Il 1921 fu, anche per Piacenza, anzitutto, l'anno del sesto centenario dantesco. Mentre l'editore fiorentino Leo S. Olschki procedette alla riproduzione fac-simile del Codice landiano della Divina Commedia
posseduto dalla Biblioteca comunale di Piacenza, anche la stampa locale si occupò del centenario (si veda ad esempio l’articolo di Leopoldo Cerri, Dante, "Libertà" 4 settembre 1921, p. 2), Non solo Dante.
Il 1921 vide anche l’uscita di un’altra importante impresa storico-editoriale: il primo volume del Registrum Magnum del Comune di Piacenza, edito a Torino (curatori Andrea Corna Francesco Ercole ed Armando Tallone) grazie all'iniziativa del Bollettino storico piacentino e della Società storica subalpina, con il sostegno della Cassa di Risparmio di Piacenza. Continuarono naturalmente i contributi di approfondimento relativi alla storia di Piacenza. Sull'"Indicatore ecclesiastico per l'anno 1921" edito da Solari, Leopoldo Cerri diede alle stampe le sue Memorie storiche (Il territorio piacentino avanti la conquista romana; Il solenne ingresso a Piacenza della duchessa Margherita Aldobrandina 1620; La Rocca e la Chiesa di Monticelli; Funeri della duchessa Maria d'Este 1684; la Chiesetta di San Martino in Borgo; Modernismo edilizio). Dai torchi dell’Unione tipografica piacentina uscì invece lo studio di Giuseppe Della Cella relativo a Santa Maria in Cortina e il Palazzo del Re. Indagini storiche, mentre Ettore De Giovanni si occupò degli Albori di vita domenicana a Piacenza stampato dallo Stabilimento tipografico piacentino nella collana Piccola Biblioteca storica piacentina. Continuavano gli studi del “Bollettino storico piacentino”, la rivista fondata nel 1906 da Stefano Fermi. Nel 1921 il panorama culturale piacentino si arricchì tuttavia anche con l’uscita di due nuove riviste culturali: “Il Falco” e la “Strenna Piacentina”, edita dalla neocostituita Associazione Amici dell’Arte.
Tuttavia i problemi non mancavano. Stefano Fermi, direttore del “Bollettino storico piacentino” scrisse, proprio sulle pagine della rivista del 1921 un articolo dal titolo Problemi che attendono una soluzione, in cui si trovò ad evidenziare alcuni problemi che caratterizzavano il contesto culturale piacentino: "Il problema, per noi urgentissimo, dell’istituzione in Piacenza d'un Archivio di Stato, che salvasse dalla dispersione e dal macero tante preziose raccolte private di documenti, non è stato compreso: colpa questa principalmente dei nostri uomini politici, che più possono premere sul ministero dell'Interno, da cui dipendono gli Archivi di Stato. Noi provammo a sollevare la questione fin dal 1906, ma le nostre parole rimasero senza alcuna eco. Scoraggiati, non ne parlammo più che in privati colloqui, che pur non portarono a nessuna conclusione. Altra questione importante agitammo nel 1914 e 1915, quella della istituzione di una Biblioteca popolare, a lato della Biblioteca Comunale. (...). Ancora: c'è a Piacenza un Museo Civico, ma pochi lo sanno e pochissimi lo conoscono: il problema della sua sistemazione (non soltando topografica, ma anche giuridica e finanziaria) è stato più volte affacciato, ma non se ne è mai discusso di proposito e tanto meno si è cercato di risolverlo. (...) Il primo centenario d'una delle nostre istituzioni più insigni e benemerite, il Gabinetto di Lettura, è trascorso senza alcuna commemorazione pubblica o privata. La Società Pro coltura, sorta con un programma vasto ed encomiabile, è morta subito, senza nemmeno aver tentato l'attuazione”.