prima formazione olandese dell’artista, pittore completo, non documentarista. Nel 1966 Briganti pubblica la sua monografia, dal titolo Gaspar van Wittel e l’origine della veduta settecentesca, ed è una piccola rivoluzione critica. Nel volume Briganti non affronta tanto la biografia dell’artista, ma piuttosto prende in esame il lungo cammino della nascita della veduta, dai disegni dei maestri oltramontani presenti a Roma all’inizio del Seicento, come Gerard Ter Borch il vecchio, fino ai paesisti nordici italianizzanti, da Breenbergh a Dujardin, ad Asselijn fino a Jacob de Heusch e Isaac de Moucheron. Accanto a questa corrente di pittori olandesi, molto importante per la nascita della veduta, Briganti punta la sua attenzione sulla presenza a Roma di un pittore della realtà urbana come il bergamasco Viviano Codazzi. Con la sua profonda conoscenza di Roma, Briganti ricostruisce, attraverso lo studio delle piante della città, da quella di Antonio Tempesta a quella di Giovan Battista Nolli, la topografia dei luoghi delle vedute del pittore olandese. Il catalogo dei dipinti, costruito secondo la cronologia dei viaggi del pittore, e quello dei disegni, diviso per luoghi – compreso il nucleo di disegni portati in Biblioteca nazionale da Domenico Gnoli - completano la pubblicazione.
Laura Laureati e Ludovica Trezzani nel 1996 hanno curato una nuova edizione del volume. Dalla morte dello studioso alla pubblicazione del libro nel 1996, sono emerse numerose opere inedite, dipinti a olio, gouaches e disegni, ma il nucleo principale era stato aggiornato, continuamente, da Briganti fin dal giorno successivo all’uscita del volume del 1966. Il lungo sodalizio tra il vedutista e lo storico dell’arte si è esaurito soltanto con la morte dello studioso.