Lillio Saralvo, figlio di Leone Saralvo e Zaira Melli nasce a Ferrara, in Italia, il 30 Ottobre 1901.
Di stato civile celibe, ha sempre vissuto in via Mazzini numero 47 insieme alla madre. Lavora come venditore ambulante.
Per il fatto che fosse 'ebreo puro' e della sua condotta, viene internato per alcuni periodi in campi situati in varie parti d’Italia.
Nel Luglio 1940 viene inviato a Sant’Angelo in Vado, in provincia di Pesaro, in quanto pregiudicato per furto, gioco d’azzardo e accusato per propaganda antifascista.
Durante l’internamento stringe rapporti col ‘pregiudicato ex vigilato Bigoni Umberto’.
Continuando a ‘tenere cattiva condotta’, viene trasferito a Macerata Feltria.
Saralvo, in seguito ad un controllo da parte dell’Ufficiale sanitario del Comune di Macerata Feltria, viene giudicato in ‘stato di indigenza’ e data la 'pericolosità che presenta la sua malattia' all’interno di un piccolo centro si ritiene necessario il suo ricovero in un sanatorio. Perciò viene chiesto un eventuale atto di clemenza.
In seguito all’approvazione del Duce, che dispone la commutazione dell’internamento in ammonizione, Saralvo Lillio può tornare a Ferrara.
Successivamente riceve un’ammonizione di due anni per non aver prestato servizio militare, in quanto riformato, e per essere risultato in condizioni di salute apparentemente buone, una volta riesaminato dai medici.
Questa ammonizione dell’Ottobre 1941 lo obbliga a seguire precise regole imposte dalla Questura:
1. Vivere onestamente e non dare ragione a sospetti;
2. Fissare stabilmente la propria dimora, comunicandola nel termine di 5 giorni all’Autorità di P.S. e di non abbandonarla senza il preventivo avviso alla stessa Autorità;
3. Non uscire al mattino prima delle 6 da Novembre a Marzo e negli altri mesi non più tardi delle ore 5;
4. Non rincasare, la sera, più tardi delle ore 19 da Novembre a Marzo e negli altri mesi più tardi delle ore 20;
5. Non associarsi a persone pregiudicate, non portare armi e non frequentare abitualmente bettole, osterie ed altri pubblici esercizi nonché case di prostituzione.
Nel marzo dell’anno successivo viene assunto come elettricista in un forno situato in via Vignatagliata 49.
Nel settembre dello stesso anno presenta una richiesta per poter uscire dalla propria abitazione e recarsi al lavoro al Teatro Comunale come operaio, presso la “Società Cinematografica Italiana”, che in quel momento sta girando il film «Ossessione» di Luchino Visconti. La richiesta viene accettata.
Il giorno 26 Febbraio del 1944 viene catturato dalla GNR e inviato al campo di concentramento di Fossoli, in provincia di Modena.
In seguito è trasferito ad Auschwitz, poi a Mauthausen dove muore il 18 Febbraio dell’anno 1945.