12 - De Sphaera
print this pageIl trattato su base tolemaica dell’astronomo e matematico inglese Iohannes de Sacrobosco intorno al globo terrestre, elaborato presso l’università parigina verso il 1230 e molto noto nel tardo Medioevo, trovò una rinnovata diffusione con le numerose edizioni a stampa che risposero al grande interesse rinascimentale per le scienze. Testi nel genere del De sphera furono allora le normali letture in materia astronomica. La redazione del De sphaera qui presentato, corredata all’interno, in continuità con le numerosissime altre stampe del testo del Sacrobosco, di diagrammi e figure tecniche, fu curata dal dotto servita Mauro da Firenze (1495?-1556), esperto nelle tre lingue bibliche (ebraico, greco e latino), teologo, matematico e teorico musicale. Egli aggiunse alcune sezioni riguardanti la geometria, la cosmografia, la navigazione e la prospettiva. Si trattò di un’edizione dall’intonazione dotta, caratterizzata dalla presenza di quattro pagine interamente figurate, con fini xilografie, riferibili all’ambiente stilistico fiorentino.
Nel primo foglio sono impresse le complesse armi di Carlo V di Spagna, racchiuse in una cornice di trofei guerreschi. L’arma imperiale, con l’aquila e il motto, potrebbe essere stata esemplata su una delle edizioni dei Giunti fiorentini che si erano affermati in Spagna, specie a Salamanca e a Burgos.
Segue la pagina col titolo inserito entro una corniciatura nella quale si rincorrono i segni zodiacali raffigurati naturalisticamente. All’autore “M. Mauro fiorentino phonasco et philopanareto” (capo del coro e amante di tutte le virtù) è riservata la pagina successiva. Intento a scrivere, il cosmografo è appoggiato a un globo terrestre – che allude alla recente scoperta dell’America - con intorno gli oggetti e le figure per la misurazione degli spazi, delle terre, dei mari e dei cieli. Le costellazioni celesti affollano la cornice insieme ai loro dominatori Marte, Giove e Saturno, con la musica e il tempo. In chiusura compaiono a tutta pagina le armi dotate di lambrecchini di Orthega de Caron, con il motto “Nil virtute pulchrius” (nulla è più bello della virtù). Lo stampatore Bartolomeo Zanetti, in seguito noto come copista di testi greci, era stato attivo a Firenze per un decennio (1514-1524) prima di dimorare a Venezia, tra il 1535 e il 1548 circa.