Gaspar van Wittel arriva a Roma intorno al 1675. Nello stesso anno Clemente X indice il Giubileo. Tutta la Fabbrica di San Pietro reca l’impronta di Bernini, che ha già realizzato il Baldacchino dell’altar maggiore e la Cattedra e ha ultimato il colonnato, di cui non verrà mai costruito però il terzo braccio (raffigurato nella pianta di Matteo Gregorio De Rossi del 1668), che avrebbe nascosto fino all’ultimo la vista della piazza dai Borghi, esaltandone così l’effetto scenografico.
La prima immagine della città per chi arriva da nord è Porta del popolo, restaurata nel 1655 da Bernini per l’ingresso di Cristina di Svezia. La piazza, imperniata sull’obelisco innalzato un secolo prima da Sisto V, è stata appena completata da Carlo Rainaldi e Bernini con la costruzione delle chiese gemelle di S. Maria in Montesanto e S. Maria dei miracoli, all’imbocco del tridente di strade che si diramano verso il centro.
Di queste, via del Babuino arriva dritta a Piazza di Spagna, dove la Barcaccia di Bernini ricorda le ricorrenti inondazioni del Tevere. Per arrivare a Trinità dei Monti si deve rimontare una scarpata: solo nel 1723 verrà bandito un concorso per la sistemazione dell’area. Da Trinità dei Monti parte la Strada Felice (Sistina), che va a S. Maria Maggiore. Più avanti a destra c’è il Quirinale, dove dall’inizio del Seicento il Pontefice risiede stabilmente. Via del Corso è stata appena allargata per volontà di Alessandro VII. Nella targa che celebra l’ampliamento la strada è definita «ippodromo delle festività cittadine», con riferimento alla Corsa dei barberi che si tiene a Carnevale. Sulla destra, via di Ripetta conduce verso il Tevere, dove al Porto della legna approdano imbarcazioni molto più piccole di quelle che ormeggiano a Ripa Grande; i lavori per un porto più grande su progetto di Alessandro Specchi inizieranno nel 1704.
Il Tevere si attraversa solo in tre punti: all’isola Tiberina, a Ponte Sisto e a Ponte S.Angelo. Quest’ultimo è la via di accesso a S. Pietro, e Clemente IX nel 1669 ha commissionato a Bernini dieci statue di Angeli per il ponte, oltre a un nuovo parapetto con ferrate aperte, che consentono la vista su Roma da una prospettiva centrale.
Al Foro Romano circolano le greggi e si tiene il mercato. Un altro mercato è Piazza Navona, dove Borromini ha completato la facciata di Sant’Agnese, in faccia alla quale Bernini ha realizzato la spettacolare Fontana dei Fiumi. Lo scorrere delle acque è il segno distintivo del luogo: scrive un viaggiatore, Charles de Brosses, che «d’estate si chiudono le bocche d’uscita delle vasche; la piazza, il cui suolo ha la forma di una conchiglia, si riempie di acqua e ci si va a spasso in barca». Qui hanno sede due grandi stamperie rivali romane, che fanno capo a due rami della famiglia De Rossi: quella alla Pace e quella a Piazza Navona, e si contendono i migliori disegnatori e incisori, come Lievin Cruyl o Giambattista Falda.
Nella vicina San Luigi dei Francesi, come anche in Santa Maria del Popolo, i pittori specie oltremontani ammirano i grandi quadri di Caravaggio, esempi di pittura “moderna”; altri invece si ispirano al classicismo degli affreschi di Annibale Carracci nel “cubo” (palazzo Farnese) e la città, come scriveva Giulio Mancini intorno al 1620, è piena di «molti franzesi e fiamminghi, che vanno e vengono e non li si può dar regola».