Carceri
print this pageIl lavoro di ricostruzione, promosso dal governo borbonico nella provincia di Calabria Ulteriore successivamente al terremoto del 1783, si occupò anche della sistemazione e dell’ampliamento delle carceri della Regia Udienza in Catanzaro, affidandone gli incarichi agli ingegneri Giovanni Maria Singlitico e Claudio Rocchi, fra il 1785 e il 1788, ed all’architetto Ermenegildo Sintes, nel 1793. Divenuta in seguito Catanzaro città capoluogo della provincia di Calabria Ulteriore seconda e resasi disponibile la sede del vecchio ospedale dei Padri di San Giovanni di Dio sull’area del diruto castello, vi furono definitivamente insediate le cosiddette Carceri Centrali, in sostituzione delle prime.
Sino alla metà del 1700 le prigioni non erano concepite come «istituzioni finalizzate al recupero sociale dei detenuti» ma erano considerate come «strumenti di afflizione e contenimento dei detenuti». L'origine delle moderne istituzioni penitenziarie risale all'epoca dell'Illuminismo quando, abbandonate le pene corporali e ridotto il ricorso alla pena capitale, il carcere comincia a divenire lo strumento principale per colpire i trasgressori delle leggi, trattenendo l'incolpato in custodia perché non si sottraesse alla giustizia. Durante lo svolgimento del processo, la privazione della libertà personale dell'accusato ne impediva la fuga, permettendo di istruire la causa e di pervenire alla decisione; dopo la condanna, garantiva l'esecuzione della sentenza.
Nel corso della seconda metà del XVIII secolo prese corpo l’idea di far cessare gli abusi offensivi della personalità umana nelle carceri e di utilizzare lo stato di detenzione, non solo a scopi punitivi e repressivi, ma anche per migliorare il detenuto e riadattarlo alla vita sociale. In realtà le case di correzione che ospitavano senza alcuna distinzione, condannati, vagabondi, orfani, anziani, pazzi rappresentavano l’opportunità, per chi deteneva il potere, di allontanare gli “indesiderabili”.
Il lavoro di ricerca e selezione della cartografia sul tema è stato condotto sulle carte del fondo Intendenza di Calabria Ulteriore seconda (Esiti Comunali e Opere Pubbliche Provinciali) e del fondo Prefettura (Serie I, Categoria XVII), selezionando n. 28 disegni.
Nella prefazione alla raccolta Tipi di celle, cubiculi e vetture cellulari, curata dal Ministero dell’Interno, Direzione Centrale delle Carceri, Divisione 8^, Ufficio tecnico, Roma 1 giugno 1890 (1), si ribadisce che la «riforma carceraria fu sanzionata dal Parlamento Nazionale con la legge del 14 luglio 1889, in esecuzione del nuovo Codice penale», e si sottolinea che, «in forza di questa riforma, il sistema delle prigioni in comune, ormai universalmente abbandonato, fu sostituito con quello della cellulare continua per gli inquisiti delle Carceri giudiziarie e per i condannati all’ergastolo ed alla reclusione (primo periodo); quello della segregazione cellulare notturna per le due pene anzidette (secondo periodo) e per le pene della detenzione e dell’arresto. Avvegnachè colla progredita civiltà non basta limitarsi alla segregazione dei colpevoli dal civile consorzio, ma è d’uopo procurare di ottenerne in pari tempo la emenda. Per attuare questo concetto, e perché alla unificazione della legge che punisce risponda l’unificazione dei luoghi nei quali quelle punizioni devono scontarsi, è stata preparata una raccolta di tipi di cui sono delineate la forma e le dimensioni delle varie celle, cubiculi, parlatori, bagni, passeggiatoi e delle vetture cellulari».
Nota:
(1) ASCZ, Prefettura, Serie I, Categoria XVII, b. 46, fasc. 4
Bibliografia
- ASCZ, Prefettura, Serie I, Categoria XVII, b. 49, fasc. 1, Ministero dell’interno - Direzione centrale delle carceri - Ufficio Tecnico - Tipi di arredi speciali per stabilimenti carcerari, Roma 1 gennaio 1897
- Giovanni Tessitore, L'utopia penitenziale borbonica. Dalle pene corporali a quelle detentive, Milano, Franco Angeli Editore, 2002