Rieti, 1820. Mappa del Catasto Gregoriano
La macchina teatrale
Al di là dei palchi in legno allestiti e rimossi al bisogno durante le stagioni di spettacolo nelle piazze della cittadina, le strutture cui ci si riferisce sono il Teatro dei Condomini o Dell’Accademia, e dopo lunga fase progettuale e costruttiva il Teatro Nuovo, poi Teatro Flavio Vespasiano.
Il Teatro dei Condomini, realizzato in legno e muratura e già attivo all’inizio del secolo, conta al 1838 una capienza di cinquecento posti su tre ordini di palchi, più un quarto da dieci palchi ‘formanti una specie di loggiato’. Non gode a quella data di sussidi comunali; l’ingresso prevede un biglietto del costo di baj 5. Ciascun palco è acquistabile, con differenze dovute al prestigio della postazione: inalienabili i palchi del primo ordine, a sorteggio annuale quelli del secondo e del terzo, mentre il quarto ordine da dieci palchi risulta a quella data soggetto ad unico proprietario. L’elevazione nel giro dei palchi del primo ordine alla stessa misura del secondo, già completa in quell’anno, ne equipara il valore di quota: per compare un palco stabile al primo e secondo ordine si spendono scudi 202, per il terzo scudi 90 e per i palchi del quarto scudi 6. La struttura dispone di un incaricato all’illuminazione serale; è dotata di un locale ad uso di caffetteria e di macchinari scenici, come la Rota per la pioggia. (Tav…..Fig.1: vetrina del caffè e bigliardo, illustrazione a matita, in ASRi, Archivio Comunale di Rieti, Tit.7, b. 776 “1853-1871”, fasc. 9, sottof. 3,sd).
L’ombra di una strisciante crisi economica appare diffusamente lungo tutto il campione documentale. Già nel 1822 la realizzazione di una tettoia sopra la porta d’ingresso del teatro ed all’ingresso del palcoscenico provoca dissenso tra Deputati del teatro, Condomini e Gonfaloniere sui criteri di ripartizione di spesa; cionondimeno la struttura è oggetto di frequente manutenzione, mostrando i segni di una cronica debolezza statica. Nel Capitolato per il nuovo teatro, sd, lo si descrive ‘di materiale soggetto ad incendi, di ambienti ristretti rispetto all’accresciuta popolazione; di ingressi angusti e poco sicuri’; nel 1848 il Consiglio Comunale autorizza a ‘migliorie al teatro pubblico per motivi di sicurezza e di decenza’, approvando il progetto dell’ingegner Falchi e sovvenzionando i lavori con scudi 1000.
Nel 1838 Antonio Colarieti si fa promotore di un progetto per la realizzazione di un nuovo edificio teatrale nella piazza del Leone, chiedendo autorizzazione a costituire una Società di Azionisti ed incassando per esso il compiacimento del Consigliere di Delegazione. Nel capitolato si motiva l’iniziativa con ragioni di pubblica sicurezza, prevedendo spese di realizzazione per scudi 10.000, la costituzione di una Società di gestione ed una struttura di ‘quattro ordini oltre il lubione da venticinque palchi ciascuno’, di cui i centrali di ogni ordine riservati alle autorità. Ma i complateari di Piazza del Leone si sollevano, accusando pubblicamente ‘azionisti e speculatori, alla testa de’quali il gonfaloniere Potenziani’ di speculazione edilizia, per aver aggirato le norme della Congregazione del Buon Governo sulle distanze minime tra gli edifici. Il reclamo è appoggiato dal vescovo e dai proprietari degli edifici limitrofi che ne verrebbero oscurati, e dopo breve i lavori vengono vietati: stante l’importanza storico-artistica della piazza e l’esistenza già di un teatro “riducibile con mediocre spesa in migliore aspetto, e più che capiente della moltitudine che può accorrervi, poiché pel vuoto infelice ne partono […] ogni anno ed impresari ed attori, onde si dolse il superiore governo che vi dovesse sempre ricorrere al rinforzo della tombola”.
L’Arch. Vincenzo Ghinelli presenta nel 1854 Il “Piano di esecuzione per il nuovo edificio teatrale da erigersi nella Città di Rieti in via del Regno, sito occupato da case, e corti di proprietà dei Sig.i Conte Vincenzo Mareri, Marchese Clarelli e De Antonj”. E’ un registro estremamente dettagliato, con la specifica descrittiva di ognuno dei lavori da eseguire per la costruzione del nuovo Teatro e, in colonna di destra, dei singoli importi; riportando in elenco ogni muro, cornice, fascione e pilastro da eseguirsi, e le modalità di costruzione dei vari artifici teatrali. L’anno successivo la Società degli azionisti ne approva i lavori di costruzione per la somma di scudi 23.788,36.9. Considerata la natura pubblica della struttura, si esonera il Consiglio di amministrazione dal pagamento delle tasse sul censo dei fabbricati già in fase di progettazione, e per i diciotto mesi successivi. Al marzo 1859 il Comune ha acquistato progressivamente dalla Società l’area rimasta libera attorno al teatro e progetta l’ampliamento delle tre strade ai lati della costruzione: via di Regno, vicolo Canali e vicolo di Sacro Monte di Pietà; si appaltano le forniture di legname di carpenteria in abete e castagno a Pietro Ferroni di Senigallia. Al 1860 risalgono trattative di vendita di fabbricati Clarelli e Vincentini, demolizioni, ricostruzioni, cessioni ed istrumenti relativi alla costruzione.
Porta la firma dell’Ing. Armellini la ‘Relazione intorno l’importo del grandioso teatro che si sta costruendo nella città di Rieti’, che rende conto al Delegato dell’eccezionale aumento di spesa che registra alla data del 14 gennaio 1860 scudi 38741,34.6, con una spesa rimanente di scudi 25106,09.9, per una stima finale di costruzione di scudi 63848,09.9. Tra le motivazioni addotte sono l’infelice scelta del luogo, che avrebbe imposto occupazioni di proprietà, spese di stipulazioni, demolizioni, allargamento di strade ed allargamento della piazza incontro al palazzo Vincenti; nonché un imponente sbancamento per arrivare a terreno stabile su cui poggiare le fondamenta, fino a palmi 80 di profondità. Nell’apprezzamento dello stato lavori si citano spese omesse o mal calcolate, segnalando le progressive e più forti differenze di realizzazione rispetto al piano originale. Relativamente a “La mole che torreggia sopra la piazza del Leone” l’ingegnere riferisce “pressoché rettangolare, lunga mt 57.20 (palmi architettonici 257.4) dal portico sulla piazza principale al muro posteriore su vicolo De Marco. E’ largo mt 36 (palmi 162) dal muro laterale di piazza Clarelli al vicolo delle Maestre Pie; è alto mt 28 (palmi 126) dal piano di vicolo De Marco. Occupa una superficie di ca. mt quadri 1700 ed un volume di ca. mt cubi 35000”. Della struttura, hanno grande rilevanza le parti accessorie, “destinate alla comodità ed al decoro”: portico, biliardo, sala da caffè, “una grandiosa sala…atta a darvi feste da ballo” di palmi 67x49 e l’abitazione del custode’. Nel 1867 la Società degli azionisti cede al Comune alcuni locali di proprietà del teatro in via degli Abruzzi, vicolo Canali e vicolo S.Paolo, nello stato in cui sono, in cambio della presa in carico da parte comunale dei lavori da terminare.
Tra gli anni Sessanta ed Ottanta del secolo si susseguono capitolati di appalto, cause civili e contestazioni per il lievitare delle spese (con aste per gli appalti dei lavori di compimento andate deserte). Nel 1874 si approvano alcune varianti e si affida il primo subappalto – in un fitto carteggio legale e fiscale compare una richiesta di condono per debito contratto con la Cassa di Risparmio di Rieti al 4 settembre 1877. Negli anni 1880-1881 sono gli appaltatori privati ad avanzare proposte di gestione. Negli anni Novanta si avviano i carteggi di trattativa per le forniture d’arredo; mentre ai primi del Novecento si datano una bella pianta con prospetto per una nuova latrina ed i lavori di restauro all’organo. Nel 1895 un carteggio relativo alle visite effettuate dal Re Umberto I e dalla Regina Margherita riporta la proposta del Consiglio comunale di far inaugurare ai sovrani il palco reale del teatro ed il compositore Vittorio Faraglia invia ai sovrani lo spartito musicale del Walzer il “Passaggio del Re” da lui composto per l’occasione.
(TAV...Fig.2, matita su cartoncino; Fig.3, matita su carta velina; Figg.4-6, matita su carta intestata Pietro Savio di Alessandria; Fig.7, china su carta.1-6 da ASRi Archivio Comunale di Rieti, Tit.7, Art.3, Pos.1, b.66 “1866-1912”, fasc.6; fig.7, ibid., fasc.7. I titoli sono sulle JPG).
La gestione amministrativa
A Rieti la Delegazione apostolica comunica annualmente l’apertura delle stagioni teatrali e del Carnevale su autorizzazione della Segreteria di Stato, comunicandola poi a tutti i centri del territorio, molti dei quali ne notificano la ricezione. L’apertura viene negata nel periodo di Quaresima in tutto il territorio, e durante l’Anno Santo nella sola città dominante; con la medesima procedura vengono sancite aperture o chiusure di teatro anche in occasione di singole feste religiose.
L’appalto delle stagioni teatrali procede similmente su tutti i centri del territorio con la richiesta di capocomici professionisti o di impresari per loro conto, di associazioni dilettantistiche e singoli virtuosi, ma anche di elementi delle amministrazioni o della cittadinanza; cui segue accettazione o rifiuto da parte della Congregazione di comproprietari dei palchi (o Congregazione dell’Accademia) e concessione o meno del Segretario di Stato, via Delegazione apostolica. L’istanza deve essere presentata con congruo anticipo (stante la possibilità del gonfaloniere di richiedere la concessione per impetrazione in casi eccentrici); e può riguardare una o più stagioni ed una o più annualità. Viene presentata richiesta per la sola sequenza di rappresentazioni o con richiesta di autorizzazione suppletiva per il gioco della tombola; a titolo gratuito o con concessione di doti in denaro per gli allestimenti. L’assegnazione della dote da parte del delegato apostolico o della Congregazione dei comproprietari dei palchi è valutata ed accettata in relazione al costo della vita, alle disponibilità di cassa oppure “per stima del buon nome” di un istante noto in società; in un caso utilizzando il sopravanzo del preventivo di gestione corrente per approfittare di un serraglio di bestie feroci stazionante a Terni.
L’istanza può essere corredata di allegati illustrativi delle attività previste, o di presentazione della compagine artistica. Non è infrequente l’uso da parte di personaggi influenti di segnalare i richiedenti istanti per impetrarne la causa.
Tra le autorità che soprintendono alle attività di spettacolo spicca l’elemento dell’associazionismo cittadino, rappresentato dalla Congregazione degli Accademici, poi Congregazione dei condomini o dei comproprietari dei palchi all’inizio del secolo e dalla Società degli azionisti, attiva dalla metà dello stesso: esse presiedono sia alla gestione delle stagioni artistiche che all’economia dei teatri, biglietteria e caffetteria comprese, stabilendo prezzi dei biglietti e privative sulla vendita delle bibite. L’evoluzione e le manifestazioni della vita associativa regalano un vivace spaccato della temperie cittadina dell’epoca.
La Deputazione per i pubblici spettacoli, presente già nel 1821, presiede lungo il secolo oltre alle fasi di progettazione del teatro nuovo le gare di maschere del Carnevale e le estrazioni della lotteria.
Magistratura comunale, Deputazione, Delegazione apostolica e Polizia dispongono nel Teatro dei relativi palchi riservati, la cui assegnazione è oggetto di più contestazioni per tutto il secolo a causa di funzioni pubbliche soppresse e ricostituite. Nel 1820 il direttore di polizia contesta al municipio il proprio diritto al palco riservato, “sempre lo stesso, dello stesso ordine di quello della rappresentanza governativa, ma da esso separato, e da pagarsi a spese della comunità”, a pena del divieto d’apertura; insistendo su quello di proscenio che però è di proprietà. Acquistato forzosamente, viene rivenduto al momento della soppressione della Direzione di Polizia: la diatriba che si scatena tra Direzione di polizia, Delegazione apostolica ed amministrazione municipale sull’interpretazione delle due circolari relative alla privativa del palco si trascina a singhiozzo per il successivo decennio. La preminenza data all’autorità di Polizia è dovuta anche all’impegno nella segnalazione di personaggi in carteggio riservato, in transito da e verso il capoluogo reatino. Il controllo delle istituzioni sul ruolo sociale del teatro è più forte nella prima metà del secolo, stanti i tentativi di avocazione da parte del Ministero dell’interno a seguito degli eventi del 1848; lungo l’arco temporale del campione l’uso di maschere nelle ore notturne è vietato con unica eccezione (nel 1823 la deroga al divieto “purché in prossimità del teatro” porta la firma del segretario di Stato cardinale Consalvi).
La produzione
Sono attive dal 1819 a Rieti compagnie di dilettanti cittadini noti sul territorio, come quella di Domenico Benucci di Calvi; comiche, come la Compagnia lombarda di cui è capo nel 1822 Elia Foschini, la Lavagnoli e la Zoppetti; di prosa, come quelle guidate da Cottin e Montebruni. L’Accademia filodrammatica reatina si costituisce nel 1858 con sede in contrada San Domenico; una banda civica (poi Accademia filarmonica) ed una militare sono attive dal 1830, inevitabilmente in contrasto tra di loro - della prima si conserva un interessante elenco di composizione al 23 ottobre 1839.
Tra gli spartiti da eseguire compaiono I due Foscari, Beatrice di Tenda, La Parisina, Anna Bolena, Elisir d’Amore, Il Pirata, la Norma, Pipelet e Maria di Rudenz; in un caso, nel 1848, per l’esecuzione de I due Foscari vengono trascritte per errore solo le parti orchestrali, e lo spartito con le parti vocali partito col corriere da Ancona si ferma a Terni e deve essere recuperato tramite bersagliere a cavallo. Interessanti, dall’Estratto del Piano di Esecuzione del 1853, la menzione degli strumenti per riprodurre i suoni della natura durante la messa in scena delle opere: la tromba per il tuono, il ventaglio per la saetta, la cassa per il semituono e la rota per la pioggia; nel 1895, compare la citazione del Walzer dal titolo Passaggio del Re composto da Vittorio Faraglia e allegato alla proposta del consiglio comunale di far inaugurare ai sovrani il palco reale del Teatro.
C’è mobilità all’interno delle compagini artistiche. Mentre sono più stabili i primi attori, le parti subalterne possono subire variazioni; come specificato in un volantino di compagnia. Su un altro stampato le parti sostituite vengono corrette a mano. Per compensare eventuali mancati incassi, gli istanti possono richiedere un’autorizzazione suppletiva per allestire il gioco della Tombola; ma di norma non ne vengono accettate più di tre per istanza, e due decimi dell’incasso vanno destinati all’Erario. Non è dunque infrequente il mancato pagamento degli artisti: in un caso del 1847, rimasti invenduti 4 palchi, il Consiglio versa 100 scudi dalla cassa comunale per tacitare le proteste di cantanti e suonatori non pagati; ancora a causa di simili proteste la Congregazione dei proprietari del Teatro invia in giustificazione al delegato apostolico una analisi dettagliata delle spese di allestimento della compagnia, interessante documento economico datato al gennaio 1850.
Utile segnalazione di vita da impresari è infine a Rieti la figura di Filippo Zinelli, capocomico operante in Lazio ed Abruzzo, che nel 1821 ottiene la stagione estiva su raccomandazione di monsignor Panfoldi Albucci e quella autunnale su indicazione diretta del cardinal Consalvi. Muovendosi contemporaneamente su più città (Viterbo, Civitavecchia e Frascati) riesce a sistemare a Rieti per l’estate del 1822 il proprio agente teatrale; finché in luglio la sua richiesta di rientrare viene rifiutata, per non aver mostrato gusto nella scelta delle opere messe in scena - “per lo più commedie dell’arte, o Pulcinellate”. Gli si augura buona sorte in Frascati
Dopo il 1890 la documentazione teatrale contempla esclusivamente gare tra maschere del carnevale con sfilate e premi, godibile indicatore dei costumi dell’epoca.