A cura di: Battaglia Emma, Bricchi Matilda, Delpanno Anna, Elmadhi Giulia, Fochi Camilla, Chiara Mazzoni, Pagani Sara, Zanelli Francesca
Anche a Piacenza, negli anni del primo dopoguerra, le attività economiche e commerciali cercarono di riprendere terreno, nonostante le molteplici difficoltà. Di rimando, pure le pubblicità sui giornali e sulle riviste ripresero ad essere via via più numerose. Le réclames, come erano allora definite, avevano il pregio di suggerire gli ambienti e le atmosfere del territorio, costumi, ma anche la tendenza verso il nuovo dei settori economici e commerciali piacentini. Tali pubblicità costituiscono un osservatorio privilegiato per capire molteplici aspetti della realtà socio-economica piacentina di quegli anni. Si tratta di messaggi pubblicitari che restituiscono una precisa mappatura dell’economia piacentina: dagli alberghi ai ristoranti alle banche, dalle tipografie ai più svariati esercizi commerciali che offrono "le più squisite interpretazioni della moda", pur assicurando sempre che i "prezzi non temono concorrenza". Con questi documenti grafici si riesce a capire come ci si vestiva, che cosa si andava ad acquistare in un negozio di cancelleria, quali erano i servizi offerti dalle banche o quali bontà potevano essere assaggiate nelle tante pasticcerie. L'indicazione delle vie e dei numeri civici consente anche di ricostruire l'esatta localizzazione delle attività e la distribuzione geografica legata ai vari servizi. La maggior parte di questi si concentra nel centro città, esiste però qualche eccezione per quanto riguarda i servizi agricoli che si trovano sparsi per le campagne piacentine.
Non tutte le testate giornalistiche, però, pubblicizzano allo stesso modo. La Libertà è sicuramente al primo posto per quanto riguarda il numero di pubblicità, i suoi lettori sono per la maggior parte persone che abbracciano la democrazia, quindi di rango medio basso, per questo, avendo tanti e diversi lettori, si trovano pubblicità che spaziano in diversi campi. Partendo dal settore del vestiario, le donne piacentine comprano per lo più tessuti, cinte, corsetti e scarpe, ma mai abiti completi, da cui si deduce la costante presenza del cucito, confermata anche dalle molteplici pubblicità per le macchine per cucire. Le nostre donne sembrano tenere molto al loro stile, ma per quanto riguarda l’estetica e la cura personale sono un po’ fuori strada, infatti appaiono pochissime pubblicità riguardanti questo ambito. Se tendevano ad evitare la cura personale, la salute era sicuramente importantissima. Proprio in questa testata appaiono numerosissimi dottori e studi medici, l’ambito medico è sicuramente quello di cui si parla di più. Come si deduce le donne sono più interessate a spendere soldi mentre i loro uomini pensano a come guadagnare: in quasi tutte le testate giornalistiche appaiono pubblicità di istituti economici e banche. Nella bandiera rossa si trova addirittura un resoconto settimanale della situazione della Cassa di Risparmio. Oltre a quest’ultima anche la Scure e Vita Giovanile hanno poche pubblicità tra cui molte riguardanti il campo agricolo e anche una novità: la fotografia. Queste due testate e la Voce Proletaria dedicano uno spazio all'auto pubblicizzazione.
Particolare è la Voce Proletaria perché non appaiono mai pubblicità, è proprio un giornale incentrato nel parlare dei lavoratori e dei loro diritti.
In conclusione nel 1921 le pubblicità si concentravano maggiormente nei giornali più letti dai cittadini, quindi la Libertà, in modo che più gente possibile potesse venire a conoscenza di tutti i servizi presenti in città.