Sanguigna, penna, inchiostro e acquerello grigio su diversi fogli di carta quadrettata a sanguigna e trasferita su un supporto di tela azzurra, 340 x 1190 mm
BNCR: Disegni 3, II, 4
Quando questo importante nucleo di studi vanvitelliani è stato restaurato, si sono verificati alcuni casi, seppur rari, di palesi errori nel montaggio dei fogli e il caso di questo disegno è l’esempio più clamoroso in tal senso. Il disegno è composto da diversi fogli ed è molto rovinato (manca del lato sinistro in basso). Dopo la foderatura è stato erroneamente rimontato invertendo l’ordine di due fogli nella parte destra, quelli con le imbarcazioni e il Palazzo Ducale. Nel 1966 Giuliano Briganti pubblicò, in modo sapiente, la fotografia del disegno con il giusto montaggio ricomposto artificialmente. Nel 1996 invece io ho scritto di averlo fatto, ma in realtà ho pubblicato, per errore, la fotografia dello stato reale del disegno.
Questa Veduta del Molo è presa esattamente di fronte alla Piazzetta che appare, al centro della prospettiva, dalla distanza di un centinaio di passi dalla riva, evidentemente da bordo di un battello. Si nota, sulla estrema sinistra, la piccola e massiccia costruzione merlata dei Pubblici Granai, detti di Terra Nuova, fabbrica in mattoni che, insieme ad edifici contigui, fu demolita in epoca napoleonica. Dietro i Granai si nota il lato posteriore delle Procuratie Nuove con gli ultimi due ordini di finestre e il tetto irto di camini. Segue poi l’antico ponte della Pescheria, così detto dal mercato del pesce che vi si trovava originariamente. Dopo il ponte s’innalza l’edificio sansoviniano della Zecca e, accanto, si vede il fianco della Libreria sulla quale domina il campanile. Dopo la Libreria, la piazzetta, al centro della prospettiva, con le due colonne di San Marco e di San Todaro. Sulla destra, il fianco sud di San Marco, di cui si vede una cupola e, quasi al centro della composizione, il Palazzo Ducale, cui segue il ponte della Paglia all’imbocco del Rio del Palazzo e l’inizio della riva degli Schiavoni.
Questo disegno preparatorio è stato molto utilizzato da Gaspar van Wittel che ne ha tratto almeno sette diverse versioni datate dal 1697 al 1717. Le redazioni più importanti di questa veduta, anche come dimensioni, sono due: quella del Prado, la prima in ordine cronogico, che misura un metro e settanta circa ed è datata 1697, e quella della collezione romana del conte Aldo Brachetti Peretti, non datata e in precedenza attribuita, non a caso, a Luca Carlevarijs, che misura oltre due metri. Quest’ultima fu riconosciuta a Gaspar van Wittel, suo vero autore, soltanto nel 1978 da Giuliano Briganti.