Fondi
print this pageCassa sacra
La Cassa sacra - con estremi cronologici 1784-1796 - consta di n. bb. 2035. Si presenta, attualmente, suddivisa nelle seguenti serie, alcune delle quali sono in corso di schedatura:
- Segreteria ecclesiastica, bb. n. 93, fascc. n. 1753
- Segreteria pagana, bb. n. 101, fascc. 1791
- Mastrodattia, bb. n. 136, fascc. 2846
- Vendite e censuazioni, bb. n. 122, fascc. n. 4813
- Razionalia, bb. n. 405, fascc. n. 5142
- Ispezione di Reggio, bb. n. 95, fascc. n. 2065
- Libri antichi e platee, bb. n. 117
- Libri di carico, voll. n. 50
- Liste di carico, bb. n. 21
- Miscellanea (1), bb. n. 28, fascc. n. 1944
- Miscellanea (2), bb. n. 15
- Giunta di Corrispondenza, bb. n. 290
- Atti vari, bb. n. 568.
Il fondo fu versato il 1° febbraio 1845 a Giuseppe Tramontano Santacroce, Archivario Provinciale di Calabria Ultra Seconda, da Luigi Fiore, incaricato per la consegna delle carte dell’abolita Cassa sacra in esecuzione degli ordini del Sig. Intendente, ed è corredato da elenco di versamento che fornisce preziose informazioni sulla consistenza e sulla varietà della produzione documentaria.
Risulta essere il primo fondo consegnato all’Archivio Provinciale di Calabria Ultra Seconda e rappresenta una preziosa raccolta di documenti molto interessanti per la storia locale e del regno, provenienti dai Monasteri, Conventi, Abbazie, Commende, Cappellanie, Benefici di diversa natura ( v. “Archivio Provinciale di Catanzaro”, Hettore Capialbi, 1901). Nella stessa pubblicazione si legge che “Tutta la parte membranacea di questi titoli fu per sconsigliata disposizione ministeriale del 1845, richiamata ed accentrata nel Grande Archivio di Napoli. Le pergamene allora spedite [...] furono 6026. Più deplorevole ancora, non per la quantità, né per la qualità, ma perché parve che l’improvvida misura non era stata revocata, fu l’invio a Napoli delle ultime 14 pergamene, che ancora ci erano rimaste, spedite nel 16 ottobre 1861”.
Cenno storico
La magistratura nacque con lo scopo di porre rimedio alle gravi conseguenza del terribile terremoto del 5 febbraio 1783 che sconvolse gran parte della Calabria Ulteriore (territorio corrispondente alle attuali province di Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria), distruggendo completamente decine di centri abitati, provocando la morte di oltre trentamila persone (il 10% della popolazione dell’intera provincia), sconvolgendo gran parte del paesaggio agrario.
Le scosse si ripeterono sino al 7 febbraio. Nuove scosse si verificarono il 28 dello stesso mese, l’1 ed il 28 marzo, giorno in cui la loro intensità fu rilevante, ed ancora nella notte tra il 29 ed il 30 luglio dello stesso anno. L’entità dei danni fu incalcolabile. I primi provvedimenti furono presi dal Preside, maresciallo Michele Cornè, che incaricò l’Uditore Raffaele Mantegna di ispezionare i luoghi colpiti dal sisma per una verifica.
Ferdinando IV, venuto a conoscenza del terribile evento, nominò il principe Francesco Pignatelli Vicario generale per le Calabria con autorità su tutti i Presidi, tribunali, baroni, Corti regie e baronali; gli assegnò centomila ducati per le spese più urgenti e dispose che ogni autorità agevolasse la sua opera.
In data 14 maggio 1784 venne pubblicato un bando in cui fu disposto dal Vicario generale delle Calabrie l’esatto adempimento delle reali determinazioni che prevedevano, in modo particolare, l’abolizione dei monasteri e conventi dei regolari - femminili e maschili - con meno di 12 individui e di tutti i luoghi pii - ecclesiastici e laicali -, e accorpamento dei loro beni alla Cassa sacra che dovrà essere stabilita da S. M. nella provincia.
In data 19 maggio il relativo decreto stabilì che un Ente governativo straordinario dovesse subentrare agli enti ecclesiastici nella gestione della loro proprietà e che i loro beni, tanto rustici che urbani, fossero immediatamente posti in vendita, sperando in tal modo di recuperare una somma abbastanza elevata da destinare al risanamento della Calabria.
In data 4 giugno fu istituita in Catanzaro una Giunta , detta appunto di Cassa sacra, con il compito precipuo di destinare gli introiti alle opere necessarie; essa era amministrata da una Giunta composta da quattro ministri:
- Vincenzo Pignatelli, Preside;
- Salvatore Spinelli, Vescovo;
- Andrea De Leone, Caporuota;
- Domenico Ciaraldi, Uditore con funzione di fiscale.
Il dispaccio istitutivo del 4 giugno prevedeva, accanto all’istituzione di una Cassa di introito ed esito per Catanzaro, altre tre casse così distribuite: una per Monteleone, una per Reggio ed una per Cotrone, affidate ai ministri regi pecuniari il cui compito era quello di incassare le rendite dei luoghi pii, di effettuare i pagamenti urgenti per opere pubbliche e sussidi, trasmettendo ogni tre mesi il residuo alla Giunta di Catanzaro.
Con dispaccio del 27 novembre 1784 fu istituita a Napoli una Suprema Giunta di corrispondenza col compito di decidere sui ricorsi contro i decreti della Giunta di Catanzaro, di rivedere i conti della Cassa sacra di Catanzaro e tenere lo stato generale delle rendite di essa cassa sacra, redatto dal razionale D. Carlo Romei, nonchè progettare la ricostruzione.
L’istituzione della Suprema Giunta fu desiderata da Ferdinando I per scemare l’indipendenza o meglio ancora per regolare l’indirizzo degli atti della Giunta di Catanzaro.
Con R. Decreto del 27 novembre 1784 in Calabria furono create due Ispezioni che presero il nome di dipartimenti - Reggio e Monteleone - alle quali, con dispacci del 31 gennaio 1786 furono aggiunte le ispezioni di Catanzaro e Gerace. Ogni dipartimento fu poi diviso in più distretti - in tutto 40 - prima chiamati riparti a capo dei quali fu posto un amministratore di Cassa sacra.
Successivamente, con dispaccio del 21 maggio 1793, che assimilò la Cassa sacra ad una regia udienza provinciale furono affidati alla Giunta compiti giudiziari ed esecutivi per ogni controversia relativi a beni di propria competenza.
Bibliografia
- Achille Grimaldi, La Cassa sacra, Napoli, Stamperia dell’Iride, 1863
- Hettore Capialbi, Archivio provinciale di Catanzaro, Catanzaro, Stabil. Tip. V. Asturi e Figli, 1901
- Augusto Placanica, Il filosofo e la catastrofe, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1985
Consiglio Generale degli Ospizi
Il fondo, corredato da inventario analitico, comprende anche le carte del Consiglio generale di amministrazione degli stabilimenti di beneficenza di epoca murattiana; ha estremi cronologici 1806-1864 (prec. 1769, success. 1867) ed una consistenza di bb. n. 213 e di num 4.780 pezzi, suddivisi nelle seguenti serie:
- Conti morali e materiali, bb. n. 109, fascc. n. 1466;
- Opere pie, Stati discussi, bb. n. 4, fascc. n. 200;
- Opere pie, Conti, bb. n. 2, fascc. n. 24;
- Opere pie, Conti, registri, b. n. 1, fascc. n. 38;
- Opere pie, Personale, bb. n. 10, fascc. n. 402;
- Opere pie, Debitori censuari, bb. n. 5, fascc. n. 177;
- Opere pie, Statuti, b. n. 1, fascc. n. 34;
- Opere pie, Congrue, bb. n. 2, fascc. n. 59;
- Opere pie, Affari speciali, bb. n. 57, fascc. 1844;
- Varie, b. n. 1, fascc. n. 45;
- Opere pie, Contenzioso, bb. n. 3, fascc. n. 70;
- Opere pie, Ruoli dei censi, bb. n. 2, fascc. n. 38;
- Opere pie, Debiti e crediti dei contabili, bb. n. 2, fascc. n. 40;
- Opere pie, Bolle crociate, b. n. 1, fascc. n. 16;
- Opere pie, Contabilità militare, bb. n. 2, fascc. n. 34;
- Stati discussi e spese varie, b. n. 1, fascc. n. 17;
- Opere pie, Affari generali – Leggi – Decreti – Regolamenti e Affari diversi, bb. n. 2, fascc. n. 72;
- Personale, bb. n. 2, fascc. n. 73;
- Conti, bb. n. 2, fascc. n. 26;
- Varie, bb. 4, fascc. n. 105.
Cenno storico
I Consigli Generali d’Amministrazione, organizzati col Regio Decreto 16 ottobre 1809, n. 493, dipendenti dal Ministero degli Affari Interni, “considerati come corpi assolutamente distinti da tutte le altre amministrazioni”, furono istituiti in ogni provincia del Regno quali organi di vigilanza e di controllo sulla parte amministrativa, economica e disciplinare degli stabilimenti di pubblica beneficenza. Erano sotto la loro amministrazione tutti “gli Ospizi, Ospedali, Depositi ed alberghi di poveri, Annunziate, Orfanotrofi, Conservatori, Ritiri, Monti frumentari, di pegni, di maritaggi, di limosine, ed ogn’altro Monte di pietà, e tutti gli altri luoghi pii, stabilimenti, istituzioni, legati, ed opere di qualunque natura e sotto qualunque denominazione, addetti al benessere e sollievo degli infermi, degli indigenti e dei projetti”.
Prima del 1806, le cappelle e i luoghi pii laicali, nelle province meridionali, venivano amministrati dai procuratori laici, eletti annualmente dalle “Università” in pubblico parlamento tra le persone più probe e benestanti del luogo. Le Congregazioni e le Confraternite erano amministrate dagli stessi confratelli rispettando le “Regole” munite di regio assenso.
Con Regio Decreto del 26 dicembre 1806, gli Intendenti venivano dichiarati presidenti di tutti gli stabilimenti di pubblica beneficenza, ciascuno nella sua rispettiva provincia. Successivamente, con R.D. 11 febbraio 1809, n. 280, fu istituito nella Capitale un Consiglio Generale di Amministrazione che, a partire dal I aprile dello stesso anno, doveva sorvegliare gli interessi degli ospizi, ospedali ed altri stabilimenti destinati al sollievo degli ammalati della stessa città di Napoli. L’amministrazione dei beni e delle rendite era, invece, affidata ad una commissione amministrativa subordinata al Consiglio Generale. Nel 1809, al fine di migliorare il corretto funzionamento degli stabilimenti di beneficenza, il Consiglio generale d’amministrazione fu esteso in ogni provincia del regno. Presieduto dall’Intendente, era composto dal vescovo o da un ecclesiastico che lo sostituiva e da tre membri nominati dal re su proposta dell’Intendente, scelti tra i proprietari distinti per il loro carattere benefico, oltre un segretario.
I Consigli generali venivano, annualmente, rinnovati e nominati dal Re nella terza parte dei loro membri. L’amministrazione dei beni e delle rendite dei luoghi pii era affidata a delle Commissioni amministrative, ciascuna composta da tre membri - tra cui il sindaco - la cui nomina veniva fatta dal Re su proposta del Consiglio generale.
Con la restaurazione della monarchia dei Borboni, nuovi e sostanziali cambiamenti si ebbero nel regno, in materia di beneficenza. L’emanazione del R.D. 1 febbraio 1816, pur mantenendo i Consigli degli Ospizi e le Commissioni amministrative, apportava delle variazioni sulla nomina dei loro membri, sancendo una forte ingerenza clericale. Infatti, la nomina dei membri delle Commissioni amministrative veniva fatta non più dal re ma dai rispettivi decurionati, con l’aggiunta di un ecclesiastico col compito del “mantenimento e servizio delle chiese laicali ed esecuzione dei legati pii” (R.D. 1 febbraio 1845).
Anche la scelta e il numero dei membri del Consiglio generale degli Ospizi subirono variazioni: non più in numero di quattro ma di otto, per metà ecclesiastici e per metà laici. (R.D. 6 settembre 1852).
Dopo il 1860 furono aboliti tutti quei decreti che avevano instaurato nei luoghi pii laicali l’ingerenza clericale a favore di una politica di laicizzazione degli stessi luoghi pii.
La legge del 3 agosto 1862 abolì definitivamente i Consigli generali degli Ospizi e le Commissioni Comunali di beneficenza ed istituì, al loro posto, rispettivamente, le Deputazioni provinciali e le Congregazioni di Carità.
Bibliografia
- Consiglio generale degli Ospizi, Inventario, Introduzione archivistica a cura di Caterina Pagano
- Guido Landi, Istituzioni di Diritto pubblico nel Regno delle Due Sicilie, Milano, A. Giuffrè edit., 1977
- Bullettino delle leggi del Regno di Napoli, anno 1809, Napoli, Stamperia Simoniana, s.d.
Intendenza di Calabria Ulteriore seconda
Il fondo Intendenza di Calabria Ultra 2 - con estremi cronologici 1806 -1860 - che comprende anche la documentazione dell’Intendenza di Calabria Ultra, ha una consistenza di num. 1188 buste, con un totale di circa 28.754 pezzi archivistici. Sarà presto affiancata un’appendice in corso di riordinamento.
Il lavoro di riordino del fondo, dal quale sono stati estratti tutti quei documenti non rientranti nelle competenze della magistratura, è stato condotto sulla base del regolamento del 7 aprile 1851.
Attualmente, la struttura dell’inventario è la seguente:
I Ufficio: Segretariato generale, giustizia e polizia, guerra e marina, bb. n. 308, n. pezzi 8154
II Ufficio: Amministrazione provinciale, lavori pubblici, bb. n. 485, n. pezzi 2019
III Ufficio: Amministrazione comunale, bb. n. 508, n. pezzi 12432
IV Ufficio: Amministrazioni speciali, bb. n. 175, n. pezzi 4396
Consiglio d’Intendenza, bb. n. 74, n. pezzi 1753.
Si ha notizia di versamenti (1) di carte amministrative effettuate dall’abolita Intendenza nel 1850 - relativamente agli anni 1806/1850 - e dalla Regia Prefettura nel 1874, per le carte pertinenti al ventennio che passa dal 1850 al 1870.
Cenno storico
L’istituzione dell’Intendenza nel Regno di Napoli fu voluta con legge 8 agosto 1806 n. 132 dai Francesi i quali, occupando il Regno, vi estesero gli istituti amministrativi del loro Paese. Con la legge dell’8 dicembre 1806 fu anche definita la divisione del Regno in tredici province, con i relativi distretti, ed in Calabria vennero mantenute le due province di “Citeriore” e “Ulteriore”, con capoluogo, rispettivamente, Cosenza e Monteleone.
La Calabria Ulteriore fu suddivisa nei distretti di Monteleone, Catanzaro, Reggio, Gerace.
Fu prevista, in ogni Provincia, la presenza di “un magistrato incaricato dell’amministrazione civile e finanziera, e dell’alta polizia, che ha il nome d’Intendente” e “in oltre un consiglio d’Intendenza ed un consiglio provinciale”. A capo di ogni distretto fu posto un sotto-intendente alla diretta dipendenza dell’Intendente che risiedeva a Monteleone.
L’Intendente, prima autorità della Provincia, corrispondeva direttamente con i vari Ministeri, dai quali dipendeva. Vigilava sulla pubblicazione delle leggi e decreti ed era autorizzato a dare le istruzioni necessarie per assicurarne l’esecuzione. A lui era affidata l’amministrazione dei Comuni e dei pubblici stabilimenti ed in generale tutta l’amministrazione e presiedeva anche il Consiglio d’Intendenza che era un organo collegiale che aveva esclusivamente funzioni di contenzioso amministrativo.
Una valida funzione svolsero i Consigli d’ intendenza - organo consultivo e decisionale -, i Consigli distrettuali e soprattutto quelli provinciali, organi amministrativi e consultivi con l’esclusivo compito della tutela e della vigilanza degli interessi locali (2).
Il primo Intendente della Calabria Ulteriore fu Francesco Saverio De Rogatis, al quale successero Giuseppe De Thomasis, Pietro Colletta, Giacinto Martucci e Francesco Saverio Petroni.
Le citate leggi, che dividevano l’amministrazione civile in Provinciale, Distrettuale e Comunale, non prevedevano, invece, tutti gli uffici della Segreteria dell’Intendenza e le relative attribuzioni, individuati nella normativa successivamente emanata.
La restaurazione borbonica non distrusse gli istituti amministrativi creati dai francesi ma praticò degli adeguamenti al nuovo corso delle cose.
Con un’importante “Legge organica dell’Amministrazione civile” del 12 dicembre 1816, n. 570, che sarà il cardine su cui poggerà la macchina del nuovo Stato borbonico, vennero fissate le attribuzioni di ciascun Ufficio.
La Provincia si chiamò Calabria Ultra Seconda, nata dalla suddivisione di Calabria Ultra (3). Il capoluogo divenne Catanzaro e i distretti furono quelli di Catanzaro, Crotone, Monteleone e Nicastro.
La Segreteria dell’Intendenza venne divisa in Uffici.
Ulteriori ordinamenti degli uffici della Segreteria dell’Intendenza (1829, 1840, 1851) adottarono differenti sistemi di classificazione delle competenze, abolendone o spostandole da un ufficio all’altro.
Note:
(1) Hettore Capialbi, Archivio provinciale di Catanzaro, Catanzaro, Stab Tip. V. Asteriti e figli, 1901
(2) Guida storica dell’Archivio di Stato di Salerno, a cura di Leopoldo Cassese, Salerno, Tip. G. Reggiani, 1957
(3) La Legge 12 dicembre 1816, n. 570, stabilì la scissione della provincia di Calabria Ultra in Calabria Ulteriore prima, con capoluogo Reggio, e Calabria Ulteriore seconda con capoluogo Catanzaro.
Bibliografia
- Guida storica dell’Archivio di Stato di Salerno, a cura di Leopoldo Cassese, Salerno, Tip. G. Reggiani, 1957
- Achille Grimaldi, La Cassa sacra, Napoli, Stamperia dell’Iride, 1863
Prefettura di Catanzaro, 1861-1959
L’Archivio Generale della Prefettura di Catanzaro è molto vasto sia per la consistenza del materiale che per l’estensione temporale rappresentata. Esso porta come data iniziale l’ottobre del 1861, data in cui la Prefettura subentrò al Governatorato che aveva operato dall’agosto del 1860 fino all’ottobre del 1861.
L’archivio suddetto constava, così come riportato della Guida Generale degli Archivi di Stato (1981), di n. 2801 buste, così suddivise:
- n. 2136 buste di “Archivio Generale”, comprendenti gli anni dal 1861 al 1945;
- n. 665 buste di “Gabinetto”, comprendenti gli anni dal 1880 al 1959.
Attualmente, dopo un attento lavoro di riordino, la consistenza totale risulta essere di bb. n. 1838, fascc. n. 10118, essendo stati estratti dal fondo i pezzi che, per oggettivazione, non rientravano nelle competenze della magistratura.
La documentazione è stata suddivisa secondo le istruzioni contenute nel “Trattato teorico pratico sulla tenuta degli archivi delle Prefetture, Sottoprefetture, Deputazioni provinciali e dei Comuni” di Leopoldo Tripi che prevede la divisione dell’Archivio Generale in quattro serie, ricostruendo all’interno, l’ordine cronologico:
1^ Serie: Affari generali, bb. 1235, fascc. n. 6548, a sua volta suddivisa in 27 categorie;
2^ Serie: Affari speciali dei Comuni, bb. n. 440, fascc. n. 2694;
3^ Serie: Affari speciali delle Opere Pie ed Istituzioni di Pubblica beneficenza, bb. n. 80, fascc. n. 367;
4^ Serie: Affari speciali del Consiglio e della Deputazione provinciale, bb. n. 83, fascc. n. 509.
Cenno storico
L’unità d’Italia presentò anche il problema dell’organizzazione amministrativa di tutto il Regno. Uno dei primi problemi che si affrontò fu quello di emanare leggi e decreti che potessero adattare la struttura amministrativa del Regno a quelle che erano le diverse esigenze e realtà delle regioni d’Italia.
La figura di Governatore, creata all’indomani dell’unificazione dei sette Stati preunitari, fu sostituita da quella del Prefetto al quale furono delegate molte competenze che prima spettavano al Ministero dell’Interno. Il Prefetto era considerato il Funzionario statale di maggiore affidamento in periferia cui assegnare i più delicati ed importanti poteri ministeriali. Egli veniva altresì considerato come il tramite tra l’amministrazione statale periferica e centrale, e la provincia rappresentava il fulcro della sua attività. Nell’ambito del governo locale rappresenta il Governo centrale in quanto svolgeva compiti decentrati da tutti i Ministeri dai quali prendeva ordini ed ai quali riferiva. Era il più elevato funzionario dello Stato e quale rappresentante politico del Governo, Capo della Polizia ed autorità di controllo nei confronti delle amministrazioni locali, rappresentava l’unica fonte d’informazione sulle condizioni e gli interessi della Provincia.
La legge del 20 marzo 1865 definì i poteri del Prefetto; il suo regolamento esecutivo prescriveva che egli si doveva occupare delle condizioni generali della provincia e dei suoi corpi morali, con l’inclusione delle seguenti tematiche:
- condizioni economiche dei comuni;
- regolarità delle elezioni e frequenza degli elettori;
- guardia nazionale e modo con cui era svolto quel servizio;
- condizione economica e morale degli istituti di beneficenza;
- condizione della sanità pubblica e dei cimiteri;
- sicurezza pubblica e mendicità;
- costruzione di nuove strade e manutenzione di quelle esistenti;
- istruzione pubblica;
- industrie in generale;
- condizioni morali ed economiche delle popolazioni, delle città, terre e campagne;
- tutte quelle altre materie che possono essere ulteriormente indicate dal Ministro degli Interni.
Il regolamento di attuazione, inoltre, stabiliva anche l’organizzazione interna delle Prefetture, suddivise in quattro Divisioni.
I documenti del fondo Prefettura non rappresentano la totalità della produzione cartacea acquisita. Si ha notizia del deterioramento di grossi quantitativi di materiale a causa delle pessime condizioni dei locali di conservazione, tanto che, nel 1872 fu decisa la distruzione delle “carte inservibili nell’Archivio Provinciale” (1). Altre notizie sulla situazione del patrimonio documentario si desumono da l’Archivio Provinciale di Catanzaro di Hettore Capialbi, 1901: «Le carte amministrative, disordinate e sciolte, versate dopo il 1874 si sono trovate in condizione di estrema confusione. Esse furono “versate senza distinta, senza alcun ordine, portate sopra carrette che riversarono il loro cartaceo contenuto alla stessa guisa con cui i carri riversano il brecciame sulle strade pubbliche. Ed ebbero la stessa destinazione del brecciame, perché, per molti anni restarono per terra, servendo da tappeto in alcune camere dell’Archivio a coloro che vi transitavano, e che erano costretti a calpestarle. Molta parte di esse fu distrutta dall’umidità e dal calpestio. Io non ho potuto fare altro che sollevarle, legarle in fasci, aspettando tempo migliore ed un locale disponibile, nel quale mettere a posto questa Sezione amministrativa, che oltre le cause precedenti, che ne avevano impedito l’ordinamento, vide da questo sconsigliato versamento aumentato un disordine divenuto per il momento irreparabile. Un nuovo e più considerevole versamento venne fatto nello scorso anno dalla nostra Prefettura, e per questo sono felice di constatare, che venne eseguito nei modi prescritti [...]».
Nota:
(1) ASCZ, Prefettura, Serie IV, b. 19, fasc. 8