Il campione documentario esaminato per la città di Frosinone riporta informazioni lungo un arco temporale che va dal 1802 al 1897, con maggior concentrazione alla metà del secolo; si evidenziano in questa sede quelle relative alle strutture teatrali, alla gestione amministrativa della macchina artistica e alla consistenza, produzione e vita delle compagini artistiche operanti.
Mappa di Frosinone
i luoghi dello spettacolo e del teatro a Frosinone
Le attività di spettacolo sono riferibili a Frosinone lungo tutto l’arco del secolo xix a più luoghi, pubblici e privati. Tra il 1845 ed il 1863 sono menzionati: il locale ad uso di teatro sopra le scuderie della Gendarmeria in Piazza dei Macelli, un ‘teatro Diurno dalla rampa di strada posta sotto il palazzo apostolico’ con palchi temporanei, ed il ‘locale destinato a rappresentazioni nel Palazzo Comunale di Frosinone (in cui viene citato il nobile Trajetto). Ci si può esibire anche in case private purché la sala venga prima visionata dall’autorità, come nel caso del gruppo di giovani che chiedono di potersi riunire in casa di Pietro Ricciotti per esercitarsi in ‘declamazioni ed operette drammatiche morali.
La più antico tentativo di apertura di un teatro d’uso pubblico registrato dal campione è del 1802, quando Luigi Pesce e Giacinto Scifelli richiedono la concessione degli ultimi due piani di un casamento situato in contrada Il Borgo per realizzarvi un teatro. Il casamento ha tre piani ed è di pertinenza della R.C.A., essendo il piano terreno già adibito ad uso di forno ‘di pan venale e di pane mischio’; i ricorrenti propongono un canone di scudi 30 annui comprensivo della ristrutturazione del casamento e mantenimento del tetto, che l’amministrazione ritiene adatto. L’architetto Francesco Saverio Ambrosi, perito di controparte, riferisce di aver visitato il casamento e concorda col parere favorevole, assicurandone la fattibilità senza incomodo per le attività dei forni che manterrebbero l’uso della strada per il carico e scarico delle merci, anche perché ‘le travature e i pavimenti superiori sono ben robusti da sopportare cambiamenti d’uso e … non sussiste pericolo di incendio a causa dei fumi dei forni, perché la tromba del camino è spaziosa e non fuoriescono da essi né fiamme né faville. La sequenza termina con un sollecito inviato all’agente in Roma per la risoluzione dell’enfiteusi implorata da Pesce e Scifelli, che rimane senza riscontro ancora qualche mese dopo.
Senza data, ma inserita in un fascicolo del 1839, è una formale protesta di Arcidiacono e Legato del Capitolo per l’abuso da parte del Comune dello spazio della cattedrale per l’allestimento di parature e palchi: gli autori lamentano di non avere ricevuto alcuna domanda di autorizzazione per tale attività, tale per cui si “riterrà per violenza tutto ciò che si farà nella […] chiesa”.
Dal 1845 e almeno fino al 1863 è registrato l’uso del teatro di proprietà di Benedetto De Sanctis (o De Santis), cui verosimilmente si riferisce anche il maggior numero dei documenti recanti la sola indicazione di ‘teatro’. E’ la struttura in cui l’amministrazione appalta le stagioni di spettacolo per il Carnevale; ivi si esibiscono anche gli studenti belle lettere delle pubbliche scuole di Frosinone. In un caso nel 1846 si specificano per uno spettacolo notturno i prezzi dei palchi di prima, seconda, terza fila e platea rispettivamente valutati in grana (80, 60, 40, 12). Assenti le descrizioni fisiche della struttura, almeno relativamente al campione preso in esame.
Nel 1873 in un lungo verbale con orazione, il Consiglio di Frosinone autorizza il sindaco a stipulare un contratto d’affitto di lire 1000 annue per tre anni, per l’uso della struttura teatrale di proprietà del costruttore Berardi. L’iniziativa del sindaco di contattare Filippo Berardi per acquisire ed adattare ad uso di teatro uno dei locali da lui recentemente costruiti in città intende raccogliere l’imbarazzo cittadino di non disporre ancora di una struttura teatrale nonostante la città sia divenuta capo di circondario. Si sottolinea che la spesa proposta è di molto inferiore a quella sarebbe stata dovuta per le spese di costruzione, essendo il complesso composto dal corpo del teatro, dai locali di ingresso - prospicienti da un lato sulla via provinciale e dall’altro sulla via comunale superiore -, e da un annesso appartamento di sei locali, dei quali due o tre verranno destinati ad espresso uso di camere per gli artisti. Già all’atto della ristrutturazione il signor Berardi ha inteso la struttura come opera municipale, non volendo avere nulla a che fare con impresari di compagnie teatrali; come clausola, l’autorità si riserva tutto il palco di mezzo al secondo ordine e si impegna alla buona conservazione della struttura per il triennio d’affitto, che decorrerebbe dal 1 gennaio 1874, dato che il complesso non è ancora definitivamente consegnato, per estinguersi automaticamente al termine del triennio.
Approfondimenti
- Frosinone, 1802. Progetto di un Teatro in via Borgo Romano: carteggio del Comune
- Frosinone, 1802. Progetto di un Teatro in via Borgo Romano: carteggio della Sacra congregazione del buon governo
- Frosinone, 1802. Progetto di un Teatro in via Borgo Romano: perizia sui locali
- Frosinone, 1802. Progetto di un Teatro in via Borgo Romano: sollecito per l'istanza di Pesce e Scifelli
Amministrazione del teatro e degli spettacoli
L’autorizzazione all’apertura delle stagioni teatrali del Carnevale viene comunicata dal Ministero degli Interni alla Direzione Provinciale di Polizia, che la inoltra poi a tutti i centri del territorio, molti dei quali ne notificano la ricezione; con qualche variazione, come l’inoltro nel 1855 ai Governatori della Provincia, per diramazione alle autorità municipali; o come quando l’autorizzazione ad un singolo gruppo di recite viene comunicata al capo della Gendarmeria pontificia, verosimilmente perché destinate ai locali di loro pertinenza. In altri casi l’autorizzazione pone condizioni specifiche, come il previo consenso della Curia per l’area di Pontecorvo (nel 1856 il Vescovo di Aquino, Pontecorvo e Sora diffida il Delegato di Frosinone a concedere il del teatro di Pontecorvo ad un impresario proveniente dal Regno di Sicilia prima di aver visionato il contenuto delle opere, e negli anni 1857 e 1858 l’elenco di invio ai comuni viene inoltrato dal vescovado di Sora); o il previo accertamento dei requisiti politici degli attori e del vestiario utilizzato per compagnie che si esibiscono al di là degli appalti pubblici stagionali.
Le rappresentazioni vengono inibite in occasione dalla morte del pontefice e per l’apertura dell’anno giubilare; nella stagione autunnale 1865 il teatro si apre su condizione del vescovo di terminare gli spettacoli alle dieci e trenta pomeridiane e di cessare le attività nei venerdì, la Vigilia di tutti i santi e il tempo di Avvento.
Tra le autorità che presiedono alle attività di spettacolo cittadine è l’amministrazione municipale, che gestisce le procedure di appalto (anche sostituendo impresari a propria discrezione) e valuta opportunità ed importo delle doti da concedere per sopperire alle spese di allestimento; nomina altresì i Deputati per i pubblici spettacoli (di cui è occasionalmente membro lo stesso De Sanctis proprietario del teatro) comunicandoli per conoscenza alla Gendarmeria per il locale di sua pertinenza, sul quale di rimando essa relaziona tramite un apposito gendarme Ispettore.
E’ presente nella documentazione anche la Gendarmeria francese: alcuni sottoufficiali si esibiscono a beneficio degli operai della Senna privi di lavoro nel 1859, forse gli stessi che si producono in uno spettacolo comico in lingua nel 1863; la stretta vicinanza con i gendarmi risulta occasione di frizione, come nel caso riportato per il 1862.
L’autorità di Polizia si esplica anche nel controllo dei passaporti degli artisti, nella proibizione della messa in scena di opere ritenute inappropriate e nel rimpatrio di artisti per assolvimento degli obblighi contrattuali. Nei momenti di maggiore criticità politica (1864-1866) il controllo governativo si accentua imponendo divieti all’uso delle maschere al di fuori del teatro o richiedendo che gli annuali rapporti sulle attività di spettacolo specifichino i dettagli dei singoli eventi, ‘attese le attuali circostanze politiche ne’domini della Santa Sede’ o ‘per pubblicità dello stato della Cosa pubblica nei domini della Santa Sede’.
Le produzione teatrali a Frosinone
La produzione di spettacolo frusinate comprende nel campione esaminato mostra una prevalenza di opere di genere comico e comico danzante (uno con coreografo), ma anche drammatico (una compagnia goldoniana) e pantomima brillante; musica seria e buffa (un’operetta in dialetto romanesco), Valzer, Polka, balletto a passo doppio, ma anche marionette, ginnastica e ombre cinesi; giochi fisici, meccanici e di prestigio con ‘equilibrj’ indiani e cinesi, evoluzioni acrobatiche e con uccelli ammaestrati, ed esibizioni circensi.
Gli studenti di belle lettere delle scuole pubbliche si esibiscono in produzioni drammatiche; nella cittadina è costituita la Compagnia comica-danzante dei Giovinetti romani, che si esibisce nel 1859 in commedie, balli, passi a due e a cinque.
Tra le opere rappresentate prevalgono I due Foscari ed il Trovatore; vanno in scena anche Bravi due ed or son tre; Luisa Miller, Beatrice di Tenda, Semiramide, Masnadieri, Macbet, Ernani, Nabucco; Gli esposti; Rigoletto; Orazi e Curiazi e La Violetta; L’assedio di Frosinone; Il periglioso anedoto d’amor perduto. In un caso l’impresario fa specifica richiesta di un residente per la revisione dei libretti d’opera; da segnalare un documento senza data in cui l’artista Camilla Torelli scrive al Delegato perché le vengano restituiti una serie di libri tra cui romanzi e libretti d’opera, di cui si elencano i titoli.
La comunità frusinate dedica attenzione particolare all’insegnamento della musica. La risoluzione di assumere un maestro di cappella per l’insegnamento della musica e l’esecuzione di composizioni musicali nelle principali festività è deliberata dal consiglio già nel 1828. Le vicende relative alla Società filarmonica cittadina, detta anche banda o concerto armonico, impegnano molta documentazione dal 1835 alla fine del secolo, intrecciandosi alle questioni relative al ruolo del maestro di istruzione e direzione musicale ritenuto di rilievo sociale; la considerazione popolare del Civico Concerto si evidenzia nella ripetuta opposizione ai tentativi di sopprimere il fondo di spesa ad esso dedicato: nel 1897, non potendo far fronte ai servizi concertistici delle festività più importanti, la somma necessaria viene ottenuta col prelievo dal fondo di spesa per le condutture d’acqua all’ospedale, ritenute sufficienti.
Le compagini artistiche di cui si hanno maggiori dati variano nella composizione tra i 5 ed i 14 elementi, rappresentando il sesso maschile una di poco maggior proporzione. In qualche caso gli artisti sono sostanzialmente privi di mezzi: nel giugno 1846 bastano undici giorni di mancati incassi per indurre una compagnia alla richiesta di un sussidio per poter almeno tornare in patria, mentre l’artista Archenti è costretto all’abbandono dell’incarico per non essere riuscito a combinare il prestito necessario a farsi raggiungere da una parte della compagnia. Relativamente alla retribuzione degli artisti, una segnalazione propria merita il caso dell’impresario Marchetti, operativo in Frosinone nel 1845. Luigi Marchetti, proprietario di comica compagnia impiegata nel teatro De Santis per le rappresentazioni della stagione estiva, viene denunciato dall’oste Giuseppe Cesare per il mancato pagamento di tre giorni di vitto ed alloggio di 14 teatranti. Alla denuncia si aggiunge la richiesta di rimborso di Maria Francesca vedova Ricciotti, che lamenta di essere stata quasi costretta ad ospitare la compagnia insolvente; il cospicuo carteggio tra autorità lascia emergere un sistematico metodo di lavoro a credito utilizzato dal Marchetti, che gli procura aggressioni verbali nella pubblica piazza e denunce a cascata. La prima attrice Carolina Torelli, che ha soggiornato presso la locanda di Loreta Banchieri convinta dei pagamenti di Marchetti, denuncia il collega Ferri per diffamazione e ripudia formalmente la compagnia, chiedendo il forzoso recupero dei libri ancora in loro possesso per poter partire con la prima vettura possibile e tornare in patria senza ledere ulteriormente la propria immagine. Il Ferri denuncia Marchetti ed il suo socio Vitali per sperpero delle finanze della compagnia, producendo alla Polizia i conti della stessa. Venendogli imposto di ripartire per Roma, Marchetti dichiara di non avere il denaro per far fronte alla validazione dei passaporti, e chiede un sussidio per questo e per pagare il trasferimento della compagnia: risultando scaduti 7 passaporti, ed altri 2 senza visto, gli vengono rilasciati fogli di via obbligatori per Roma da presentare alla Direzione Generale di Polizia per il rilascio della nuova patente.