15 - L' "Epitome" di Vesalio

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Contemporaneamente alla Fabrica, Andrea Vesalio diede alle stampe l’Epitome: un sommario dell’opera maggiore, costituito da dodici pagine di testo e da undici grandi tavole con relativa descrizione, tutte, salvo una, appositamente ridisegnate; invece il frontespizio e il ritratto dell’autore con l’indicazione dell’età e dell’anno -AN. AET. XXVIII  e M.D.XLII-,  sono quelli già prodotti per la Fabrica.

Il giovane anatomista è raffigurato nell’atto di mostrare i muscoli dell’avambraccio e della mano di un corpo umano in posizione eretta dietro ad un tavolo, sopra il quale sono appoggiati un libro aperto alla pagina in cui si tratta dei muscoli che muovono le dita, un bisturi e gli strumenti per scrivere, chiaramente allusivi alla sua doppia attività di trattatista e chirurgo. Il particolare accento posto sulle mani può verosimilmente significare l’importanza della pratica e della destrezza, riprendendo il concetto già espresso nel motto “OCYVS / IVCVNDE ET TVTO ” (rapidamente, con amabilitå, in sicurezza), scritto alla base del tavolo, che deriva da un aforisma attribuito a Esculapio o a Celso (De Med. III, 4) .

Nonostante i richiami all’osservazione diretta e alla fedeltà alla natura, le illustrazioni delle opere vesaliane si rifanno all’iconografia cristiana: proprio nel ritratto qui discusso, il riferimento a Cristo che risorge dal sepolcro sembra voler presentare Vesalio come un rinascimentale Christus Medicus. Per l’attribuzione del disegno preparatorio (che tradizionalmente viene assegnato a Calcar o, quantomeno, ritenuto dipendente da un suo dipinto, ma più plausibilmente è da spostarsi in ambito padovano) e, in generale, per la discussione sul complesso delle illustrazioni dei testi di Vesalio, si veda quanto detto per la Fabrica.

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