Ms. Gov. 197

Giovanni d’Andrea, Glossa in sextum librum Decretalium, Apparatus super arbore consanguinitatis et affinitatis


Ms.Gov. 197 Pavia (?), ante 19 luglio 1488


L’impaginazione è tipica dei manoscritti giuridici: al centro del foglio le Decretali, testi di diritto canonico, in caratteri maggiori, sono strette a tenaglia dalla glossa, il commento scritto in caratteri più piccoli (f.7r). Nella miniatura del f. 5r, sfavillante secondo il gusto della Lombardia tardogotica, l’autore offre il testo al papa affiancato da santi Padri della Chiesa. Scrisse il codice la suora pavese Laura de Bossi, per il canonico Antonio Ricci, il cui stemma parlante, raffigurante appunto un riccio, è miniato nel margine inferiore dello stesso foglio.

La decorazione è costituita da due grandi miniature con frontespizio che si trovano ai ff. 4v e 5r, dunque fronteggianti. La miniatura al f. 4v (mm 129x200) rappresenta l’Annunciazione. Sotto la miniatura si legge l’iscrizione evangelica: ne timeas Maria invenisti gratiam, mentre in alto compare il monogramma IHS; la miniatura al f. 5r (mm 133x205) rappresenta l’offerta del libro da parte dell’autore Giovanni d’Andrea al papa Bonifacio VIII. All’interno del testo si individuano 6 iniziali rubricate, 413 iniziali filigranate, 74 iniziali miniate decorate e 1 figurata insieme a una decorata e due figurate nei prologhi ai ff.. 4v-5r. Nella glossa si trovano invece 373 iniziali filigranate e 77 iniziali miniate. Nell’Apparatus, invece, compaiono due iniziali filigranate e una miniata decorata. La decorazione del manoscritto viene attribuita alla copista Laura Bossi, ad eccezione delle miniature che vengono ricondotte da Giuseppa Zanichelli a un artista pavese dell’ultimo quarto del secolo XV che avrebbe collaborato con il “maestro dei fondi giallini”. A tale artista, Zanichelli attribuisce il nome di “maestro di Laura Bossi”. Il sontuoso manoscritto sarebbe stato commissionato da Antonio Ricci, arciprete della collegiata di S. Fiorenzo a Fiorenzuola, nelle cui mani, però, non sarebbe mai pervenuto come sembra suggerire la nota d’acquisto.

Pergamena., ff. I, 146, I, mm 413 x 290

Storia del codice: a f. 145v compare la sottoscrizione della copista: «Explicit apparatus super arbore consanguinitatis et affinitatis compilatus a domino Iohanne Andrea decretorum doctore et scriptus per me sororem Lauream de Bossis»; nota d’acquisto a f. 145v sotto la sottoscrizione: «Istud opus Sexti est Raymundi optabile Thomae. Nam prece cum pretio docta Papia dedit MCCCCLXXXVIII XVIIII iulii». Presenza, poco più sotto, dei seguenti distici: «Cui te traddidero laetus liber ibis amico. Fac redeas citius si tuus alget amor. Te colit ut dominus, dominum sic dilige Thomam. Amissum precio, gaude, redemit opus. Te venaliciae mendax librarius hastae supposuit precium maius habere volens. Non auri quodcunque caput, non signa coturni, non umbelicus vendere te potuit». Provenienza dal Convento di S. Agostino di Cremona (nota sul piatto anteriore interno: «E Bibliotheca Divi Augustini Cremone»).