In un contesto provinciale come quello piacentino, segnato da decenni di immobilismo, scarsa inclinazione ai cambiamenti e alle innovazioni, la prima guerra mondiale aveva provocato un effetto dirompente, in città e in campagna, determinando o accelerando notevoli trasformazioni.
In poco più di tre anni era cambiato il volto della città: la guerra investì e travolse tutti, sul fronte militare e su quello interno. La guerra ridisegnò la mappa degli schieramenti politici ed emersero nuovi protagonisti. Durante la guerra si verificò anche la trasformazione degli spazi fisici, sociali e collettivi della città. Negli anni di guerra, Piacenza divenne una città-caserma e vennero occupati numerosi locali pubblici e privati. In città e in provincia arrivarono anche migliaia di profughi dai territori occupati. Questa invasione di migliaia di persone ebbe conseguenze anche sul piano socio-culturale dal momento che rappresentò un’esperienza unica di conoscenza diverse per costumi e tradizioni.
La città aveva inoltre risposto con grande entusiasmo agli appelli di solidarietà, con offerte in denaro e con la costituzione di comitati per soccorrere tutti coloro che soffrivano per la guerra, al fronte come in città. Piacenza, come altre città, aveva partecipato intensamente alla mobilitazione "civile". Città da sempre fondamentale nella struttura militare italiana, nel contesto specifico della guerra contro l’Austria assunse un ruolo essenziale. Da una parte punto di passaggio obbligato per le truppe mobilitate, e per lo smistamento dei rifornimenti diretti al fronte, dall'altra, sede di importanti servizi di supporto al conflitto: sede di ospedali, di case di rieducazione, luogo di accoglimento per prigionieri prima e profughi dopo Caporetto, di stabilimenti di produzione dipendenti dall'amministrazione militare, che durante la guerra conobbero uno sviluppo enorme. I ceti dirigenti piacentini attraverso Comitati ed Associazioni spessissimo volontarie, con una grande partecipazione femminile, riuscirono a mettere in campo e gestire una serie di iniziative a mezza via tra il benefico, il filantropico, il sociale, l’umanitario, di grandissimo rilievo, interagendo o lavorando in parallelo con l’amministrazione pubblica. Questo naturalmente ebbe conseguenze anche negli anni dell'immediato dopoguerra, effetti che andremo ad indagare.