L'emigrazione italiana dell'Ottocento e dell'inizio del Novecento è un fenomeno complesso, che ha le sue radici in fenomeni di natura economica, sociale e culturale. I contemporanei quasi all'unanimità riconobbero nell'economia la causa scatenante, variamente combinata con la crescita demografica - che rendeva insufficienti le risorse italiane - o con altri fattori come i metodi di produzione o la struttura della proprietà. Vi erano tuttavia altri elementi che influivano in maniera determinante sulla partenza dall'Italia: ebbero per esempio un loro ruolo anche l'aumento della pressione fiscale in Italia, i cicli economici e le politiche dei Paesi di arrivo, motivazioni ideologiche e culturali, avvenimenti climatici sfavorevoli, carestie, epidemie. Avversità interne e opportunità di lavoro orientavano rapidamente gli spostamenti della popolazione italiana. Vi era poi chi partiva per spirito d'avventura, come aveva fatto Adolfo Rossi stesso, per imitazione, o perfino per moda - come accadeva in Calabria, dove non si concedevano volentieri le figlie "in isposa a un giovanotto se questi non va prima in America".
051 Libretto per l'emigrante con pubblicità dei vantaggi dell'emigrazione in Argentina da esporre al Caffè Borsa di Rovigo, 1868. L'opuscolo si inserisce nel contesto dell'emigrazione di massa, innescato all'indomani dell'Unità. Nel 1868, anno della famigerata tassa sul macinato, il fenomeno migratorio veniva per la prima volta affrontato in Parlamento. Nello stesso periodo alcuni Paesi, come Brasile, Argentina e Uruguay, iniziarono a favorire l'immigrazione come mezzo per popolare e mettere a coltura vasti territori ancora incolti. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Camera di Commercio, b. 146, fasc. 14.
052 Registro degli emigrati a San Paolo dal comune di Boara Polesine, 1887-1910. Dal 1876, anno in cui iniziò la rilevazione ufficiale degli espatriati, fino al 1900 emigrarono dall'Italia oltre tre milioni di persone. Fra queste, quasi 950.000 partirono dal Veneto - nel solo Polesine se ne andò il 30% della popolazione, per lo più diretta in Brasile. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Comune di Boara Polesine, reg. 48.
053 Bollettino del Prefetto di Rovigo ai sindaci della Provincia, 31 marzo 1891. La comunicazione del Prefetto riguarda l'emigrazione temporanea di lavoratori italiani in Turchia, dove si andava costruendo una nuova linea ferroviaria: nel Paese erano già giunti numerosi operai italiani, prima impiegati nei cantieri in Italia e in Grecia, perciò "i nuovi che vi si recassero, facilmente rimarrebbero delusi nelle loro speranze come si verificò l'anno decorso". L'emigrazione temporanea diretta in Europa e nei Paesi del bacino del Mediterraneo affiancò sempre quella nei Paesi transoceanici, e fu anzi dominante nel periodo 1901-1920. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Comune di Rovigo, Biblioteca Legislativa, Bollettini della Prefettura.
054 Lettera dell'agente per Rovigo dell'Agenzia generale marittima Gramatica Gerolamo & co. al comune di Concadirame, 15 maggio 1891. Gli agenti di emigrazione erano quelle figure intermediarie che servivano da collegamento fra gli emigranti e le compagnie di navigazione, ma che potevano essere pagati anche da privati imprenditori stranieri o da quegli Stati, come l'Argentina o il Brasile, che più necessitavano di lavoratori agricoli. In non pochi casi agenti e sub-agenti (ovvero i rappresentanti sul territorio delle agenzie) raggirarono e si approfittarono dei migranti, tanto da venir definiti come "una razza nuova di negrieri". Un maggiore controllo sull'affidabilità degli intermediari fu introdotto nel 1901, quando alla figura dell'agente si sostituì quella di vettore d'emigranti. Quest'ultimo per operare doveva ricevere una preventiva patente dal Commissariato generale dell'emigrazione: nessuno sprovvisto di tale autorizzazione avrebbe potuto "arrolare o accaparrare emigranti, promettere o vendere biglietti d'imbarco". Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Comune di Concadirame, b. 74.
055 Minacce anonime ad un piccolo proprietario terriero di Gaiba, 1885. Il mancato successo di agitazioni come la Boje, a cui va ricondotto il documento in immagine, fu tra le ragioni che spinsero alcuni migranti a cercare maggiore fortuna nei Paesi transoceanici. È possibile che questa aspirazione fosse la molla che portò il sarto Giovanni Battista Campion, riconosciuto e condannato come uno degli istigatori degli scioperi avvenuti a San Bellino nel 1884, a diventare agente di emigrazione e vettore di navigazione per alcuni comuni del Polesine. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Buste speciali La Boje, b. 2.
056 Progetto per la ricostruzione della Chiavica Curicchi, distrutta dall'alluvione, 1883. La rotta dell'Adige nel 1882 causò l'allagamento parziale o totale di 36 comuni: in una relazione presentata ai presidenti dei consorzi di bonifica si esprimeva il timore che "la Provincia nostra [...] ritornerò nello stato infelicissimo nel quale versava molti secoli addietro, cioè di una sterile ed infesta palude”. L’evento e le sue conseguenze contribuirono, negli anni successivi, ad aumentare l'emigrazione dal Polesine. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo,Consorzio di Bonificazione Polesana, b. 56.
057 Casa Castellan a Baguassu in Brasile, 1902. Michele Castellan ed i suoi figli erano partiti d Villanova del Ghebbo (RO) alla volta del Brasile alla metà degli anni '80 dell'Ottocento; erano entrati alle dipendenze di un fazeindero "bravo e onesto" ed erano riusciti a costruire una casa, un laboratorio da fabbro e da falegname, un mulino ed una fabbrica di birra e gazose. Nel frattempo, però le condizioni del Brasile erano mutate, e, se anche "in addietro era questione di trovare un padrone onesto e di essere bravi lavoratori, nel qual caso si era sicuri di stare meglio che in Italia", nel 1902 il Castellan affermava che "le cose vanno oggi meno bene d'una volta, e mi pare che per ora sarebbe opportuno non far venire nuove famiglie di emigranti". Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 4, quaderno 4.