Penna, inchiostro, matita, acquerello grigio su fogli di carta quadrettata, in parte a penna e in parte a matita, trasferita su un supporto di tela azzurra, 471 x766 mm
BNCR: Disegni 3, II, 3
Nel catalogo della recente mostra di Parigi curata da Bozéna Anna Kowalczyk, questo disegno, che in realtà non è stato prestato, è schedato come se fosse datato 1695, data che in verità l’opera non presenta. Dal catalogo si deduce che tale data sia ritenuta certa poiché nella scheda successiva – con la Veduta del Molo, la piazzetta e il Palazzo Ducale del Prado, questa sì datata 1697 – l’indicazione della data, con i medesimi caratteri tipografici, è posta nello stesso luogo di quella del disegno, generando a mio avviso qualche confusione. E’ probabile che van Wittel abbia eseguito lo studio per la veduta di piazza San Marco durante il secondo viaggio a Venezia che ebbe luogo, forse, tra il 1694 e il 1696, ma è probabile e non certo. Potrebbe infatti averlo eseguito anche prima. Forse durante la sosta veneziana nel viaggio dall’Olanda a Roma? Gli appunti, tanti e tutti in lingua olandese, che sono riuscita ad esaminare e tradurre con l’aiuto preziosissimo di Arnold Witte, inducono almeno ad una riflessione in tal senso. E’ possibile che un artista da vent’anni in Italia si serva ancora della propria lingua per ricordare colori e materiali architettonici del luogo che vuol rappresentare? Alcune indicazioni sono quelle solite riferite al colore bianco, le numerose piccole w sparse in diverse zone della facciata della basilica, ma al di là di queste vi sono altri colori, come il verde di groen sullo zoccolo dell’entrata e il rosso di Ro (rood). Altri appunti sono sull’intradosso del primo arco: da sinistra, la parola geel che sta per giallo e l’espressione net marmer che Arnold Witte ritiene di poter tradurre con quasi marmo o sembra marmo; sul pozzo a destra dell’entrata, la parola pot o put (pozzo). Non una parola è in italiano, la lingua che Gaspar van Wittel parlava con tutti i suoi interlocutori, salvo forse l’amico e compaesano Cornelis Meyer. L’ipotesi, assai remota, che questo disegno possa essere stato eseguito in anni precedenti il viaggio nel nord Italia del 1694-1696, nasce anche dall’idea che questa veduta della piazzetta di San Marco con la basilica sarebbe comunque, per un artista straniero che arriva a Venezia, la prima immagine della città, l’immmagine per eccellenza, la più sintetica e universale della città lagunare, certamente un’immagine antecedente quella della Chiesa della Salute.
La veduta è presa dal fondo della piazza verso la torre dell’Orologio. Da sinistra si vedono la facciata di San Marco e il Palazzo Ducale, al centro le due colonne di San Marco e San Todaro, sul fondo l’isola di San Giorgio e sulla destra la facciata della Libreria Sansoviniana seminascosta dalla loggetta del campanile, del quale è accennato solo parzialmente il profilo. Oltre il campanile hanno inizio le Procuratie Nuove. Questa Veduta è una piccola-grande rivoluzione figurativa nella cultura seicentesca in quanto è il primo studio grafico di piazza San Marco destinato ad essere trasferito in un’opera pittorica. Il dipinto è il primo, in ordine cronologico, raffigurante una veduta che, qualche decennio più tardi, Luca Carlevarijs e poi Canaletto idearono e diffusero attraverso i loro numerosi dipinti. Bozéna Anna Kowalczyk ha notato giustamente, cambiando questa volta prospettiva nei confronti dei primordi della veduta, che l’anno di nascita di Canaletto coincide con la prima veduta veneziana datata di van Wittel, quella del Molo, la piazzetta e il Palazzo Ducale, ora conservata al Prado e datata 1697. E questa semplice osservazione riassume in modo chiaro la cronologia della nascita di un genere pittorico, il vedutismo.
Da questo disegno Gaspar van Wittel trarrà almeno due diverse versioni dipinte. La prima, conservata nel Palazzo Albeniz di Barcellona, l’abbiamo pubblicata nel 1996, l’ho esposta e schedata nel 2002 per l’unica mostra monografica (dipinti e disegni) dedicata all’artista. La Veduta proveniva forse dalla collezione di Elisabetta Farnese moglie di Filippo V di Spagna ed era, probabilmente, pendant della Veduta del Molo, la piazzetta e il Palazzo Ducale del Prado, delle stesse misure, datata 1697 (Laura Laureati in Gaspare Vanvitelli e le origini cit., p.188-189 n.59). La seconda versione, mai illustrata ma solo citata, farebbe parte della collezione degli eredi del duca di Medinaceli, il maggiore committente di van Wittel dopo i Colonna, e sarebbe conservata all’Hospital de Tavera di Toledo. Il condizionale è d’obbligo perché non ho mai visto quest’opera.