Panorama Politico

SITUAZIONE POLITICA 1921

La crisi postbellica, nonostante l’Italia fosse uscita vittoriosa dalla guerra, si trascina per tutto il biennio 1919-1920: le industrie devono riconvertire la loro produzione ma il mercato interno non produce domanda a sufficienza; gli effetti dell’inflazione ricadono sulll’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità; in campagna e in città i lavoratori si organizzano in leghe e consigli di fabbrica e si rendono protagonisti di numerose proteste e scioperi. Il sistema liberale sostenuto da Giolitti entra in crisi e cede il passo ai partiti di massa che si fanno portavoce del diffuso malcontento.
A Piacenza alla fine del 1920 viene eletto il primo sindaco socialista ma il fascio locale, sorto nel 1919, non ha ancora una connotazione politica rilevante che acquisirà invece l’anno successivo grazie la leader carismatico Barbiellini Amidei.

Nel 1921 anche Piacenza diventa scenario di numerosi atti di violenza rossa e nera: lo squadrismo fascista è sostenuto dalla media borghesia che appoggia il Barbiellini ormai indiscusso ras locale che dalle pagine de “La Scure” (“La Scure”, 26 febbraio 1921) non perde occasione per chiarire le proprie posizioni; il socialismo, che ha ottenuto la maggioranza dei voti nelle elezioni del maggio del 1921, fatica ora a rappresentare le categorie dei contadini e dei mezzadri fittavoli che abbandonano le leghe rosse e scelgono il sindacalismo fascista; la Federazione comunista, nata a Piacenza nel marzo del 1921, non raccoglie le adesioni sperate e rimane un’esperienza marginale nonostante goda delle simpatie anche del Faggi e della Camera del Lavoro di Piacenza che continua comunque a dichiararsi estranea ad ogni fazione politica.